Emergenza idrica: gestione delle acque in val di Cecina esempio virtuoso

L’assessora Monni: “Nessun problema di approvvigionamento idrico per il consumo umano, a parte piccole frazioni collinari con problemi infrastrutturali, nonostante la siccità dell’estate 2022 e nonostante Solvay sia un soggetto industriale idroesigente”

Firenze: L’assessora all’Ambiente Monia Monni è intervenuta in aula su richiesta della consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Silvia Noferi per un aggiornamento sulle concessioni di acqua dolce al polo industriale Solvay e l’impatto di questi prelievi sulla crisi idrica toscana. Nella risposta all’interrogazione l’assessora ha elencato le utenze idriche esercitate dal gruppo ricapitolando tutte le voci.

“I valori di portata in metri cubi l’anno - ha spiegato – sono quelli massimi consentiti e i prelievi reali variano di anno in anno rimanendo al di sotto di questi valori”. L’assessora ha poi chiarito che “i prelievi a uso potabile sono dedicati alla fornitura che Solvay fa ad ASA spa (gestore del Sistema idrico integrato) per l’approvvigionamento delle città di Rosignano, in forza di protocolli di intesa siglati a partire dal 2001 da Comuni e Province interessati, poi definiti nell’accordo industriale denominato Aretusa. I prelievi effettivi destinati a questo uso si aggirano sui 2,5 milioni di metri cubi l’anno. Una fornitura strategica per il comune di Rosignano fino a quando non sarà completato il programma di interventi previsto dalla DGR 40/2017 da parte del gestore Servizio Idrico Integrato. Interventi che consentiranno di veicolare risorsa idrica di buona qualità dalla bassa val di Cecina. Con l’ultimo di questi interventi che andrà a breve all’esame della Conferenza dei servizi convocata da A.I.T”.

“I prelievi ad uso industriale – ha proseguito l’assessora Monni – sono divisi tra utilizzo minerario e quello per la sodiera nello stabilimento di Rosignano. I prelievi annuali effettivi a uso produzione di beni e servizi dedicati allo stabilimento di Rosignano ammontano a circa sei milioni di metri cubi. Di questi 5,5 provengono dalle acque superficiali. Oltre a questi lo stabilimento di Rosignano utilizza da 3 a 3,6 milioni di metri cubi all’anno di acque reflue depurate provenienti dall’impianto denominato Aretusa, che raffina i reflui dei depuratori di Cecina e Rosignano”.

“I prelievi da falda - ha aggiunto l’assessora all’Ambiente - sono stati ridotti con i recenti rinnovi di concessione che hanno portato un’utenza da 1,5 a 0,31 milioni di metri cubi annui e trasformando l’altra in una concessione sostitutiva. Questa concessione consente di prelevare acqua solo se vengono a mancare altre fonti di approvvigionamento. Negli ultimi anni i prelievi reali sono rimasti in una media di circa 0,35 milioni di metri cubi all’anno. Questa limitazione segue la definizione di una zona di protezione che riserva al gestore del SII il prelievo della falda profonda della bassa Val di Cecina a valle della Steccaia, nei comuni di Montescudaio e Riparbella. Si tratta tra l’altro della prima e unica zona di protezione definita in Toscana”.

“I prelievi finalizzati all’estrazione di salgemma – ha spiegato Monia Monni - avvengono invece da 21 pozzi che pompano acqua dalla falda di subalveo del fiume Cecina in un ampio tratto che va dalla confluenza del Botro di Santa Marta fino quasi a Casino di Terra. La concessione prevede un meccanismo di tutela del deflusso del fiume Cecina basato sulla riduzione dei prelievi di Solvay al superamento di determinate soglie piezometriche in due sensori della rete regionale. A questa limitazione non sono soggetti i prelievi del gestore SII che hanno il principale campo pozzi a monte di quello Solvay e un secondo, più piccolo, al centro del campo Solvay immediatamente a valle di Ponteginori. Quest’ultimo ha permesso al gestore di superare agevolmente una crisi idrica locale, nel novembre del 2021, e quella generale dell’estate 2022”.

L’assessora all’Ambiente Monia Monni ha concluso il suo intervento spiegando che “proprio per la presenza di un soggetto industriale idroesigente e il potenziale conflitto d’uso con il consumo umano, la val di Cecina è stata ed è un laboratorio di iniziative normative e amministrative volte a razionalizzare l’acqua nel rispetto delle priorità d’uso. La prova dell’efficacia di queste iniziative è che nell’estate del 2022, nonostante la grave carenza di precipitazioni, salvo piccole frazioni collinari con problemi infrastrutturali, non si sono verificati problemi di approvvigionamento idrico per il consumo umano, con la stima degli impatti dei prelievi idrici industriali migliorata rispetto al passato”.

Una risposta quella della Giunta che la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Silvia Noferi ha definito “abbastanza esauriente”. Aggiungendo “di riservarsi di leggere attentamente i dati anche in vista della futura comunicazione dell’assessora Monni sulla crisi idrica”. “Perché come lei ha letto – ha aggiunto rivolgendosi all’assessora regionale all’Ambiente - Solvay è un importante impianto industriale che incide fortemente sul consumo di acqua potabile, o comunque acqua dolce”. “Mi fa piacere - ha concluso Noferi - avere contribuito alla sua conoscenza del problema e visto che dovrà aggiornare la sua comunicazione potrà tenere presenti anche questi dati che ci ha letto”.