Presente e futuro del Partito Democratico: "Opposizione decisa in Parlamento"

Grosseto: Quando il Parlamento uscito dalle elezioni del 25 settembre non ha iniziato ancora a lavorare, all'interno del Partito Democratico la discussione è accesa, profonda e senza sconti.

«Oltre all'analisi della sconfitta, del voto e dei flussi, nella direzione nazionale del PD che stiamo per affrontare - dice Marco Simiani - dovremo affermare, prima di tutto, quale sarà il nostro ruolo nella nuova legislatura.

Siamo chiamati a farlo delineando chiaramente la nostra proposta, perché dobbiamo rispondere a tutti quei cittadini che ci hanno dato fiducia.

Sarà un'opposizione ferma, determinata ma allo stesso tempo propositiva: dobbiamo assolutamente prenderci la responsabilità del fare proposte, perché la nostra visione possa incidere nell'azione della legislatura.

I cittadini ci hanno dato un ruolo importante, ci hanno chiesto di interpretare le loro necessità e, anche dai banchi dell'opposizione, questa deve essere la nostra missione quotidiana, difendendo i nostri valori e le nostre posizioni costruite nel tempo.

Il Congresso che si delinea tra poco è una grande opportunità per il Partito Democratico perché questa sconfitta che ci vede in sofferenza oggi, deve essere l'occasione di una riflessione da cui usciremo rinnovati. Abbiamo una necessità: evolversi tornando a interpretare con entusiasmo il rapporto con la gente ma non dobbiamo annullarci, scioglierci, disorientare in modo definitivo il nostro elettorato che ha comunque dimostrato di credere ancora nel Partito democratico.

Inutile cambiare il nome al partito, anzi forse dannoso: è al cuore che abbiamo il dovere di lavorare, anche con qualche rinuncia.

Il faro che da sempre illumina il Partito Democratico si chiama Europa e quell'ulivo che campeggia in mezzo al nostro logo – frutto di una stagione bellissima ma ormai conclusa – rischia di legarci troppo a un passato che ci allontana dal presente. Oggi dobbiamo mettere quel simbolo in quiescenza e inserirci quello dell’Europa.

E' in Europa che oggi il centro sinistra deve guardare per risolvere i propri problemi, è lì in quella prospettiva che noi possiamo parlare di scuola, lavoro, impresa ambiente, difesa, agricoltura, ma soprattutto di una prospettiva certa per le nuove generazioni.

E' in Europa che possiamo pianificare per agire sul presente.

La guerra folle in Ucraina ha messo in evidenza, nel nostro particolarismo, contrapposizioni su contrapposizioni. Solo in una vera prospettiva europea potremo trovare di nuovo equilibrio tenendo presenti i due obiettivi dai quali non possiamo spostare l'attenzione: 2030 e 2050, perché cambieranno, non solo i tempi di vita e i tempi di lavoro ma rappresentano quelle azioni che potranno migliorare e creare un nuovo sviluppo e una nuova crescita.

Lo schema che noi dobbiamo creare è l'abbattimento delle contrapposizioni trovando con la discussione è la concertazione una utile via d'uscita. Basta guerre tra povertà e ricchezza, tra ambiente e lavoro. Discutiamo di economia in base ai nostri valori e la nostra visione per aiutare le persone ad avere un lavoro stabile, la possibilità di acquistare una casa, oppure avere un affitto calmierato, una vita serena.

Dobbiamo creare una società più giusta ed equa, ma che abbia come casa l’Europa e che crei cittadini europei uguali fra di loro.

Per questo io credo che il Partito Democratico debba riuscire ad affrontare questo percorso.

Non rinunciamo a guardare la verità: quello che abbiamo di fronte è uno schema che deve garantire modelli economici e sociali che possano convivere in un mondo sempre più globalizzato dove le grandi scelte, le grandi opportunità e le grandi sfide non possono essere giocate solo in Italia.

Il presente e il futuro chiamano il Partito Democratico non a rinunciare ai suoi valori ma a renderli concreti in una prospettiva nuova, europea, moderna.

Dal futuro dobbiamo ripartire comprendendo che gli schemi di partito del Novecento hanno fatto ormai la loro storia, come il 25 settembre ci ha fatto capire in modo netto e senza appello».