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La mostra “Luciano Bianciardi. Sulla luna non c’è niente”
2 febbraio – 3 marzo 2024 / Polo culturale Le Clarisse, Grosseto
Grosseto: Oltre cinquanta foto che ritraggono Luciano Bianciardi e luoghi significativi della sua breve vita, riviste d’epoca dove poter leggere i suoi articoli, copertine originali dei suoi romanzi e documenti autografi sono al centro della mostra “Sulla luna non c’è niente” che verrà inaugurata venerdì 2 febbraio alle ore 18 al Polo culturale Le Clarisse di Fondazione Grosseto Cultura. Nell’occasione verrà presentato anche il catalogo della mostra a cura di Sergio Oriente, Michele Gandolfi e Michele Guerrini, pubblicato da Effigi edizioni. Si potrà visitare sino al 3 marzo l’esposizione documentaria e fotografica promossa e organizzata da Fondazione Luciano Bianciardi e Comitato nazionale per il centenario della nascita di Bianciardi in collaborazione con Fondazione Grosseto Cultura – Polo culturale Le Clarisse, con il supporto di Fondazione CR Firenze e il patrocinio del Comune di Grosseto. I materiali in mostra provengono in larga parte dalla collezione Sergio Oriente – Enrica Piscolla, tranne alcune foto di proprietà di Luciana Bianciardi, figlia dello scrittore, e dell’archivio della Fondazione Bianciardi. Il materiale documentario è stato diviso in quattro sezioni: Kansas City, Milano, Disseminare Dissipare, Aprire il fuoco.
«La mostra – spiega Lucia Matergi, direttrice scientifica della Fondazione Bianciardi – rappresenta il sigillo di un lungo periodo, due anni, in cui l’occasione del centenario della nascita dello scrittore, avvenuta nel 1922, ha offerto l’opportunità di parlare di lui, di scavare la sua personalità, le sue opere, le circostanze della sua esistenza. Due anni intensi e appassionanti, dato che si trattava non solo di approfondire quanto era stato testimoniato in precedenza, ma di rovesciare un parametro critico alquanto logoro, l’icona dell’eterno ribelle, per sostituirlo con una pratica di indagine spregiudicata, che potesse rendere ragione della complessità di Bianciardi, superando la sua presunta inafferrabilità. Di questo lavoro di ripulitura, la mostra può considerarsi il sigillo ideale per alcune caratteristiche, come la varietà dei punti di osservazione che spazia dalle foto dello scrittore, solitario o in compagnia, a quelle dei luoghi fisici e culturali, dalla miniera di Ribolla alla pubblicità di una cucina americana, specchio del boom anni Sessanta».
«Tutta l’attività del Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Bianciardi – dichiara il presidente Roberto Mugnai – si è distinta per la molteplicità delle proposte e dei destinatari nel tentativo, speriamo in parte riuscito, di dare ulteriore impulso allo studio e alla conoscenza di Bianciardi, anche con uno sguardo attento alla scuola e agli studenti. La mostra e il catalogo ci sono parsi la conclusione migliore di questi due anni».
«Le attività del centenario – ricorda Massimiliano Marcucci, presidente della Fondazione Bianciardi – sono iniziate con una mostra dedicata a Furio Cavallini, pittore piombinese conosciuto da Bianciardi a Milano e terminano con una mostra di materiale fotografico e bibliografico, dopo essere passati per un’esposizione di Ettore Sordini, altro amico di Milano. Nel mezzo, decine e decine tra eventi culturali, pubblicazioni, la celebrazione alla Camera dei deputati, e altre attività che hanno cercato di mostrare il carattere poliedrico della figura e della scrittura di Luciano Bianciardi, che rischiava di finire incastonato nell’immagine del perenne arrabbiato».
«Il filo conduttore che unisce uno degli obiettivi – forse il principale – della programmazione culturale ed espositiva del Polo culturale Le Clarisse – sottolinea il direttore Mauro Papa – alle tre mostre che il Polo ha ospitato e che sono state dedicate allo scrittore grossetano e ai suoi amici artisti propone uno sguardo nuovo, rivolto a emancipare la cultura locale dagli stereotipi identitari che, nelle parole di Bianciardi, caratterizzavano l’immagine del maremmano a Milano e che sono vivi ancora oggi».
«La Fondazione CR Firenze – spiega il consigliere d’amministrazione Carlo Vellutini – ha affiancato con convinzione il lungo percorso del centenario di Luciano Bianciardi. Lo ha fatto per il suo importante ruolo nella cultura italiana, ma anche per la sua centralità in quella maremmana, con il contributo diretto che ha dato nella divulgazione del sapere in città, ma anche nelle zone interne della provincia di Grosseto. Senza dimenticare quanto la sua terra sia stata al centro delle sue scritture, offrendone spesso uno spaccato storico e sociale di assoluto livello».
Le sezioni della mostra
Sezione 1: Kansas City
Luciano Bianciardi nel periodo grossetano della sua formazione: siamo negli anni Cinquanta e ancora non si è rimarginata la ferita della guerra, rappresentata nei diari esposti che la raccontano nel dettaglio; ancora non romanzi, ma articoli nelle riviste di cultura, da “Belfagor” a “Il Mondo”, testimonianza dell’atteggiamento impegnato dello scrittore che in questo periodo inizia la sua attività giornalistica, affiancandola a quella di bibliotecario, di cui il Bibliobus è il segno più vistoso, e di animatore culturale nel cittadino circolo del cinema, cui si lega la rivista “Cineclub”. Su questo fervore di rinnovamento piomba la tragedia di Ribolla, cui la mostra dedica un articolato reportage, ricco di foto d’epoca e di articoli giornalistici, a testimonianza dell’impatto prodotto dall’evento nella vita e nell’opera di Bianciardi.
Sezione 2: Milano
Si entra nella metropoli seguendo i passi dello scrittore: le foto del palazzo della Montecatini sono un efficace colpo d’occhio sulle intenzioni, più volte raccontate da Bianciardi nella sua perenne autofiction, di dare l’assalto ai centri di potere, partendo da quello responsabile della tragedia di Ribolla; ma Milano è anche la capitale del boom economico, di cui in mostra figurano immagini simbolo. La rappresentazione della ricchezza di prodotti e di persone è funzionale a far risaltare la solitudine di Bianciardi, di cui la scelta fotografica enfatizza il girovagare pensoso per strade deserte. Sono gli anni delle amicizie bohemien, come emerge dal riferimento a Enzo Jannacci, ma anche dell’incontro-scontro con Gian Giacomo Feltrinelli; sono gli anni de “La vita agra” che la mostra illustra con l’occhio attento alle reazioni di critica attestate dagli articoli giornalistici dedicati all’autore, assurto a straordinaria notorietà, come a quelle del pubblico, che conosce il romanzo anche grazie al film di Lizzani.
Sezione 3: Disseminare, dissipare
Una campionatura vasta e variegata dell’intensa attività intellettuale svolta da Luciano Bianciardi negli anni contemporanei e successivi alla pubblicazione della “Vita agra”, anni in cui lo scrittore mette a punto il suo mestiere di traduttore, già intrapreso fin dagli esordi milanesi, quello di giornalista free lance per testate e argomenti vari, dallo sport alla televisione, dai diritti civili all’indagine sociologica del mondo che lo circonda. È la sezione più eccentrica della mostra, che si propone sia con il volto delle riviste sia con le immagini dei grandi stranieri tradotti e dei loro libri “ribaltati” da Bianciardi.
Sezione 4: Aprire il fuoco
Una riflessione per immagini su quel ventaglio di situazioni, spunti, prese di posizione, avvenimenti, che vengono insieme triturate per costituire, come spremitura estrema, la sostanza di “Aprire il fuoco”, l’ultimo romanzo di Luciano Bianciardi. Pubblicato nel 1969, contiene nella sua narrazione le reazioni dello scrittore di fronte alla caduta delle illusioni personali e collettive. Questo raccontano le immagini proposte: gli articoli dell’autore sulla rivoluzione mancata, piazza Fontana nelle foto dei funerali di Stato, la cosiddetta conquista della luna da parte degli Americani. E se si cerca un criterio di ordine in questo caotico ammasso di suggestioni, l’indizio è quello posto a suggello della sezione: la copertina de “I Mille”, il romanzo del garibaldino Bandi, tanto amato da Bianciardi fin da bambino. È il Risorgimento l’approdo dell’avventura di Bianciardi, sconfitto, ma non vinto, anzi pronto ancora una volta ad “aprire il fuoco”. Con il cenno di saluto fermato dall’ultima foto, Luciano Bianciardi si congeda. Una foto incerta, ideale per suggellare un viaggio che non è finito.
I curatori della mostra
Sergio Oriente (Campobasso 1984), laureato in Filologia classica all’università La Sapienza di Roma, docente liceale, è collezionista di materiali cartacei e fotografici del Novecento. Contribuisce periodicamente con prestiti dal proprio archivio all’allestimento di mostre nazionali e internazionali.
Michele Gandolfi (Grosseto 1990), laureato in Filologia moderna all’università di Pisa con una tesi su Luciano Bianciardi, si occupa di onomastica letteraria e delle rappresentazioni della provincia in letteratura. È membro del Comitato scientifico della Fondazione Bianciardi.
Michele Guerrini (Grosseto 1986), laureato in Lingue e letterature straniere all’università di Siena, lavora come fotografo, videomaker e copywriter. Ha realizzato mostre personali e reportage fotografici. Collabora con l’ufficio comunicazione della Fondazione Bianciardi.
Giorni e orari di visita, biglietti
La mostra “Luciano Bianciardi. Sulla luna non c’è niente” potrà essere visitata dal 2 febbraio al 3 marzo 2024 negli orari di apertura del Polo culturale Le Clarisse, in via Vinzaglio n.27 a Grosseto: giovedì e venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20; sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.
Ingresso 2 euro; gratis per i soci di Fondazione Grosseto Cultura; 5 euro con Museo Luzzetti (3 euro ridotto).
Inaugurazione 2 febbraio: ingresso gratuito
Per info:
0564/488066-067-547
clarissearte@fondazionegrossetocultura.it collezioneluzzetti@gmail.com