Regione. Sostenibilità sociale e parità di genere: una sfida per il mondo delle aziende
Se ne è parlato in un convegno svoltosi a palazzo del Pegaso al quale sono intervenuti il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, e la presidente sezione piccola industria di Confindustria toscana, Francesca Posarelli
Firenze – Le donne sono la maggioranza delle occupate in alcuni settori, in particolare in quelli dei servizi della cura alle persone e del turismo e in quello dell’istruzione, mentre sono meno presenti nel settore della manifattura. È uno dei macrodati che emergono da recenti ricerche Irpet sull’occupazione femminile e che sono stati ricordati ieri pomeriggio, giovedì 17 ottobre, nel corso del convegno “Sostenibilità sociale e parità di genere: ieri, oggi e domani”, tenutosi nella sala Fanfani di palazzo del Pegaso e promosso da Si.Qu.Am., la cui missione aziendale è quella di accompagnare aziende, studi professionali e Pubbliche Amministrazioni nei loro percorsi di adeguamento alle normative legali che impattano sui vari settori operativi, compresi quelli della sostenibilità e della parità. Del resto, come sottolineato nel corso dell’incontro, queste due questioni rappresentano “un tema di giustizia sociale, ma anche di crescita economica”.
“Una iniziativa come questa merita di svolgersi in Consiglio regionale, perché il tema della sostenibilità sociale e della parità di genere spesso figura come una delle ultime, se non l’ultima, delle scelte strategiche delle aziende. Invece, investire in questa direzione significa investire in fiducia e nel coraggio di costruire un mondo migliore di come lo abbiamo trovato”, ha detto il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, introducendo i lavori del convegno e ricordando il faticoso iter che l’Assemblea legislativa ha dovuto percorrere per giungere ad affermare, nel campo delle nomine, una assoluta parità di genere. “Rompere il tetto di cristallo – aggiunge infatti Mazzeo – non è mai facile, e la prima responsabilità ce l’abbiamo noi come istituzioni, perché il cambiamento deve partire di qui”. Il presidente ha poi sottolineato che in questi anni “alcune imprese hanno provato a fare tanto in questa direzione, costruendo condizioni lavorative che permettano di ridurre il gender gap, ma certo si può fare di più e meglio e molto passa dal cambiamento di un paradigma culturale a favore del quale noi, anche con iniziative come questa, possiamo dare il nostro contributo”.
Orgogliosa di “come le cose stiano cambiando, anche se non con la velocità che ci aspettavano”, si è detta Francesca Posarelli, presidente sezione piccola industria di Confindustria Toscana. “In questi anni – ha aggiunto – grazie all’impegno di Confindustria e della politica, abbiamo cercato di stimolare le aziende e il territorio per far sì che la sostenibilità sociale diventasse un valore e cultura del fare impresa”. Posarelli, dopo aver ricordato l’importanza che hanno giocato i bandi regionali per i contributi ai progetti di sostenibilità sociale, ha sottolineato il lavoro con il quale si è cercato di diffondere questa cultura nel mondo delle piccole imprese, “perché in questa tipologia di aziende – ha spiegato – proprio perché di piccole dimensioni e con meno risorse disponibili, questi temi sono spesso una priorità secondaria”. Valori, cultura e formazione sono i temi sui quali, secondo Posarelli, bisogna continuare a lavorare per raggiungere risultati ancora migliori e “rendere sempre più piccola la differenza tra i generi all’interno delle aziende”.
“Dalla ricombinazione dei dati occupazionali femminili nei diversi settori emerge che il divario di retribuzione a sfavore delle donne è determinato dal loro maggiore impiego in settori meno remunerativi, come quello della cura alla persona”, ha spiegato Natalia Faraoni, ricercatrice Irpet in scienze sociali ed economiche. “Sul gap retributivo, incide poi la questione contrattuale, perché le donne, assai più degli uomini, hanno spesso contratti part-time”. Negli ultimi anni, secondo i dati, è aumentato il numero di donne occupate con titoli di studio più alti, “che però – precisa Faraoni – rivestono ancora posizioni di solito più basse, anche perché l’età della generalità degli occupati sta invecchiando e le posizioni più elevate continuano ad essere appannaggio di persone entrate in azienda nel passato, quando le donne erano davvero una minoranza”. L’ultima annotazione è sull’occupazione giovanile. “Purtroppo – afferma Faraoni – riguardo ai giovani che sono da poco entrati nel mondo del lavoro o che vi entrano adesso si nota una uniformizzazione al ribasso anche per le condizioni retributive maschili”.
Nel corso dell’incontro, è intervenuta anche Claudia Martelli, responsabile dell’area certificazioni di Si.Qu.Am., che ha parlato di: “Certificazione di genere: evoluzione della domanda e delle opportunità per le aziende”. È seguita poi una tavola rotonda con esperti e addetti ai lavori dal titolo “Sostenibilità sociale e parità di genere: la parola alle Aziende”.