"Oggi parliamo di…": i briganti e la Maremma

Sicuramente Domenico Tiburzi è il brigante più famoso della MaremmaLe storie dei briganti sono entrate a far parte della storia della Maremma, persone spesso ribelli, in lotta con le ingiustizie sociali.

Il grande divario tra ricchezza e povertà, portò inevitabilmente al manifestarsi del fenomeno sociale del brigantaggio. Domenico Tiburzi, diventato un personaggio popolare della nostra terra, conosciuto con il vezzeggiativo di Domenichino, in quanto basso di statura; i racconti ci parlano di un brigante buono, in quanto era sempre contro le ingiustizie perpetrate dai potenti ai danni della popolazione.


La nostra macchia folta e impenetrabile era il rifugio ideale per i briganti. Sposò Veronica dell'Aia nel 1859, dalla quale ebbe due figli, Luciano e Nicola. Il matrimonio portò un miglioramento nella vita del brigante, tanto che fu assunto come buttero. La morte della moglie di malaria, fece precipitare Tiburzi a frequentazioni poco attendibili.

Aveva un carattere irrequieto, basti pensare che nel 1864 all’interno di un'osteria, aggredì un uomo con un pugnale, azione che lo portò alla sua prima esperienza carceraria. Tra i delitti compiuti da Domenico Tiburzi, per citarne alcuni: nel 1883, uccise un biscaiolo, che aveva fatto la spia ai Carabinieri sul rifugio dei briganti, nel 1888 uccise Raffaele Pecorelli, per aver rubato un maiale.

Ricordo che i proprietari terrieri pagavano la “tassa sul brigantaggio” per garantire l'incolumità delle loro aziende. Muore a Capalbio il 24 ottobre del 1896, dopo uno scontro a fuoco con i Carabinieri. Il suo corpo fu sepolto nel cimitero di Capalbio, dove oggi è possibile leggere una targa in legno con su incisa la sua data di nascita e di morte. Il brigantaggio in Maremma ebbe inizio nel XIII secolo, per finire nei primi del ‘900, con l’uccisione di Tiburzi e poi di Fioravanti. I briganti, persone, divenute “duri per necessità”, per sopravvivere in un contesto storico e sociale difficile, simbolo della protesta di un popolo contro le ingiustizie.