La “Nives” di Naspini applaudita al Teatro degli Industri di Grosseto

GrossetoÈ stato uno spettacolo coinvolgente “Nives” al Teatro degli Industri di Grosseto, il 18 e 19 gennaio scorso.

Lo spettacolo “Nives” è tratto dal romanzo omonimo di Sacha Naspini (Edizioni E/O, 2020).

Affermato scrittore, Naspini (Grosseto, 19 ottobre 1976) è autore di numerosi racconti e romanzi, ha vinto premi letterari e collabora come editor, concept e art director con varie realtà editoriali, il suo lavoro vede l’interesse di produzioni televisive e cinematografiche. E’ laureato all’Università di Bologna, Laurea Magistrale in Teoria della Letteratura.

I romanzi di Naspini sono in distribuzione in 50 paesi - “Nives” tradotto in 26 lingue.

La sintesi di “Nives” è tutto sommato semplice, una donna rimane sola nella sua casa di campagna perché il marito muore all’improvviso. Le rimane per compagnia solo una gallina zoppa (vera o finta poco importa) che rimane incantata a guardare la pubblicità del Dash alla televisione. Già questo, di per sé, è un elemento anomalo: chi vive in campagna non ha una sola gallina ma un pollaio intero. La gallina è un simbolo che rappresenta, probabilmente, incomunicabilità e solitudine. Invece, Nives cerca il rapporto umano. Nella società contemporanea siamo soli, forse anche in famiglia, catturati dalla vita quotidiana, dai media adulterati e manipolatori, con una spiritualità ridotta ai minimi termini. La protagonista Nives, piuttosto, vuole relazionarsi, vuole stare in compagnia, e con la scusa della gallina incantata telefona al veterinario Loriano Bottai che stava per andare a letto, ma la moglie Donatella “russa forte”. Ne segue una lunga telefonata che è, in concreto, tutto lo svolgimento della storia. Una telefonata lunga una vita che risveglia i fantasmi del passato – forse una parodia alla vecchia pubblicità SIP “una telefonata allunga la vita”. Una telefonata in cui l’interazione umana è forte, ma non certo positiva. Si scoprono le verità nascoste dei due protagonisti e del loro mondo. Il passato riemerge, in un vorticoso susseguirsi di rivelazioni. Tuttavia, Nives non riesce a convincere Loriano ad andare a trovarla, ora che è rimasta sola, ora che nemmeno la gallina le parla più. E allora inizia a coinvolgerlo in un fitto dialogo che porta a rivelargli un segreto dopo l’altro, come per esempio che il vicino di casa, il seduttore Pagliuchi, era l’amante della giovane Donatella, e che questa a vederlo tutti giorni per anni, ora che è diventata molto grassa e ha perso la sua bellezza giovanile… insomma… ne soffriva…

Cresce lo spettacolo tra queste rivelazioni tremende, da Vecchio Testamento, che qui non scriviamo per non rivelare troppo agli spettatori futuri.

Allo stesso tempo, c’è un’antinomia con la staticità dell’azione scenica, con i due attori vincolati ad usare il telefono - rappresentato da due microfoni collegati a cavi calati dall’alto, simili a quelli usati nei vecchi studi radio.

I due protagonisti, Sergio Sgrilli e Sara Donzelli, parlano molto, si muovono sul palco divisi da un lungo tavolo. La scenografia è scarna, cupa, notturna, adeguata ai segreti sconvolgenti della narrazione.

Con il finale a sorpresa il pubblico rimane piuttosto turbato, ma applaude lungamente per molti minuti.

“Nives” è uno spettacolo da vedere, coinvolgente, e tuttavia che lascia un sapore amaro in bocca. Del resto, Naspini è uno che non le manda a dire, mostra nei suoi scritti la bruttezza del mondo, le bassezze dell’essere umano.

Questa telefonata allunga davvero la vita dei protagonisti? Forse la distrugge del tutto. C’è la difficoltà della comunicazione interpersonale della società contemporanea. L’interazione fra esseri umani è dolorosa, ma è un elemento di base inevitabile dell’essere umano, animale sociale.

C’è il confronto fra il passato e la società di oggi, il mondo agricolo di una volta, che non era certo migliore di oggi, matrimoni di comodo, figli naturali, coppie che non si sono mai amate.

Rifugiarsi nel passato, come fanno i protagonisti, non curerà il presente.

I protagonisti sono due attori di razza, Sergio Sgrilli e Sara Donzelli. Del primo, il follonichese Sgrilli, si sa tutto, una grande carriera di alto livello, cinema, teatro, musica, il grande successo di Zelig.

La milanese Donzelli invece è attrice di teatro, ma anche televisione, con un curriculum internazionale e con vari titoli accademici sul teatro, poesia, arte terapia, laureata al DAMS di Bologna.

Alla fine del 2003 avvia il percorso artistico con Giorgio Zorcù e nel 2005 fondano insieme la compagnia Accademia Mutamenti.

Il regista Giorgio Zorcù fa ricerca teatrale sin dagli anni ’70 sulla relazione fra il teatro e i diversi linguaggi artistici. E’ stato direttore di vari festival e centri di ricerca, tra cui il CRT-Centro di Ricerca per il Teatro di Milano e docente tra cui l’Accademia Paolo Grassi di Milano. Negli anni ’90 si sposta sull’Amiata dove crea Toscana delle Culture, festival internazionale che dura per 23 anni.

Mantiene rapporti con il teatro internazionale: è socio fondatore della sezione italiana UNESCO ITI-International Theatre Institute (Lecce, 2011); collabora con ARTEN-Asian Regional Theatre and Education Network (2012); crea con altri il gruppo PAiR – Performing Arts in Residence (2012) vincendo un bando del programma Grundtvig - UE.

Dal 2016 per conto di ITI Italia dirige il progetto del MIUR “Scrivere il Teatro”, concorso nazionale di scrittura per le scuole e mette in scena i testi vincitori insieme a Sara Donzelli.

Lo spettacolo “Nives” vede la riduzione per la scena e drammaturgia di Riccardo Fazi, voci fuori campo Graziano Piazza, Elena Guerrini, costumi Marco Caboni, collaborazione ai movimenti Giulia Mureddu, disegno suono Umberto Foddis, disegno luci Marcello d’Agostino, grafica Matteo Neri, video Luca Deravignone, oggetti di scena Lorenzo Pazzagli, Lucio Pari.

Per la produzione Accademia Mutamenti e coproduzione Teatro Fonderia Leopolda/Muta Imago con il contributo di Città di Follonica, Regione Toscana.

“Nives“ è stato uno spettacolo molto appassionante in scena al Teatro degli Industri di Grosseto, il 18 e 19 gennaio, tratto da libro omonimo di Sacha Naspini.