Roberto Valente: "Da troppo tempo il fondo nazionale per la prima casa è sottofinanziato"

Grosseto: Sono di questi giorni i dati resi noti dal segretario del sindacato degli inquilini della Cgil (Sunia) relativi all'impatto della crisi abitativa nella nostra realtà. 730 domande (il 20% sono nuove) presentate nel Comune di Grosseto per accedere alle case popolari, e solo il 10% delle assegnazioni. Con in parallelo 700 richieste per il contributo sugli affitti, 600 delle quali ritenute ammissibili per un contributo che sarà striminzito perché nel 2023 il governo ha tagliato il fondo nazionale.

"Insomma, - afferma in un comunicato Roberto Valente, della direzione del Pd di Grosseto - un quadro a tinte fosche che fotografa una situazione di disagio sociale crescente di anno in anno, ma soprattutto rispetto alla quale manca qualunque idea o strategia per iniziare a mettere in campo qualche soluzione.

È per questo che, a mio modesto avviso, sulla base di un'esperienza pluridecennale di amministratore pubblico prima a quello che oggi è l’Epg, poi a Sei Toscana, sarebbe opportuno aprire una riflessione politica profonda sul tema del diritto alla prima casa, e sulle modalità di gestione del patrimonio pubblico.

La prima considerazione che mi viene da fare è la più ovvia: da troppo tempo il fondo nazionale per la prima casa è sottofinanziato. Con il governo Meloni che si è distinto per accanimento contro chi ha difficoltà ad accedere ha il diritto all'abitazione, riducendo al lumicino i fondi per l'edilizia pubblica e addirittura tagliando il 100% del fondo nazionale affitti. Il Sunia ha promosso una campagna nazionale di mobilitazione su questi temi, ma sarebbe urgente da parte almeno del centrosinistra un affiancamento più deciso e visibile.

C'è poi un problema di rigidità nella gestione del patrimonio pubblico, che viene progressivamente smantellato vendendo sul libero mercato gli appartamenti vecchi per reperire le risorse che mancano da destinare a ristrutturazioni e nuove edificazioni. Col bel risultato che vendendo 3 o 4 appartamenti di proprietà pubblica si ottengono risorse per costruirne solo uno nuovo. Mentre nel frattempo, come ha spiegato Sunia, ci sono 300 alloggi in attesa di essere ristrutturati solo in provincia di Grosseto.

Forse è arrivato il momento da parte dei Comuni soci di Edilizia provinciale grossetana (Epg) di chiedere delle modifiche alla legge regionale sull'edilizia pubblica, che peraltro - considerata l'assenza del governo - rimane per loro l'unico punto di riferimento per ottenere qualche risorsa.

Un primo tema, anche se scomodo da affrontare, dovrebbe riguardare la revisione dei nuclei familiari per allocare meglio gli appartamenti disponibili. Non sono infatti rari in casi in cui il nucleo familiare originario composto da 3, 4 o 5 persone, assegnatario di un alloggio pubblico, si sia nel frattempo ridimensionato. Per cui ci sono vedove o vedovi che continuano a vivere in appartamenti sovradimensionati rispetto ai loro bisogni abitativi effettivi. In questo caso, trasferendo le persone sole in appartamenti più piccoli, potrebbero essere ristrutturati appartamenti di grandi dimensioni per ricavarne due o tre alloggi, dando risposte veloci a nuclei familiari sempre più piccoli. In parallelo è necessario compiere le verifiche reddituali in maniera sistematica, anno dopo anno, per controllare la permanenza o meno dei requisiti di utilizzo degli alloggi. I quali, non va mai dimenticato, sono appartamenti pubblici di servizio destinati alla rotazione delle famiglie in difficoltà abitativa, non proprietà privata degli assegnatari.

C'è poi un problema oggettivo, molto serio, di reperimento delle risorse da destinare a ristrutturazioni e nuove edificazioni. In quest'ultimo caso l'unica vera soluzione è fare lobby fra Comuni, amministrati da qualsiasi maggioranza politica, per costringere il governo a destinare risorse maggiori al fondo nazionale per l'edilizia pubblica.

Per le ristrutturazioni, non solo in attesa di tempi migliori, potrebbe essere proposto agli assegnatari uno scomputo dal canone di locazione agevolato delle spese per la manutenzione ordinaria e straordinaria degli appartamenti in loro proprietà. Anche così sarebbe possibile, almeno in una parte di casi, intervenire in modo tempestivo e recuperare un po di risorse. Con il vantaggio certo di non doversi far carico di lunghe e complicate procedure pubbliche per individuare ditte che ristrutturino gli appartamenti. Cosa sempre più difficile da fare perché le risorse diminuiscono costantemente a fronte di un aumento dei costi dei materiali e di produzione. Con ditte sempre più restie a partecipare a gare - conclude Roberto Valente - che offrono margini decrescenti di utili"