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Distretto biologico della Maremma, Legambiente (Gentili): un modello di crescita sostenibile, traino per la Toscana
Il distretto biologico della Maremma continua a crescere, con il 41% della superficie agricola convertita al biologico e oltre 300 aziende coinvolte. Il territorio si conferma un modello di sostenibilità e innovazione.
Alberese: La crescita del biologico in Italia è un dato di fatto: negli ultimi cinque anni, la superficie agricola destinata a questo modello è aumentata del 25,4%, portando il settore a un valore di oltre 6,5 miliardi di euro nel mercato interno e 3,9 miliardi nell’export. Un trend che conferma non solo la solidità economica del biologico, ma anche una scelta sempre più consapevole da parte di consumatori e produttori.
In questo scenario, la Toscana gioca un ruolo di primo piano, con quasi 7.000 aziende che hanno scelto di abbandonare l’agricoltura convenzionale per una produzione più rispettosa dell’ambiente. Solo nell’ultimo anno, la crescita del biologico nella regione ha registrato un +8,7%, un segnale chiaro di una transizione in atto. Tra i protagonisti di questa trasformazione c’è il distretto biologico della Maremma, uno dei più grandi d’Europa, nato grazie a un percorso condiviso tra i Comuni di Capalbio, Castiglione della Pescaia, Grosseto, Magliano in Toscana, Manciano, Orbetello e Scansano. Con una superficie agricola utilizzabile di quasi 96.000 ettari, di cui il 41% già convertiti al biologico, il distretto rappresenta un esempio concreto di come sia possibile coniugare crescita economica, tutela ambientale e valorizzazione del territorio.
Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente, ne sottolinea il valore strategico: "I dati ci dicono che il biologico è in crescita, ma la sfida vera è farlo diventare il modello prevalente e non un settore di nicchia. Il distretto biologico della Maremma è un esempio di come, attraverso la collaborazione tra istituzioni, produttori e associazioni, si possa costruire un’agricoltura che rispetta l’ambiente e risponde alle esigenze dei consumatori. L’agricoltura biologica, infatti, non solo elimina gli impatti negativi sugli ecosistemi, ma tutela gli insetti impollinatori, garantisce cibo sano ai consumatori e rende il nostro settore più competitivo sui mercati, unendo l’eccellenza e la qualità del made in Italy alla salubrità delle produzioni e rafforzando un modello sostenibile e innovativo. Per rendere questa transizione irreversibile, servono politiche pubbliche che sostengano le aziende e favoriscano una vera transizione agroecologica."
Uno degli aspetti più rilevanti riguarda la ristorazione scolastica e collettiva. In Italia, la domanda di alimenti sani è in crescita, ma la consapevolezza sulla presenza di prodotti biologici nelle mense è ancora limitata. Eppure, investire in questa direzione potrebbe generare un impatto profondo sulle abitudini alimentari delle nuove generazioni.
"Rendere il biologico una scelta quotidiana deve partire dalla scuola", continua Gentili. "Le mense scolastiche, universitarie e ospedaliere devono essere il primo luogo dove garantire un’alimentazione sana e sostenibile. In tal senso, è necessario anche un intervento deciso per garantire, seppur nell’ottica del giusto prezzo per gli agricoltori, che il biologico sia accessibile a tutti, non solo a chi può permetterselo."
I numeri dell’Osservatorio SANA dimostrano che i consumatori sono sempre più attenti alla qualità e alla sostenibilità dei prodotti che acquistano. Ma perché questa transizione sia davvero efficace, serve una politica agricola che non si limiti a incentivare il biologico, ma lo renda il perno di un nuovo modello di sviluppo rurale. Il distretto biologico della Maremma, con il suo approccio integrato e il coinvolgimento di oltre 300 aziende agricole, dimostra che questa strada non solo è possibile, ma già percorribile. Da questo punto di vista, è fondamentale adottare una visione che assicuri il trasferimento di know-how a tutte le filiere agricole, sia biologiche che convenzionali. Questo deve avvenire non solo attraverso l’innovazione tecnologica, ma anche mediante la diffusione di buone pratiche, dando così un impulso decisivo all’intero comparto in un’ottica agroecologica e contribuendo alla riduzione degli input chimici, idrici ed energetici.
"Non possiamo limitarci a celebrare la crescita del biologico", conclude Gentili. "Dobbiamo garantire che diventi la norma, non l’eccezione. E per farlo servono visione politica, investimenti mirati e un impegno concreto per trasformare l’agricoltura italiana in un modello di sostenibilità a livello globale attraverso un binomio tra tradizione ed innovazione in chiave sostenibile"
La sfida è aperta e il distretto biologico della Maremma ha già iniziato a tracciare la strada per rendere il nostro territorio un vero e proprio modello nazionale di agroecologia.