'La parola agli adolescenti': … non so più cosa pensare della scuola!

“La parola agli adolescenti" la rubrica quindicinale di MaremmaNews dedicata ai giovani. Una rubrica scritta da loro stessi. Un modo per confrontarsi, scambiare opinioni, raccontare qualcosa, insomma interagire. Un modo per capire il mondo degli adolescenti di oggi e parlare dei loro sogni.

La rubrica dei giovani oggi va oltre i confini della Maremma, a parlare è Rachele, ragazza che frequenta le superiori, fuori dalla nostra provincia. Rachele come tutti gli studenti, nello scorso anno scolastico ha dovuto affrontare le restrizioni dovute al momento di pandemia, DaD, collegamenti on-line con gli amici, poche uscite, insomma un taglio alla vita sociale. Dal suo diario riaffiora un suo scritto proprio di quel periodo, ve lo proponiamo….

coronavirus scuola tavoli (1).jpg“Sto scrivendo una lettera perché non so più cosa pensare riguardo la scuola. Prima di questo delicato periodo che ci costringe a stare lontani da tutti e ad attendere con tanta speranza il giorno in cui saremo liberi, la scuola era il posto più discusso negli alunni delle varie età. Ad alcuni piaceva andare a scuola, altri la detestavano proprio, ad alcuni piacevano di più le elementari, altri preferivano le superiori. Ora queste disparità non ci sono più, perché il concetto di scuola che avevamo fino a un anno fa non è più lo stesso.

Se prima ti svegliavi alle 5 per correre a prendere il bus delle 7, con il freddo dell’inverno e il sole accecante della primavera, ora ti svegli 5 minuti prima della lezione e non fai nemmeno caso se fuori piove o c’è il sole. Prima arrivavi a scuola con il fiatone e cercando di entrare prima delle 8:00, che se entravi anche solo un minuto dopo scattava il ritardo breve, ora ti basta accendere il computer e dire presente, non avendo nemmeno il “piacere” di faticare. Arrivavi in classe, ti sedevi al tuo posto aspettando con ansia che arrivasse il tuo compagno di banco per raccontargli tutto di quello successo la sera prima, ora lo vedi attraverso uno schermo, seduto nella sua cameretta con una luce cosi soffusa che non riesci nemmeno a distinguergli le espressioni facciali che un tempo ti facevano tanto ridere. Aspettavi con ansia arrivasse la ricreazione, per poter alzarti finalmente dalla sedia su cui eri incollato da 3 ore e poter andare a prendere panini o bevande alle macchinette (che tanto i professori detestavano), ora chiudi la chiamata e ti guardi intorno, non sapendo se andare a fare un giro in cucina o restare nella tua camera a passare la “ricreazione” guardando il telefono. Ma non nascondiamocelo, il momento più odiato dagli alunni erano le interrogazioni e verifiche, che quasi non ricordo più cosa volesse dire avere le farfalle nello stomaco i 10 minuti prima che cominciassero per ansia e paura che potesse andare male, ora ti basta stare a casa tranquillo, magari anche facendo cadere l’occhio un attimo sugli appunti per vedere se quello che avevi scritto effettivamente era giusto.

scuola banchi.jpgPer non parlare di quando, dopo essere stato seduto su un banco per 6 ore, corri per prendere il bus, spingendo anche per riuscire a trovare un posto libero e aspettando un’ora per poter finalmente tornare a casa e pranzare tranquillo, mentre ora questa fatica non c’è, quando si avvicinano le 12:00, tra un’ora e l’altra metti su l’acqua per la pasta, e finita l’ultima lezione, saluti il professore e hai subito il pasto pronto. Insomma, si, stare a casa non dovrebbe essere cosi stancante rispetto all’andare a scuola 6 giorni su 7, ma in realtà avremmo preferito un po' tutti tornare alla nostra quotidianità. A marzo non ci davamo troppo peso, era una cosa nuova anche per noi, dunque a fine anno ci siamo arrivati tutti e senza nemmeno troppo impegno. Passata un’estate anche quella diversa dal solito, a settembre eravamo tutti entusiasti di tornare a scuola, di rivedere i nostri compagni, che forse ci eravamo dimenticati anche un po' le loro facce, ma purtroppo, questa situazione era pesante lo stesso. Non era più la scuola dell’anno prima, tutti vicini, scambiandosi penne e righelli, abbracciandosi appena arrivati e battendosi il cinque uscendo. Dovevamo tutti stare in banchi unici, non potendo avere contatto con nessuno, dover disinfettarsi le mani se volevi prestare qualcosa a un amico, non vedere quelle belle facce sorridenti dei tuoi compagni quando si faceva una battuta, a causa della mascherina che ci nascondeva. Sapevamo che avremmo dovuto stare 6 ore attaccati davanti al computer, per poi starne altre 4 al pomeriggio per i vari compiti assegnati alla mattina, avere costantemente ansia del troppo carico di cose che avevamo da fare, non avere più lo sfogo dello sport e delle attività extrascolastiche a cui gli alunni partecipavano, per colpa della pandemia che ci aveva stravolto tutto. Non abbiamo più la nostra quotidianità, e anche se forse non è la cosa più divertente da fare, andare a scuola ne faceva parte e manca un po' a tutti. Spero vivamente di tornare il prima possibile, e che le cose saranno un po' cambiate, credo che questo periodo abbia aiutato un p o' tutti a capire che la tecnologia è un campo molto ricco, se sfruttato nel modo giusto, e mi auguro che la scuola ne adopererà nel modo più costruttivo possibile. Attendiamo tutti con ansia di tornare sui banchi a divertirci e a relazionarci senza alcuna barriera tra di noi. Forza e coraggio “.

Rachele in maniera chiara ha raccontato il suo vissuto durante il periodo della pandemia, sicuramente identico a quello di molti altri ragazzi, e credo che non ci sia bisogno di commentare, il grido è forte e chiaro ... libertà, serenità, vita.