Celebrata la prima giornata nazionale contro le "Violenza sugli operatori sanitari"

Grosseto: «E’ notizia di questi ultimi giorni  - si legge nella nota del Coordinatore provinciale Nursing Up GrossetoRappresentante per la sicurezza dei lavoratori Asl toscana Sud Est Dr. Edgardo Norgini di un’ulteriore aggressione ad un Infermiere al pronto soccorso di Grosseto. Come organizzazione sindacale Nursing Up tutto ciò è inaccettabile. Se per la nostra azienda gli operatori sanitari sono le colonne portanti del servizio sanitario da dare all’utenza dovrà dimostrarlo tutelando in tutte le forme possibili i propri dipendenti, se nel periodo Covid eravamo gli angeli adesso non possiamo essere dei fantasmi, essere diventati invisibili.

Capiamo l’utenza che ha bisogno di assistenza e di risposte ai loro problemi sanitari, ma non è offendendo , aggredendo coloro che le devono dare che le otterranno, si può capire lo psichiatrico il tossico l’ubriaco ma quando chi aggredisce ha una certa lucidità non è più accettabile per cui va perseguito penalmente e mettere in atto quello che prevede la legge 113/2020 a tutela del personale sanitario e sociosanitario.

Le cronache di quest'ultimo periodo riportano con sempre maggior frequenza episodi di violenza nei confronti dei nostri professionisti, sempre più esposti al rischio di subire aggressioni da pazienti e familiari. A livello nazionale sono 5000 all’anno gli infermieri che subisco aggressioni fisiche o verbali e il personale infermieristico rappresenta la categoria di professionisti che subisce maggiormente violenze (46%).

Si tratta di eventi che possono portare a gravi lesioni e/o morte come accaduto recentemente nel bresciano dove una tecnica della riabilitazione psichiatrica ha perso la vita accoltellata da un paziente psichiatrico. Il National Institute of Occupational Safety and Health (NIOSH) definisce la violenza nel posto di lavoro come “ogni aggressione fisica, comportamento minaccioso o abuso verbale che si verifica nel posto di lavoro”. Nursing Up crede che la maggior parte degli atti di violenza contro gli operatori sanitari siano prevenibili. Per questo, al fine di prevenire gli atti di violenza, Nursing Up avena già chiesto con forza ai datori di lavoro di adempiere tempestivamente agli obblighi, tra l'altro sanzionati, previsti dal D.lgs. 81/2008. 

In particolare, negli anni scorsi avevamo chiesto alla Asl di:

– effettuare un'approfondita, dettagliata e precisa valutazione del rischio “aggressione” nelle strutture dell'azienda partendo dalle realtà in cui si sono verificati gli atti di violenza (servizi di emergenza-urgenza, area psichiatrica, serd...) [per chiarezza è in uscita una procedura aziendale “Prevenzione e gestione della violenza e aggressioni alle lavoratrici e lavoratori azienda Toscana Sud Est”];

– adottare le idonee misure preventive e protettive, individuate nella valutazione di cui sopra, che consentano l'eliminazione o la riduzione delle condizioni di rischio presenti nelle strutture aziendali;

– applicare immediatamente la "Raccomandazione per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari" n. 8 del Ministero della salute del novembre 2007 e rivolta a tutte le strutture sanitarie ospedaliere e territoriali. Si tratta di un documento chiarificante e di riferimento, che secondo noi non ha mai avuto piena applicazione e con cui s'intende incoraggiare l’analisi dei luoghi di lavoro e dei rischi correlati e l’adozione di iniziative e programmi, volti a prevenire gli atti di violenza e/o attenuarne le conseguenze negative. Relativamente ai fattori di rischio riportati nella raccomandazione.

Nursing Up ha aveva già in passato segnalato alcune problematiche ancora presenti in Azienda:

- la carenza di formazione specifica del personale nel riconoscimento e controllo dei comportamenti ostili e aggressivi tenuti anche da pazienti stranieri;

– la necessità di stabilire un efficace coordinamento con le Forze di Polizia; di fatto la collaborazione con queste forze può essere implementata – l'aumento di pazienti psichiatrici (anche di provenienza straniera) di difficile gestione; si tratta di pazienti che in regime di TSO (trattamento sanitario obbligatorio) oppongono un netto rifiuto alle cure;

– la necessità di avere un sistema informativo dettagliato in cui registrare tutti gli episodi di violenza occorsi ed elaborare le informazioni raccolte al fine di definire ogni necessaria misura di prevenzione; si ritiene opportuno registrare anche il nominativo del soggetto che ha tenuto il comportamento violento;

– Il sovraffollamento nelle sale di attesa. Il sindacato Nursing up vuole essere soggetto proattivo e promotore di iniziative che possano individuare e stimolare tutta una serie di atti ed iniziative volte a tutelare maggiormente il personale, che risulta essere particolarmente esposto nei servizi/reparti di urgenza/emergenza (Pronto soccorso,118) e dell'area della salute mentale (spdc, csm), ma non sottovaluterei i reparti medici, chirurgici ed ambulatoriali.

Per implementare la sicurezza degli operatori, c’è ancora molto lavoro da fare ed oltre all'adozione delle azioni previste nella Raccomandazione del Ministero della salute n. 8 Nursing Up propone di:

-aumentare le risorse umane, non si può continuare a lavorare in sottorganico, gli operatori sanitari devono essere in numero adeguato a poter soddisfare tutte le esigenze assistenziali dell’utente, parte dei conflitti che scaturiscono da lunghe attese verrebbero meno. 

-elaborare progetti educativi rivolti anche agli utenti 

-a livello legislativo, elaborare una specifica disciplina nell’ambito della prevenzione 

-implementare la partecipazione da parte dell'azienda a sostegno del procedimento penale intentato dall’aggredito, l’azienda si potrebbe costituire parte civile nel procedimento penale, ogni qualvolta si verifichino atti di violenza ed aggressione a danno degli operatori sanitari oppure potrebbe sostenere le spese legali del dipendente aggredito

-elaborare procedure aziendali per la prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari

-strutturalmente prevedere anche zone di sicurezza dove il personale può rifugiarsi in attesa del soccorso da parte di altri operatori esterni.

-implementare posti di agenti della Polizia di Stato all'interno dei nostri presidi.

-definire un protocollo d'intesa tra Azienda sanitaria e Forze dell'ordine che regolamenti le modalità di collaborazione per la gestione di questi casi;

-riportare con cura le conclusioni della valutazione del rischio nel “documento valutazione rischi” (DVR)

-Implementare la presenza di mediatori culturali, per migliorare la comunicazione con gli utenti stranieri.


In merito alle aggressioni ai danni degli operatori sanitari, anche la giurisprudenza si sta esprimendo in merito, la sentenza della Corte di Cassazione, sezione lavoro, ha riconosciuto le responsabilità di un'azienda ospedaliera Siciliana per non aver garantito la sufficiente sicurezza a un infermiere aggredito durante lo svolgimento del suo lavoro E' questo il principio per cui la Cassazione ha condannato l'azienda a risarcire il danno biologico, morale, professionale e patrimoniale all'infermiere, aggredito da un paziente mentre lavorava in Pronto soccorso. Le paure e preoccupazioni generano situazione di stress lavoro correlato e portano spesso il lavoratore ad assumere un atteggiamento più chiuso e più distaccato nei confronti dell’ assistito, che compromette il ruolo terapeutico della relazione, riteniamo pertanto che la problematica sia rilevante e debba essere al più presto affrontata attraverso il coinvolgimento di più figure e servizi ( Direzioni, Servizio Legale, Servizio di Prevenzione e Protezione, Medico Competente, RLS, Forze di Polizia...), Nursing up è pronto a portare il proprio contributo costruttivo.

In merito possiamo far riferimento ai gravo fatti della scorsa estate dove una collega dopo una grave aggressione non è più riuscita a rientrare al lavoro in PS.

È giunto il momento di affrontare la problematica delle aggressioni nelle nostre strutture ospedaliere e territoriali in maniera seria ed approfondita, la O.S. Nursing Up - conclude il Dr. Edgardo Norgini - vigilerà attentamente sull’adozione da parte dell’Azienda di misure preventive atte a tutelare il benessere psicofisico del dipendente».