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Ettore, intellettuale di spessore, ha raggiunto babbo Luciano Bianciardi
Con profonda costernazione ho appreso della scomparsa di Ettore. Un carissimo amico anche se negli ultimi anni avevamo avuto qualche divergenza di opinioni. Persona di eccezionale cultura filtrata da una personalità originale e schiettamente maremmana, nonostante da Grosseto se ne fosse andato a Bologna al tempo dell'università senza farne stabile ritorno. Sono certo che il mio dolore tutto maremmano sarà condiviso dai tanti amici coetanei e non che lo hanno conosciuto sia di persona che attraverso i suoi articoli e le sue critiche taglienti quasi tutte incentrate sugli scritti e sulla memoria di suo babbo lo scrittore Luciano.
Senza tema di smentita posso affermare che lui e non altri è stato l'autentico interprete della poetica bianciardiana. Il suo carattere fiero e consapevole di questa eredità da non spartire con nessun altro pretendente lo hanno posto in perenne conflitto con coloro che gliene contestavano l'indiscussa, a mio avviso, esclusiva titolarita'. Di questo e di altro parlavamo nelle rare occasioni in cui Ettore, vincendo la sua naturale ritrosia, si conduceva a Grosseto.
Fiero della sua origine grossetana faceva con me lunghe passeggiate in città alla ricerca di luoghi infissi nella sua memoria giovanile. La sua scomparsa non lascia solo un grande vuoto in familiari ed amici. Lo lascia anche nel mondo culturale cui apparteneva a pieno titolo per la sua incredibile capacità di apporto di contributi culturali originali e per la continua interpretazione dell'opera letteraria del babbo che è rimasto per tutta la vita il suo costante riferimento e modello di emulazione.
Mi stringo con commozione ai suoi familiari e saluto con affetto bagnato di lacrime colui che, con empatia tenacemente radicata, chiamavo il mio Ettorone.