'Dante tra Amiata e Maremma. Pretesti e contesti' presentazione del libro di Sergio Landi

Grosseto: Il cammino di Dante tra Borghi ghibellini orgogliosi della loro identità, tra il vecchio Lacus Prilis divenuto Maremma e la cima di Heimat-Amiata è un pretesto per rileggere le Opere di Dante, non solo la Commedia, sullo sfondo di secoli tumultuosi che anche nel sud della Toscana lasciarono tracce indelebili.

Il libro di Sergio Landi 'Dante tra Amiata e Maremma. Pretesti e contesti' verrà presentato al pubblico grossetano e domani, martedì 7 settembre, Mario Papalini Editore Effigi insieme all'autore ne consegneranno una copia a Cosimo Pacella Presidente del CTS della Fondazione Polo Universitario di Grosseto e del C.C. del Comune di Grosseto.

«Smarrita la “dritta via” nella selva oscura del Belagaio - racconta Sergio Landi nel suo libro -, Dante cerca un luogo dove spiccare il “folle volo” verso spazi interstellari, lontano da troppi Inferni. Immaginiamo che dedichi alcuni Versi in rima ad Andrea da Grosseto che prima di lui aveva scritto in Volgare, trascrivendo dal latino, una Lectio Moralis, quasi un testo di self management, di Albertano da Brescia (Del tacere e del parlare).

Da tempo tra queste comunità, Travale e Abbadia, tra Postille e Testimonianze,il Volgare circolava senza essere “aulico,illustre,curiale e cardinale”. Dante lo chiamò “lingua delle donnette” (lettera a Cangrande della Scala).
Ci vollero Sei Secoli perché tra mille dialetti tra loro inconciliabili ma radicati tra le genti italiche si facesse strada una lingua nazionale e popolare.

Mentre Dante ci lasciava la sua Poesia allegorica e armoniosa,unica piuttosto che universale, il vecchio mondo feudale tra Campagnatico, Santa Fiora,Prata ed altri luoghi si dissolveva di fronte a nuove potenze che avanzavano con la Spada o col Fiorino. La antica Nobiltà  dei Castelli lasciava il posto a nuove aristocrazie fondiarie e commerciali.
Le cose andavano in direzione opposta da come Dante le aveva immaginate. Liberato dalle trappole del Centenario il Poeta ci appare storicamente determinato nelle sue contraddizioni di pellegrino mistico ed uomo del Medio Evo.

Rimangono le suggestioni, i misteri, le incompiutezze di Figure che al di la della loro aneddotica (Sapia,la Pia, Ghino di Tacco,Omberto Aldobrandeschi,il Gioco della Zara, Talamone e la Vanità del Potere) saranno in eterno legate alle terre di Amiata e Maremma, che da allora e per secoli fu davvero “amara” (Inf. XIII,9)».