Arrivate le prime lavatrici rigenerate, donate da Dismeco a Caritas

Grosseto: Arriva anche a Grosseto il progetto solidale di rigenerazione degli elettrodomestici per poterli mettere a disposizione di famiglie in stato di bisogno economico. Si tratta di “Utile”, il progetto realizzato dall’impresa bolognese Dismeco srl in collaborazione, per quanto riguarda il nostro territorio, con Caritas diocesana e il sostegno del Comune.

ll progetto solidale che Dismeco porta avanti da tempo e di cui hanno beneficiato già diverse Caritas (in Toscana, ad esempio, quella della diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza) nasce con l’obiettivo di recuperare e rigenerare le lavatrici prelevate dalle stazioni ecologiche Hera, per poi consegnarle perfettamente funzionanti e rigenerate a persone che si trovano in condizioni di fragilità sociale ed economica, tramite, appunto, la Caritas.

“Utile” coniuga, così, la green economy e il welfare di comunità territoriale in maniera innovativa: si tratta di un’iniziativa unica a livello europeo che consente ai rifiuti Raee di avere un secondo ciclo di vita, con indubbie ricadute in termini di contrasto all’inquinamento.

Questa mattina, in via Alfieri, sono state consegnate le prime lavatrici. Altre ne arriveranno a cadenza trimestrale.

A presentare l’iniziativa, nella sala San Lorenzo dell’Episcopio di Grosseto, sono stati, questa mattina, il vescovo Giovanni, amministratore apostolico delle diocesi di Grosseto e Pitigliano; l’ad di Dismeco Claudio Tedeschi; il direttore di Caritas diocesana don Enzo Capitani; l’assessore comunale alle politiche sociali Chiara Vazzano.

“Siamo davvero contenti di inserirci nel solco di altre realtà dove il progetto Utile ha già preso forma e si è concretizzato nella consegna di lavatrici rigenerate a famiglie in difficioltà economica – dice l’amministratore apostolico mons. Giovanni Roncari – D’altra parte oggi nessuno di noi potrebbe fare a meno, per la sua vita quotidiana, di elettrodomestici come la lavatrice. Non sono più beni di lusso, ma sono entrati nella ordinarietà di tutte le famiglie. Naturalmente poter recuperare alcuni di questi elettrodomestici per renderli disponibili a famiglie che altrimenti avrebbero enormi difficoltà a far fronte alla spesa per un loro acquisto è un gesto che significa molto: per chi riceverà la lavatrice, ma anche per la comunità tutta. Ci aiuta, infatti, ad entrare sempre più nella logica del recupero e del riuso, che poi è la logica che i nostri nonni, ad esempio, conoscevano bene. E’ la cultura dell’usa e getta, che ci ha fatto credere, invece, che un oggetto ad un certo punto poteva ‘semplicemente’ essere sostituito da un altro, alimentando una catena di consumo che ci ha portati a un livello di spreco non più tollerabile, perché ingiusto socialmente e per l’ambiente. Come Chiesa italiana da tempo ci stiamo interrogando su questi temi, tanto che anche di recente è stata proprio la comunità cattolica italiana a lanciare, dopo la settimana sociale di Taranto, il percorso delle comunità energetiche”.

“Quando pensiamo alle povertà – osserva don Enzo Capitani – siamo abituati istintivamente a orientare la riflessione ai bisogni immediati: cibo, vestiti. E’ normale ed è giusto, ma la povertà ha molte altre sfaccettature di cui tenere conto se si vuole agire nell’ottica della giustizia sociale. Ad esempio, povertà è anche limitazione nell’uso di quegli elettrodomestici, che molti di noi danno per scontato che siano presenti in ogni casa: tv, lavatrice, aspirapolvere, solo per fare qualche esempio. La realtà si incarica sempre di dimostrarci che non è così scontato, anzi. Ci sono, nel civilissimo XXI secolo, ancora famiglie che vivono nel nostro stesso contesto, che devono centellinare anche il numero di docce, che non hanno in casa la lavatrice o sono costretti ad andare a quelle a gettone. Un progetto come questo, dunque, non solo aiuterà concretamente alcune famiglie, che Caritas accompagna, ma aiuta tutti noi ad aprire gli occhi e a rendersi conto che le disuguaglianze sono ancora molte e passano proprio dalla vita quotidiana. Grazie, dunque, a Dismeco, con l’auspicio che progetti come questo possano ispirare altre imprese ad adottare scelte che realizzano il Vangelo e realizzano la Costituzione, la quale sancisce la responsabilità sociale dell’impresa”.

Il progetto Utile - dichiarano il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna e l'assessore al Sociale Maria Chiara Vazzano - rappresenta un bellissimo esempio di come la solidarietà e la sostenibilità possano essere messe insieme per rispondere concretamente ai bisogni delle famiglie in difficoltà. In questo senso, il recupero di elettrodomestici destinati altrimenti alla discarica, e la loro rigenerazione per essere messi a disposizione delle persone in difficoltà, è un gesto che ha un impatto profondo sia sul piano sociale che ambientale. È fondamentale promuovere queste pratiche virtuose per costruire una società più equa e sostenibile, dove la solidarietà tra cittadini e il rispetto per l’ambiente vanno di pari passo".

CHI E’ DISMECO

Nata a Bologna nel 1977, Dismeco è stata la prima azienda in Italia a specializzarsi nello smaltimento e trattamento di rifiuti tecnologici (RAEE). Il punto cardine delle sue attività è ottenere il massimo recupero di materia prima dalle diverse tipologie di rifiuti hi-tech che vengono trattati, grazie all’uso di specifiche attrezzature all’avanguardia. Come azienda di smaltimento RAEE in Emilia-Romagna, l’impegno quotidiano di Dismeco è quello di adottare processi industriali volti a creare nuove opportunità e nuova occupazione all’interno del settore della green economy.

Assieme alle attività più specificamente produttive, promuove infatti attività didattiche e collabora con enti pubblici e privati per lo sviluppo di progetti innovativi che puntino a diffondere la cultura del riciclo e della sostenibilità.

La casa di Dismeco è il Borgo Ecologico®: uno spazio industriale rigenerato di quasi 40.000 mq a Marzabotto, in provincia di Bologna – dove l’azienda produce energia pulita e dove, come le piace dire, “trasformiamo i rifiuti in risorse”.

Dismeco è iscritta all’albo metropolitano delle imprese socialmente responsabili.