Sanità, 20 miliardi in meno ai ministeri e via numero chiuso per i medici all’università

Firenze: Nel primo giorno del Forum Risk di Arezzo, diciannovesima edizione di un evento oramai nazionale dove si discute della sanità dell’oggi e del domani, di politiche sanitarie e dell’innovazione tecnologica che permette ad esempio di curare ed assistere malati cronici a casa, con 57 mila pazienti da monitorare da remoto in Toscana entro il 2025, arriva anche il ministro Orazio Schillaci. E quattro presidenti di Regione o Consiglio regionale – Toscana, Marche, Lazio e Calabria – si siedono attorno ad un tavolo, intervistati, per discutere del futuro del sistema sanitario pubblico italiano e della necessità di un nuovo patto tra Regioni e Governo.

C’è chi chiede riforme e una migliore programmazione dei bisogni e degli investimenti. Da un lato si spinge sull’autonomia differenziata e dall’altro si centralizza, perché sempre più risorse sono vincolate e finalizzate. Il giornalista sul palco ne evidenzia la schizzofrenia. “C’è sicuramente necessità di fare squadra tra Regioni e Governo – esordisce il presidente della Toscana, Eugenio Giani – Ma il problema della sanità non sono le riforme da fare o l’autonomia, che già c’è, ma le risorse che mancano e che si possono trovare senza aggiungere nuove tasse”.

Il presidente lo spiega. “Le tre voci principali del bilancio statale – elenca - sono oggi 500 miliardi di spesa dei ministeri e dei loro apparati, quasi 300 miliardi per la previdenza sociale e 138 miliardi per la sanità. Quello che con molto pragmatismo e buon senso propongo è togliere venti miliardi ai ministeri, un taglio del quattro per cento di cui neppure si accorgerebbero, e investirli sulla sanità. Con queste risorse alla Toscana potrebbero arrivare tra i quattro e i cinquecento milioni l’anno, che potrrebbero permettere di avere liste di attesa più corte e pronto soccorsi più funzionali, perché potremmo assumere medici e pagare gli straordinari, e strutture socio sanitarie con servizi diffusi sul territorio come le case di comunità, gli ospedali di comunità, i punti di intervento rapido o le cure a domicilio”. “Serve chiaramente una volontà politica forte, occorre – conclude Giani - ridare centralità alla sanità e fare un prorità della difesa dei sistemi sanitari pubblici”. In questo modo – tira le somme – si potrebbe arrivare ad investire per la salute di tutti i cittadini non il 6,3 per cento del prodotto interno lordo quanto è oggi, ma anche l’8 per cento come la Francia o il 10 per cento della Germania”.

Rimane il problema dei medici che, anche quando si riescono a bandire i concorsi, comunque non si trovano, soprattutto per lavorare nelle aree interne più marginali o nelle isole. Al riguardo Giani propone di abolire il numero chiuso per l’accesso alle facoltà di medicina. “Non ha più senso, è solo una spinta corporativa” commenta.

L’ultima battuta sulla scelta di fondo: autonomia o centralizzazione. “La sanità – si dice convinto Giani – è gestita bene dalle Regioni, che garantiscono anche grande flessibilità. Non inseguiamo modelli del passato”. E non si dica che le Regioni sanno solo chiedere e non sono responsabili. La Toscana almeno lo è. “Chiediamo più risorse al Governo, stanziamenti che tengano conto dell’inflazione – risponde Giani –. Ma nel momento in cui chiediamo più fondi per non tagliare i servizi erogati, abbiamo anche quest’anno investito 330 milioni di euro sulla sanità pubblica toscana togliendoli al resto del bilancio regionale. Investimenti che ci hanno consentito di rimanere sul podio della sanità italiana. Lo abbiamo fatto perché convinti che la risposta ai bisogni di salute dei cittadini sia una priorità. Se l’abbiamo fatto noi lo possono fare anche il Governo e i Ministeri”.

Dopo la tavola rotonda il presidente Giani ha inaugurato e visitato all’interno del Forum, assieme all’assessore al diritto alal salute Simone Bezzini, il villaggio della salute e il percorso, allestito proprio dalla Regione , sulla sanità digitale e la telemedicina: una carrellata sulle principali innovazioni degli ultimi anni, dalle piattaforme su cui prenotare visite ed esami con tutta comodità da casa al fascicolo sanitario elettronico che raccoglie tutta la storia clinica del paziente fino ai kit che nei prossimi mesi saranno consegnati a cittadini anziani o afflitti da cronicità e agli infermieri di comunità per monitorare a distanza o a domicilio il loro stato di salute. Una rivoluzione anche questa, per una sanità sempre più vicina ai cittadini.