Caporalato in Maremma - Uno sguardo sull’Italia dell’illegalità

«Se mi chiamano dico tutto, alle 5 mi portano al lavoro, poi mi riportano alle 20 o alle 22». Questo il contenuto di una delle telefonate oggetto di intercettazione riportata durante l’iniziativa “Caporalato in Maremma – uno sguardo sull’Italia dell’illegalità”, nella mattina di oggi 18 gennaio 2025. L’iniziativa è stata promossa da Cgil Grosseto, Cia Agricoltori Grosseto, Libera, Legambiente, Avviso pubblico, patrocinata da Regione Toscana, Provincia di Grosseto e Comune di Gavorrano.

Gavorrano: La telefonata è stata tra quelle oggetto delle indagini che dal maggio del 2023 hanno portato ai primi provvedimenti emessi circa un anno dopo. Provvedimenti dai quali è emersa l’attività di caporalato radicatasi nella zona di Riotorto, a discapito di lavoratori per la maggior parte di origine pakistana. I caporali facevano parte di aziende che avevano sede legale anche in Maremma. «Raccogliere le testimonianze dei giovani vittima di caporalato è stato particolarmente doloroso – racconta Giorgio Poggetti, assessore di Follonica che ha portato la sua testimonianza – molti giovani erano in Italia perché avevano genitori anziani non più capaci di provvedere alla famiglia, altri avevano parenti malati bisognosi di denaro per sopravvivere. Gli sfruttatori erano i loro stessi connazionali. Erano in Italia da anni e avevano carpito quali erano i punti debolezza della nostra legislazione, facevano parte di ditte con sede legale in provincia di Grosseto».

In quel maggio 2023, fu stata evidenziata una delle attività di caporalato più estese in Maremma. Più evidente rispetto ad altre che, purtroppo, non hanno smesso di emergere anche più recentemente. Sintomo di

CGIL Grosseto: «Sul Caporalato c’è ancora molto da fare, la Bossi-Fini in 23 anni ha solo peggiorato alcune situazioni»

Dopo la legge sul caporalato, ancora oggi le maglie legislative sono larghe. «La legge consente ad alcune forme di sfruttamento di essere perfettamente in regola – ha detto Claudio Renzetti, del coordinamento immigrazione Cgil Toscana - Ci sono delle forme di sfruttamento che consentono di vessare lavoratori sotto molti punti di vista. Ci sono sfruttatori che tramite gli affitti, tramite il pagamento di alcune pratiche o favori, non permettono ai lavoratori di sfuggire dal loro controllo. Un controllo che a oggi è più difficile da combattere rispetto al caporalato puro».

«Nel 2024 con CISL e UIL abbiamo presentato alle amministrazioni, e arriveremo anche alle grandi partecipate, un protocollo sulla gestione dei servizi in appalto – ricorda Renzetti - Oggi siamo tornati a morire sul lavoro come negli anni ’50 anche perché certi sistemi legati agli appalti rappresentano un substrato fertile per lavoro povero e criminalità. Abbiamo quindi cercato di prendere il meglio da ogni buona pratica cercando di offrire il meglio per il territorio. L’accoglienza è stata straordinaria e desideriamo estendere questo contratto anche alle aziende partecipate per rendere più capillare l’applicazione di norme a tutela e promozione del lavoro buono».

Un lavoro buono che deve toccare anche il mondo dell’agricoltura, uno dei settori, insieme all’edilizia, dove la pratica del caporalato è ancora troppo diffusa. «Ancora oggi ci troviamo sottolineare quanto i migranti e le fasce più deboli anche dei nostri concittadini siano ricattabili a livello lavorativo – sottolinea Paolo Rossi, segretario generale Flai Cgil Grosseto – Vittime di contratti precari e di sfruttamento, anche i cittadini italiani, trovano difficoltà a fare una semplice denuncia. Perché potrebbe significare per loro perdere l’unico posto di lavoro duramente conquistato, ma anche un rimpatrio, dato che la legge Bossi-Fini non è stata affatto migliorata».

«Ci auguriamo che l’incontro di oggi – prosegue Rossi - sia l'inizio di un percorso che ci porti, anche insieme alle istituzioni, ad avere una sinergia concreta e più efficace contro lo sfruttamento ed il caporalato. Dalla politica alle autorità, sono molti gli attori coinvolti e interessati a risolvere questa piaga. L’iniziativa di oggi ci porta a guardare, insieme, con occhi diversi, dei problemi molto delicati e complessi. Partendo da qui si può creare una sinergia che non fa solo teoria ma è capace di metterla in pratica. Una pratica che la Flai e la Cgil hanno promosso sempre con molte difficoltà, a ogni livello. La strada tracciata oggi da Gavorrano ci porterà a risultati sicuramente positivi, dando voce al quel silenzio assordante delle vittime di sfruttamento, e incidendo concretamente per il miglioramento delle condizioni del lavoro nella filiera agroalimentare» .

Le conclusioni sono state fatte da Jean Rene Bilongo, coordinatore dell’osservatorio Placido Rizzotto, della Flai Cgil Nazionale, che ha tirato le fila di un incontro intenso e partecipato. «Oggi è un'occasione propizia per fare un bilancio di quanto avvenuto in questi anni – ha esordito Bilongo - Come Osservatorio presentiamo numeri frutto di elaborazione scientifica, non derive oniriche. Ma dati reali che danno il senso del dramma che vivono alcune persone che operano nella filiera agroalimentare. Guardando a quanto detto stamani, quali sono le azioni che vanno fatte per spingere anche la Toscana nel percorso virtuoso nel quale si è già impegnata?»

«I Comuni, la Provincia e la Regione rivestono da sempre un ruolo fondamentale – prosegue Bilongo - L’Italia è riuscita a definire cosa è lo sfruttamento e il caporalato, attraverso sette indici, ma gli va dato maggiore ossigeno. Anche già un semplice maggiore coinvolgimento dei lavoratori».

«Il lavoro e la filiera italiana non possono continuare a vedere così tanti infortuni e morti sul lavoro – precisa Bilongo – abbiamo lamentato sempre le criticità della Bossi-Fini, e in questi 23 anni non è stata mai migliorata, piuttosto ha peggiorato alcune situazioni. E il danno più esiziale è poi quello alla nomea del Paese, alla sua onorabilità. Alcuni prodotti sono visti all’estero come frutto di attività criminali. Ci dobbiamo quindi tutti rimboccare le maniche e rimuovere l’illegalità dalla filiera agroalimentare, così come il gap delle condizioni lavorative tra donne e uomini. Giornate come questa aiutano a coordinare queste iniziative e a definire nuovi punti di partenza e direzione. L’Italia è stata capace di sconfiggere il terrorismo che tanto la ha colpita e ferita, deve anche riuscire a sconfiggere il caporalato».