"Oggi parliamo di…": aspettando la Befana

La Befana, nell’immaginario di tutti noi rappresenta uno dei personaggi più fantastici della nostra infanzia, con l’aspetto da vecchietta, gonnellone, un grembiule con toppe e tasche, uno scialle, un fazzoletto in testa (c’è chi la rappresenta con il cappello) e ciabatte vecchie, porta i doni a tutti i bambini la notte tra il 5 e il 6 gennaio. Il suo aspetto viene raccontato anche dalla filastrocca in suo onore:


” La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
col cappello alla romana
viva viva la Befana!”

La sua origine si perde nella notte dei tempi, tra tradizioni magiche precristiane e dalla cultura popolare, la vecchietta a cavallo di una scopa, con il suo sacco pieno di giocattoli, caramelle e carbone, fa visita in ogni abitazione e calandosi dai camini riempie le calze lasciate appese dai bambini.

La figura della Befana ha origine nei riti propiziatori della fertilità e il termine epifania letteralmente significa “apparizione, presenza divina”. Il significato della scopa è chiaro, spazzate via il vecchio anno. 
La credenza voleva che il 6 gennaio, delle ninfe volassero al di sopra dei campi benedicendo il raccolto.
Entità che vennero associate alla dea Diana -divinità oltre che della caccia, anche dei cicli lunari e delle coltivazioni. 
La versione cristianizzata sulla Befana narra che i tre Re Magi mentre seguivano la Stella Cometa si fermarono a chiedere informazioni ad una vecchina, la quale si fiutò di aiutarli, in seguito pentita del suo gesto, andò in cerca dei Re Magi per le strade, portando dolci da regalare ai bambini nella speranza che uno di essi fosse Gesù.

A noi, tra storia, mito e leggenda, non resta che ringraziare la Befana per le grandi emozioni trasmesse, e omaggiarla con una delle più belle poesie a Lei dedicate:

La Befana di Giovanni Pascoli

"Viene viene la Befana
vien dai monti a notte fonda. 
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana. 
Viene viene la Befana.

Ha le mani al petto in croce,
e la neve è il suo mantello
ed il gelo il suo pannello
ed il vento la sua voce. 
Ha le mani al petto in croce.

E s’accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare
or più presso or più lontano. 
Piano piano, piano piano.

Che c’è dentro questa villa? 
uno stropiccìo leggiero. 
Tutto è cheto, tutto è nero. 
Un lumino passa e brilla. 
Che c’è dentro questa villa? 
Guarda e guarda…tre lettini
con tre bimbi a nanna, buoni.

Guarda e guarda…ai capitoni
c’è tre calze lunghe e fini. 
Oh! tre calze e tre lettini. 
Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale;
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.

Chi mai sale? chi mai scende? 
Cò suoi doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso. 
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa. 
Cò suoi doni mamma è scesa.

La Befana alla finestra
sente e vede, e s’allontana. 
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra,
trema ogni uscio, ogni finestra. 
E che c’è nel casolare? 
Un sospiro lungo e fioco. 
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare. 
Ma che c’è nel casolare?

Guarda e guarda… tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni. 
Tra la cenere e i carboni
c’è tre zoccoli consunti. 
Oh! tre scarpe e tre strapunti…
E la mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! quei tre zoccoli in fila…
veglia e piange, piange e fila.

La Befana vede e sente;
fugge al monte, ch’è l’aurora. 
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente. 
La Befana vede e sente. 
La Befana sta sul monte.

Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride;
essa ha nuvoli alla fronte,
mentre sta sul bianco monte".