Polemica Comune Grosseto, Giacomo Gori (M5): "Quale estetica per le Farmacie?

Grosseto: "Con riferimento al dibattito in corso, quando parliamo di farmacie, semmai la parola “estetica” può essere associata a due aspetti: uno di tipo costituzionale e l’altro, morale", afferma Giacomo Gori, consigliere e capogruppo Movimento 5 stelle Grosseto.

"Vediamo perché. - prosegue -  Un tempo, neppure troppo lontano, le farmacie comunali rischiarono di non esser più sotto il controllo pubblico. Correva l’anno 2013 e l’allora sindaco Bonifazi (PD) decise di vendere le quote della società Farmacie Comunali Riunite S.p.A. Egli sosteneva che un Comune non doveva fare il farmacista e la vendita avrebbe comportato una cospicua entrata economica nelle casse del Comune.


In quel periodo, il suo compagno di partito nonché presidente della Provincia, Leonardo Marras, avviava il processo di vendita della Diaccia Botrona, scrivendo negli atti che tale bene “non aveva più nessuna utilità per la collettività e la vendita comportava una fonte economica di entrata necessaria per la Provincia”. Sempre in quel periodo, il sindaco Bonifazi avviava anche l’iter di vendita della piazza della stazione, perfezionato pochi mesi dopo, ad Acquedotto del Fiora S.p.A. Rileggere oggi il contesto di allora, dovrebbe far pensare. Il M5S fu l’unico ad opporsi con tutte le proprie forze a quelle scelte profondamente sbagliate.

Le Farmacie comunali riuscimmo a salvarle, arrivando addirittura ad avviare il primo e ad oggi unico iter referendario della storia del nostro Comune. Ecco perché oggi ci sentiamo maggiormente coinvolti nel dibattito che si è avviato in questi giorni, grazie al collega consigliere PD Rosini, il quale ha posto una questione importante, una volta appreso che la società FCR amplierà i propri servizi con l'apertura di un beauty center, in italiano: centro estetico. Di sicuro, le nostre battaglie non le facemmo per vedere il personale delle nostre farmacie effettuare depilazioni, pedicure, peeling, impacchi idratanti e massaggi, ma avevamo ben in mente l’importanza del ruolo che le farmacie avevano ed hanno nella società.

Ed allora vogliamo dire la nostra approcciando la questione da un altro punto di vista, considerando comunque ferme e legittime le osservazioni del consigliere Rosini, delle imprese private operanti nel settore e delle associazioni di categoria, riguardanti tutti gli aspetti legati alla concorrenza ed al libero mercato. Ma attenzione: sono argomentazioni potenzialmente rischiose e per questo motivo vogliamo spostare l’attenzione dal tema “concorrenza” per due fondamentali motivi: il primo perché la normativa è molto complessa e potrebbe portare ad un parere di conformità alla normativa (seppur ricorribile), della scelta di ampliare i servizi da parte della società; il secondo perché di fatto, ad oggi, l'amministrazione comunale di Grosseto è convintamente e pubblicamente d’accordo con tale scelta, ben sapendo delle motivazioni fin qui addotte ed esaltate dai media; pertanto, in assenza di ulteriori elementi, difficilmente potrebbe assumere un atteggiamento diverso.

L’aspetto che invece vogliamo prendere in esame è un fondamentale elemento caratterizzante: le farmacie - pubbliche o private che siano - fanno parte del Sistema Sanitario Nazionale e ciò non è un aspetto secondario, ma comporta tutta una serie di valutazioni da fare. Le farmacie sono organizzazioni “istituzionali”; devono fornire vere e proprie prestazioni sanitarie; svolgono un servizio pubblico, ed i farmacisti sono di fatto dei concessionari dello Stato attivi nel perseguimento della piena realizzazione della tutela della salute, conformemente all’art. 32 della Costituzione.

Per tutto il resto ci pensò Silvio Berlusconi, attraverso l’approvazione del Decreto legislativo 153/2006, con il quale dette vita alle parafarmacie: veri e propri esercizi commerciali, fuori dal SSN. Ma quel decreto consentì anche alle farmacie di iniziare ad erogare, in aggiunta all’assistenza farmaceutica, tutta una serie di servizi aggiuntivi a forte valenza socio-sanitaria, facendole diventare dei veri e propri presidi del sistema sanitario nazionale. In più sentenze la Corte Costituzionale ha ribadito come il c.d. diritto delle farmacie, si pone in posizione centrale nell’alveo dell’assistenza socio-sanitaria e nella tutela della salute pubblica, nel rispetto sempre dell’art. 32 della Costituzione. Questo significa, sentenze alla mano, che “le ragioni imprenditoriali recedono di fronte all’esigenza di tutela della salute, al più alto livello possibile”.

E’ evidente che le risorse umane, strumentali, tecnologiche e temporali a disposizione delle farmacie, devono essere impiegate in modo tale da poter garantire il più alto livello di tutela della salute. Del resto le farmacie sono, come dicevamo, delle concessionarie di pubblico servizio, in numero contingentato e sotto lo stretto controllo del sistema sanitario nazionale. Tutto ciò, non è un caso. Pertanto, una farmacia che impiega le proprie risorse per avviare l’attività di beauty center, non può garantire il massimo livello di assistenza sanitaria e si pone fuori dal perimetro costituzionale. Peggio ancora se la farmacia fa parte di una società a maggioranza pubblica, come FCR S.p.A. Ecco perché la scelta del Comune di Grosseto e della società è costituzionalmente e moralmente “antiestetica”, conclude Giacomo Gori.