Verso le amministrative. Mattarelli, proposte per la destagionalizzazione turistica

Orbetello: «In vista dell'appuntamento elettorale del prossimo autunno - spiega il candidato sindaco Luciano Mattarelli - vogliamo porre all'attenzione della popolazione alcune idee, espressione di cittadini del posto, per il rilancio del territorio.Partiamo con alcune idee sviluppate da Federica Nencini, giovane orbetellana, che a noi sembrano progetti già concreti da portare avanti.

Ci fa piacere che i giovani del territorio si sentano di proporre e proporsi, perché noi di Raggruppamento Politico Autonomo, nella nuova ottica dell'Amministrazione pubblica, crediamo molto nella partecipazione popolare».

Ecco le proposte di Federica Nencini.
CONTRIBUTO PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO ORBETELLANO E DELLA COSTA D'ARGENTO. DESTAGIONALIZZZIONE TURISTICA.
Il bisogno di guardarsi indietro, di ricercare le motivazioni delle proprie origini, dovrebbe sempre far parte integrante dei programmi che ogni comunità progredita si prefigge.
Le comunità dei cittadini, con i loro Comuni in prima fila, devvrebbero fare ogni sforzo per favorire, stimolare e promuovere tutte le possibili iniziative che hanno come scopo la rivisitazione critica della storia e delle tradizioni di un territorio.
Tuttavia, credo si possa affermare che, malgrado la poca attenzione che l’ente locale e, purtroppo, anche il settore economico privato, pongono, ormai da molti anni, a queste tematiche assai importanti, la comunità orbetellana possiede oggi un supporto, bibliografico, storico – critico di tutto riguardo derivato dal grande lavoro, quasi sempre volontario, fatto da alcuni cittadini, locali e non, storici, o solo appassionati delle nostre vicende storico-culturali , supportati da alcune associazioni cittadine.
Ci sono luoghi che più di altri appartengono alla mitologia delle comunità; ebbene quello orbetellano, talamonese, della Costa d’Argento e della Maremma in generale e uno di questi luoghi di eccellenza che si presenta, ancora oggi, evidenziando tutta la sua storia e le sue tradizioni.

Senza dubbio oggi molte persone provano angoscia di fronte a tutto quello che è mutato, di fronte a progetti senza nessuna prospettiva ideale e cercano di nascondere questa angoscia ricercando qualcosa di quegli anni lontani – una voce, un sentiero dimenticato, un vecchio albero, i resti di un insediamento etrusco o di una villa romana.
Inoltre, se guardiamo con attenzione, ci accorgiamo che è sempre più spiccata in questi anni la tendenza a rivalutare zone territoriali come entità che abbiano saputo esercitare una propria presenza culturale mai messa completamente in luce, forse per il ruolo periferico rispetto alle grandi città, o per il rapido processo di trasformazione del territorio, avvenuto spesso senza garanzie di tutela dell’ambiente e dei suoi valori preesistenti.

Da qui dovrebbero prendere spunto saggi progetti, rimarcando un idea complessiva di ambiente come grande espressione dell’attività umana e sollecitando a trarre delle conclusioni anche di carattere immediato, come quelle che tutto ciò, o meglio quello che si è salvato dalla stupidità degli uomini e dalle regole del tempo, possa essere conservato, magari attraverso un opera programmata di restauro, manutenzione e, perché no, riutilizzazione, non solo delegando gli Enti pubblici preposti, che potrebbero non avere forza e mezzi sufficienti per supportarla, ma coinvolgendo Enti privati, Associazioni locali, imprenditori.
Si dice che Orbetello… anzi, non si sa ancora, in modo definitivo, quando è nata, come è avvenuta la sua aggregazione e intorno a che cosa, qual’era il suo primitivo nome, anche se sappiamo della sua vetusta età.

Il preambolo e questa descrizione ancora sommaria, da certamente forza alla tesi di un territorio singolare, già in parte antropizzato in tempi relativamente antichi, con un sistema di infrastrutture organizzate, del quale rimangono ancora vistosi resti di epoche diverse.
A me sembra che sia giunto il momento (abbiamo perduto già troppo tempo) di abbandonare questa arretrata mentalità, per lavorare seriamente ad un progetto che ci dica come deve essere il nostro territorio fra 10 – 15 anni e che ci consenta di operare attraverso realizzazioni annuali.
Il tipo di sviluppo economico che ci ha portato alla grande crisi di oggi, sono in molti ormai a pensarlo, non sarà più in grado di risolvere i grandi problemi che l’umanità si ritrova oggi sulle spalle; un sistema che dietro ai suoi progetti dai colori allettanti, lascia intravedere solo un futuro negativo per l'umanità.
Che fare allora? Potrebbe partire dalle migliaia di Comuni medio-piccoli la riscossa?

Questo è il mio pensiero, in particolare, se sapremo coinvolgere la gente, i cittadini, per capire, tutti insieme, qual’é la strada migliore da seguire. Solo in questo modo, le comunità saranno in grado di salvare i loro territori, cominciando a ridare fiducia, forza e voglia a tanta gente, di rimettersi in giuoco per migliorare le cose.
La sensibilità per le problematiche sociali, ambientali e culturali cresce assai lentamente, e il settore turistico non viene ancora coinvolto, come sarebbe auspicabile, in progetti di sviluppo che non tengano solamente conto della logica del profitto a tutti i costi, del consumo esasperato e dello sfruttamento irrazionale delle risorse paesaggistiche, culturali e materiali di territori che per la loro bellezza e fama, sono ogni anno meta di migliaia di visitatori.

A tale scopo sarebbe necessario operare, tutti insieme, comune, operatori turistici ed economici in generale, operatori culturali e cittadini, su due direttrici:
1) maggiore attenzione alla salvaguardia dell’ambiente, perché non perda il suo originario fascino, con l’impedimento della crescita di urbanizzazioni selvagge e sconsiderate, operando nel più totale rispetto dell’ambiente circostante, sia per quanto riguarda l’uso dei materiali e l’impatto sul territorio;

2) nello stesso tempo operare per una crescita di consapevolezza dei cittadini, residenti e turisti, verso una maggiore conoscenza delle capacità di sopportazione e ricettività del territorio, operando seriamente per non concentrare tutta l’offerta turistica in un unico periodo e in un'unica località.

Mirare quindi ad un turismo consapevole e sensibile, invitato a godere delle risorse del territorio da tutti i punti di vista, privilegiando i prodotti locali, promuovendo lo sviluppo e l’interesse per la storia, gli usi e i costumi locali.
Favorire questo sviluppo, insieme alle produzioni locali, agricole, artigianali e delle piccole imprese, significa influire sul benessere del territorio in termini di reddito e di occupazione lavorativa.
Tuttavia, se ciò è importante per l’economia della comunità, non possiamo ritenerlo sufficiente se non si raggiunge una destagionalizzazione consistente, un progetto cioè, che renda il nostro territorio fruibile non solo per poche settimana nell’alta stagione, ma nell’intero arco dell’anno, incentivando: il turismo culturale con la promozione di eventi legati al patrimonio
architettonico, archeologico, artistico, storico-letterario e alle tradizioni del territorio;
il turismo convegnistico, con la creazione di strutture adatte, tenendo anche conto del patrimonio edilizio esistente e da ristrutturare e convertire;
il turismo legato all’osservazione astronomica (e qui viene da pensare alla importante ma fallita esperienza degli anni 80 del secolo scorso, per incompetenza e negligenza della classe politica e amministrativa), anch’esso foriero di interessanti flussi turistici legati al mondo della scuola, delle università e della cultura;
il turismo ecologico, con una serie di eventi ed obiettivi, come la costruzione di percorsi naturalistici e botanici, legato e in collaborazione con le oasi e i parchi esistenti, per un turismo sostenibile, equo e responsabile;
il cicloturismo e il trekking, con il ripristino di antiche strade vicinali, contadine e pastorali;
la promozione di aspetti significativi del paesaggio, delle campagne e dell’entroterra, che generalmente non vengono prese in considerazione dalla massa dei turisti ma che invece nascondono luoghi ed attrattive di inconsueta bellezza.

Sempre più sta prendendo campo il turismo di tipo sportivo (legato cioè allo sport) soprattutto nelle città dove il turismo stesso è alla base dell’economia cittadina. Non solo chi partecipa ad un evento sportivo è coinvolto nel binomio turismo e sport ma anche gli accompagnatori e gli spettatori che si spostano appositamente per l’evento sono parte coinvolta. Agli sport tradizionali che hanno tutti, noi aggiungiamo la Laguna, che potrebbe divenire davvero un elemento di eccezionale valore in questo settore. Quindi, il turismo sportivo rappresenta, oggi.
Da un lato l'estensione dello sport alle attività del tempo libero – di vacanza, dall’altro, interpreta una necessità, avvertita nel mercato turistico, di sviluppare prodotti e servizi complementari, in modo da offrire una valida alternativa alla tradizionale vacanza “spiaggia, sole, mare” e di sfruttare alcuni fattori “attrattivi” del territorio tutto l’anno in chiave di destagionalizzazione dei flussi turistici.

Perciò, non può essere dimenticato il settore sportivo e le relative strutture e attrezzature, anch’esse oltremodo necessarie per valorizzare il binomio turismosport, che si porta appresso interessanti flussi turistici. Purtroppo, anche in questo settore siamo rimasti al palo, con le strutture esistenti fatiscenti e del tutto insufficienti.
La Maremma è un territorio che ha tutto da guadagnare se si inserisce in un virtuoso modo di fare turismo, un territorio ricco di bellezze naturali, sia lungo il litorale costiero, che nell’entroterra, altrettanto ricco di storia, di arte e beni culturali, un patrimonio inestimabile di prodotti agricoli, marittimi e lagunari, la cui bontà e genuinità deve essere preservata e ulteriormente promossa.

Dunque, in un mercato globale e sempre più aggressivo, occorre mettere mano ad una strategia operativa di valorizzazione e sviluppo, che attribuendo la dovuta importanza agli operatori economici dei vari settori coinvolti, agli operatori culturali e sociali, confermi ed esalti il ruolo della Maremma, in un panorama dove si affacciano o si sono già affacciate destinazioni  “nuove”, che dobbiamo avere l’intelligenza e la cultura di tramutarle in progetti di destagionalizzazione, circuiti territoriali di eccellenza.