“La prossima settimana": meritocrazia, politica e giustizia, tre parole che non stanno bene insieme

Oggi mi soffermo su tre parole che a mio avviso stanno davvero male insieme. La prima “meritocrazia” sarebbe il sale vero di chi riconosce che impegno, dedizione, competenza e duro lavoro vanno premiati sempre e comunque e fa di questo un punto saldo della sua filosofia. La seconda “politica” dovrebbe essere un fondamento della vita quotidiana atto a regolare la vita di tutti i cittadini agendo al meglio sempre e comunque. La terza “giustizia” dovrebbe essere il fondamento di una nazione alla base della politica e che si fa forte di riconoscere i meriti a chi li ha. Questa riflessione mi è scaturita da due eventi forse legati tra loro. Un fatto locale dove un “personaggio poco raccomandabile” prima ha effettuato il furto di un’auto all’autoparco provinciale di Grosseto e dopo ha distrutto il veicolo, poi vi è tornato ed ha tentato di rubare un altro veicolo ma “beccato” dalla polizia municipale e tratto in arresto è stato liberato dal procuratore/giudice e per chiudere in bellezza è tornato li nuovamente all’autoparco ha re rubato un altro veicolo con il quale s’è sfasciato addosso ad un new jersey ferendo un altro automobilista; e da un’immagine che ho visto sul web che recita : “volevano che facessi giocare il figlio dello sponsor: mi sono dimesso, questo non è calcio”.

Cosa s’azzeccano le due cose direte voi, per me sono più intersecate e connesse che mai. Com’è possibile che una persona preposta a esercitare la “giustizia” e a fare in modo che tutti siano tutelati da essa, rimetta in libertà un malvivente solo perché “per trattenere chi commette un furto ci vuole una querela” e se questo, come ha poi fatto, reitera il reato e solo per pura fortuna non c’ha rimesso le piume nessuno, sia così vuoto da lasciare da parte il “buon senso” a tutto favore di una questione puramente legislativa difendendosi dietro a una frase “è la legge che lo prevede e io la applico”. Mi chiedo perché una persona prima di tutto non pensi alle conseguenze ma solo a pararsi le terga?

Se andrà tutto bene

Mera illusione che vada tutto bene, e lo sto vivendo anche sulla mia pelle, quando vedi le storture e sai che hai dato il massimo e anche di più ma arriva sempre il momento in cui è lo “sponsor” che impone un’azione da fare soprattutto a tuo discapito è più che giusto farsi da parte. Se esistesse la “VERA” meritocrazia in tutti gli ambiti quando t’impegni per portare avanti un’idea anche e soprattutto politica, a difendere un ideale e magari per farlo ti becchi pure qualche querela, quando ti millantano la sicurezza di essere in un ambiente dove sei tutelato e perciò t’impegni a fondo per metterti a disposizione e svolgere una serie di compiti con competenza e abnegazione alla fine della fiera se ci fosse ed esistesse una vera meritocrazia ti sarebbero riconosciuti meriti NON solo a parole, anche molto belle non c’è che dire, ma anche e soprattutto con i fatti. Solo i fatti sono la parte tangibile di un riconoscimento reale ed effettivo, le chiacchiere, per quanto mi riguarda, stanno solo a zero anche se con esse si può bellamente mandare l’acqua per in su. La meritocrazia è l’esatta antitesi di quel bel biglietto, lo sponsor non deve mai esistere e neanche la marchetta da “pagare”, detta in politichese. Se tu vali, fai e non tradisci sei l’unico che può e deve essere menzionato e riconosciuto, sei l’unico cui mi posso affidare e su cui contare in tutti i momenti non solo in quelli dove servi.

Se andrà tutto male

E qui cadde il somaro e si fece pure molto male… ma male male. Infatti la prassi in molti campi è la stessa del giudice che per lavarsi le mani scarcera il malvivente e non si premura, o forse neanche lo pensa, di informare l’ente pubblico in questione (la provincia) del furto subito. Come è molto facile fare il proclama del secolo in cui ti dicono “la tua opera è preziosa, anzi preziosissima a tal punto che per il lavoro e l’apporto che hai dato alla causa ti sarà in qualche modo riconosciuto” ma all’atto pratico ciò si rivela solo una serie di dieci/quindici parole sparate nell’etere solo per un effetto stile fuochi d’artificio. C’è un ma in tutto questo, chi si sente ripetere per una ventina di volte questa barzelletta poi alla fine, se non è del tutto stolto, capisce che è solo tanta fuffa… com’è fuffa la “scusa” del giudice usata per lavarsi le mani è fuffa la frase ad effetto. Non abbiamo più l’anello al naso caro il mio amico… sappiamo distinguere quando si viene persi per il naso (per non menzionare un’altra parte del corpo) sappiamo distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è, e sappiamo dare anche qualche consiglio disinteressato che, bada caso, alle volte si rivela pure giusto. Ma no la marchetta va fatta in barba a tutto e tutti, in barba soprattutto a quella tanto sbandierata meritocrazia che rimane tanto abbondante sulla bocca di qualcuno. E se tutto va male dobbiamo comunque essere responsabili e sapere quando è il momento di tirarsi indietro ed uscire da quel mondo che ti ha dato si soddisfazioni, ma purtroppo ti accorgi che erano solo “servite” e non utili. Ancora più deprimente, e quasi vomitevole, è quando ti accorgi che il pro è per chi ha frantumato i cosiddetti a tutti creando solo situazioni che infastidiscono e mettono in difficoltà, chi è bastian contrario e crea solo problemi, chi vuole tutto e si guarda molto bene dal dare, chi si sente super ma non mi legherebbe neanche una scarpa sfondata. E qui l’asino si trasforma in cavallo anche se l’asino d’oggi non è un “somaro” ma è anche intelligente e capisce che quello che ti eri immaginato non è quel mondo che riconosce chi sei e quanto vali, ma è un mondo dove contano solo le parole e i fatti sono destinati solo ai pochi eletti che sanno rompere bene i “gabasisi”. Visto che io non sono così presto ne uscirò da quel mondo, e farò come il mister che riceve l’invito dallo sponsor perché il figlio lo vuole sempre in campo, mi sento del tutto quel mister e sono orgoglioso di esserlo. Tutti siamo indispensabili ma nessuno è necessario quindi essere l’ennesimo “uno di meno” in questo caso mi fa molto piacere. Detto ciò aggiungo e chiudo con un bel: “CHI VUOL CAPIRE CAPISCA” …

Alla prossima settimana per il prossimo articolo di "La prossima settimana 2.0".