Coronavirus: ultimo appello per il settore della moda

Grosseto: "Con l’incarico di responsabile di Forza Italia per le attività produttive della provincia di Grosseto ma ancora di più come parte in causa - scrive Giancarlo Lorenzi - non posso non esternare ancora una volta la mia preoccupazione per tutto il comparto della moda, le persone hanno meno voglia di comprare vestiti: pesano l’incertezza del futuro, le difficoltà economiche e anche il semplice obbligo di restare a casa, le persone hanno paura e quando è così, entrano in modalità di sopravvivenza, sembra quasi parossistico doverlo ricordare ogni volta, ma il settore moda, non solo è la seconda voce dell’economia italiana, ma rappresenta anche la filiera tessile e artigianale fra le più importanti al mondo, formata perlopiù da piccole e medie imprese indipendenti.

La cronica difficoltà di questo settore a dialogare con le istituzioni è sempre stato oggetto di dibattito e ce ne accorgiamo ancor di più in questi giorni in cui non facciamo altro che leggere come il virus cambierà il mondo, o di come l’abbia già cambiato.

Un altro grosso problema, per i piccoli negozi, come per i grandi magazzini, è il costo degli affitti, che può arrivare anche al 20 per cento dei ricavi. Gli affitti esosi affliggono da anni la vendita al dettaglio, contribuendo di fatto al fallimento di molte aziende del comparto della moda, a questo proposito - continua Lorenzi - sarebbe bastato estendere anche per i mesi di  settembre, ottobre, novembre e dicembre 2020, il  credito d’imposta del 60% sui canoni di locazione non solo  alle partite IVA colpite dalle nuove restrizioni nazionali e dal lockdown  per le zone rosse, ma a tutte, in quanto di fatto anche in zona arancione il commercio ha subito un ulteriore contrazione.

Questa pandemia, di fatto ha bruciato un anno di lavoro e di investimenti, ma a dar man forte al malessere del settore, ancora una volta ci ha pensato il nostro governo, riducendo gli orari del settore ristorazione, chiudendo cinema teatri ed in generale ogni settore ricreativo che con il settore abbigliamento è legato a doppio filo, perché, uno dei motivi per far si che scatti la voglia di rinnovare il guardaroba è proprio l'uscita conviviale della sera, che sia questa per andare a mangiare un pizza, una cena al ristorante, un uscita per il cinema o per andare a teatro - dice ancora Lorenzi -, senza contare che molte delle attività sopra citate, sono presenti nei CENTRI e nei CORSI pedonali di ogni centro cittadino, che, prima colpevole la riduzione dell'orario ha di fatto decretato lo svuotamento dei centri pedonali, poi il gioco dei colori, con la chiusura totale di queste attività, contribuendo anche esso pesantemente ad un ulteriore riduzione degli ingressi presso tutti i negozi che stoicamente rimangono aperti.

Cosa succederà: ovviamente è difficile dirlo e molto dipenderà da quanto dureranno le restrizioni, se sarà necessario ripeterle e da che tipo di perdite ci si dovrà riprendere. Non ci sono ancora dati certi di chiusura dei bilanci, ma si stima che le vendite nei negozi al dettaglio siano calate di circa il 50%, coscienti di tutto questo, oltre ai problemi, che partono dalla catena di produzione e terminano con la distribuzione, quando ritorneremo alla normalità bisognerà infatti fare i conti con un nuovo stravolgimento delle abitudini d’acquisto, che in molti, prevedono usciranno profondamente cambiate dall’esperienza della quarantena e del blocco delle attività. Coscienti di tutto questo, le famose contromisure del governo a sostegno del settore non sono neppure state previste, relegando gli addetti del comparto ABBIGLIAMENTO  ad una lenta AGONIA che ne decreterà la fine - conclude Lorenzi -, nonostante il quadro della crisi sia chiarissimo, per le istituzioni restiamo dei fantasmi: nessuno sembra accorgersi dei gravi danni subiti dai nostri negozi, che vivono di collezioni stagionali ed hanno investito ingenti capitali in prodotti che rischiano di restare fermi sugli scaffali. Se va avanti così, sarà un’ecatombe".