Il 25 aprile è una festa laica

di Massimo Ciani Festa non vuol dire gioia ma riflessione e ricordo. La guerra ci lasciò sbigottiti, stravolti, affamati. Fu come risvegliarsi da un brutto sogno. Uno di quei sogni che, contrariamente a quel che accade di solito, si ricordano nitidamente.

Fatevi raccontare dai pochi ancora in vita e di memoria lucida come si sopravviveva nei terribili ultimi anni di guerra. Fatevi spiegare, soprattutto voi giovani con l'orecchio incollato al telefonino, il significato di parole ed espressioni come tessera annonaria, mercato nero, rifugio antiaereo, sfollati, bandi di arruolamento coatto, sigarette di cicoria, capofabbricato, coprifuoco.

Il dizionario di guerra. Quello che nessuno ha mai scritto ma che costituiva il vocabolario forzato quotidiano dei nostri babbi e dei nostri nonni. Fatevi raccontare cosa si provava quando gli avvisatori acustici posti sopra l'edificio del Rosmini di via Porciatti lanciavano nell'aria il loro agghiacciante segnale di allarme per segnalarti che avevi al massimo cinque minuti per raggiungere il rifugio prima che le uova color oliva sganciati dai cacciabombardieri alleati cominciassero il loro canto di morte.

Quel brutto sogno che non era un sogno è trascorso e non vogliamo cortei di fantasmi vestiti di nero a ricordarcelo. Non vogliamo parate da circo con saluti romani. Non vogliamo che siano resi onori a chi l'onore l'ha barattato con il sangue di tante giovani vite spente sui fronti di guerra, cui è stato negato di crescere, farsi una famiglia, avere figli e nipoti, provare le gioie e i dolori della gente comune. Il 25 aprile celebra una festa di nozze in cui non si tirano confetti ma ci si abbraccia tutti per ricordare che, se fu possibile allora far pace con noi stessi, lo è maggiormente oggi in cui il Paese ha un insopprimibile, crescente bisogno di solidarietà.

BUON 25 APRILE. !!