Messaggio di Natale di Mons. Giovanni Roncari

“Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore”

così come ci narra il vangelo di Luca (cfr 2,14), che ascolteremo ancora una volta la notte di Natale.

E’ il canto dei secoli, che ha accompagnato la celebrazione natalizia, è il canto anche del nostro tempo e della nostra generazione. Per essere autentico, non un semplice ricordo sempre più vago, vogliamo fare nostre le parole e la decisione dei pastori: “Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere” (Lc 2,15)

Andare a Betlemme e scoprire un segno ordinario e straordinario insieme: un bambino appena nato, in una situazione precaria insieme ai suoi genitori.

Un segno ordinario: quanti bambini sono nati e nasceranno in situazioni umanamente assai modeste e di fortuna… Le cronache anche quotidiane del nostro tempo ce ne rendono testimonianza, sembrando suscitare solo una umana compassione e partecipazione…

Un segno straordinario. Maria, la Madre, e i pastori ci insegnano la strada per riconoscere in quel bambino la presenza di un mistero che segna la storia dei secoli futuri e anche la nostra: conservare nel cuore la parola del Signore, meditandola e insieme glorificare e lodare Dio.

Andiamo, dunque, a Betlemme!

Abbiamo quest’anno un’occasione speciale: il Giubileo. La parola significativa della sua celebrazione è pellegrini di speranza. Il pellegrinaggio è un cammino verso una meta, un cammino sostenuto dalla speranza di raggiungere quella meta. Certamente non ci riferiamo solamente alla meta di un pellegrinaggio verso un santuario, per quanto famoso e significativo possa essere, ma al vero pellegrinaggio, che è il cammino terreno sia individuale che vissuto insieme come popolo di Dio verso quella meta che nella professione di fede proclamiamo di credere: la vita eterna.

In questo cammino-pellegrinaggio, troviamo tanti segni di speranza, che tracciano il nostro percorso. La Bolla papale “Spes non confundit”, il documento con il quale il Papa Francesco indìce l’Anno Santo, addita diversi segni di speranza, che devono costruire il nostro cammino giubilare: credere e costruire la pace, così compromessa in tante parti del mondo; la cordiale vicinanza con le persone in vario modo provate dalla vita. Confrontarsi e camminare insieme con questi segni di speranza deve costituire il primo pellegrinaggio giubilare.

Auguro a tutti noi l’attenzione del buon samaritano (cfr Lc 10,25-37), che non passò oltre ma si fermò per aiutare colui che era finito nelle mani dei briganti. La nostra sincera esperienza ci insegna che a volte possiamo essere il buon samaritano, a volte colui che è vittima dei briganti e che queste due possibilità spesso si mescolano insieme, facendo pesante e pieno di ostacoli il nostro cammino.

Non scoraggiamoci! Rivolgo a tutti voi le parole del profeta Sofonia che abbiamo ascoltato in questo cammino di Avvento: il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura… Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!” (cfr Sof 3, 15.16)

Che sia allora un buon Natale per ognuno, forti di questa bella notizia: Gesù e la speranza che non confonde né delude!

Buon Natale!

+Giovanni

Amministratore apostolico delle diocesi di Grosseto e di Pitigliano-Sovana-Orbetello