Gen Z, la generazione del down: burnout ed instabilità i flagelli dei giovanissimi

Si sente sempre più spesso il termine Burnout o, per meglio dire, burn-out. Si parla di una sindrome, che coniuga stress cronico e persistente. E che riguarda soprattutto, in maniera sempre più insistente, i giovanissimi membri della Gen Z.

Questi ragazzi sono sempre più stressati e sempre più in burnout. Un sondaggio della piattaforma Indeed spiega come i Millennial e i lavoratori della Gen Z riportano tassi di burnout sempre più alti, tra il 59 ed il 58%.

La situazione preoccupa tutti, visto che i tassi di segnalazione di burnout tra la Gen Z stanno aumentando più rapidamente rispetto alle altre generazioni. Nel 2021, il 47% della Gen Z si è detto esaurito, rispetto al 53% dei Millennial. Lo stesso ha confermato un precedente sondaggio del 2022 della piattaforma USA di gestione del lavoro Asana che ha mostrato come più lavoratori della Gen Z segnalassero sentimenti di esaurimento rispetto ad altre fasce di età.

Le nuove generazioni sono così per una serie di motivi intrecciati tra loro. Questa è la generazione della instabilità e lo si capisce anche dalle piccole cose. Sono i precari, all’inizio della loro carriera in un mondo lavorativo spesso frammentato e in preda a crisi economiche, guerre e pandemie che rendono difficile prevedere un futuro, ma anche la gestione dei cambiamenti continui. Gli stessi giovani che hanno difficoltà nella gestione autonoma del denaro, giovani che in media prendono 840 euro al mese ma senza stipendio fisso. La Gen Z ha quindi tutto contro anche e soprattutto a confronto con le vite e le carriere altrui.

A questo bisogna aggiungere dei fattori collaterali già menzionati: gli stipendi bassi a fronte di un costo della vita altissimo e con un’inflazione in netto peggioramento. Più giovani per tirare avanti sono costretti a due lavori in contemporanea solo per sostenere la vita ordinaria tra spese e bollette. È anche una generazione che lavora in più posizioni e che vedono lontana l’emancipazione della famiglia, investimenti come casa e figli.

Gli aspetti positivi sono pochi, ma almeno ci sono. Grazie alla Gen Z il problema burnout sta almeno emergendo. Perché questa generazione è la più incline a parlarne, vive cioè con agio questo problema e con una buona dose di consapevolezza. Ciò potrebbe portare ad una maggiore attenzione futura sul benessere psicologico di chi è vittima, vera o potenziale, di burnout. Non è dato sapere quanti esauriranno le energie, coi tempi che corrono essere ottimisti è forse la cosa più difficile ma da qualche parte si dovrà pur partire. Almeno così si spera.