Alfredo Cesario: "Demagogia inutile per la le celebrazioni della Festa della Toscana"

Castiglione della Pescaia: «Nel Consiglio Comunale che si è tenuto il 30 novembre - afferma Alfredo Cesario capogruppo di W Castiglione -, in occasione della ricorrenza della Festa della Toscana, l’assessore Susanna Lorenzini non ha perso occasione per infilare dentro il suo intervento intriso di retorica stantia (come al solito fuori luogo e fuori tempo massimo) la parola “fascista”. Un aggettivo del tutto anacronistico rispetto al riferimento storico, inserito forzatamente in una dichiarazione che, perlomeno nelle intenzioni, avrebbe dovuto essere puramente commemorativa. E omaggiare il ricordo di quella data per cui, come primo governo al mondo, il Granducato di Toscana si liberava una volta per tutte dall’incubo della pena capitale.

D’altronde l’occasione, per chi vive di linguaggio politico, era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.

Vuoi mettere la soddisfazione di tirare fuori la parola “fascista” per riferirsi a quanto sia stata lodevole la lotta agli atteggiamenti “contrari ai diritti dell’uomo”, e quindi come tali fascisti?

Sfugge però alla Lorenzini che in Italia la pena di morte fu abolita dal re Umberto di Savoia subito dopo la caduta del Fascismo, con il d.l.l. n. 224 del 10 agosto 1944. La stessa fu però tenuta in vita solo per punire i reati di matrice fascista e quelli di collaborazionismo con i regimi nazista e fascista. Una pena quindi mantenuta dagli antifascisti. Quelli stessi antifascisti che oggi, fregiandosi di questo titolo, si ritengono detentori e unici depositari di valori fondamentali come la tolleranza e il rispetto della persona.

Al giorno d’oggi, poi, la pena di morte è maggiormente inflitta in paesi ove vige la legge islamica ed è addirittura “segreto di stato” nei paesi ex comunisti per eccellenza: Cina, Vietnam, Corea del Nord. In questi applicata spesso per reati politici definiti di matrice fascista.

Chi si dichiara orgogliosamente antifascista per ri-marcare un’appartenenza ideologica distintiva di superiorità, forse dovrebbe scendere dal piedistallo, conoscere la storia, e ispirarsi nei principi e nei comportamenti a chi, antifascista lo era davvero, nei fatti e nel contegno, non certo a parole. Ed evitare di agitar lo spauracchio del pericolo fascista solo per fini strumentali, al fine di imporre con la forza dello stigma sociale il proprio credo ed il proprio pensiero. Parafrasando Flaiano: “I fascisti si dividono in due gruppi: i fascisti e gli antifascisti”».