Confconsumatori: «Bce, è un errore aumentare ancora i tassi»

Per 14 associazioni dei consumatori «gli aumenti sono uno strumento inadeguato che danneggia cittadini e imprese: serve subito un cambio di orientamento»

Grosseto: «La decisione di aumentare i tassi d’interesse assunta dalla Bce, allo scopo di contrastare l’aumento dell’inflazione, comporta un conto salato scaricato sulle spalle dei cittadini consumatori». È la posizione di 14 associazioni a difesa dei consumatori: Adiconsum, Adoc, Adusbef, Assoutenti, Casa del consumatore, Centro tutela consumatori utenti, Cittadinanzattiva, Codici, Confconsumatori, Federconsumatori, Lega consumatori, Movimento consumatori, Movimento difesa del cittadino e Udicon.

«La Bce – ricordano – ha scelto di utilizzare il più classico degli strumenti ordinari per affrontare una situazione che invece ha caratteristiche del tutto straordinarie. Infatti il ripetuto aumento del costo del denaro, promesso dalla governatrice centrale anche per il prossimo futuro, non incide significativamente sulle ragioni della crisi, che sono legate anzitutto alla rarefazione dell’offerta di beni primari ed energetici sui mercati internazionali e quindi alle gravissime tensioni geopolitiche connesse alla guerra in atto tra Russia e Ucraina, mentre non dipendono da un eccesso di domanda di beni di consumo che prema sulla formazione e sulla concatenazione dei loro prezzi nelle filiere produttive. Perciò i cittadini oggi non si ritrovano in mano una quantità eccessiva di carta moneta da contenere innalzandone il costo, se consideriamo le dimensioni enormi raggiunte dagli aumenti delle spese per i bisogni essenziali delle famiglie, che hanno già causato una forte erosione del loro potere d’acquisto, non temperata efficacemente dalle misure emergenziali finora adottate dal Governo: oggi i consumatori hanno in mano poco da spendere e spendono di conseguenza sempre meno. Uno su quattro di loro vive adesso l’angoscia di non poter soddisfare neppure il fabbisogno alimentare quotidiano e più della metà dichiara che sarebbe travolto dalla necessità di affrontare una spesa straordinaria anche di poche centinaia di euro».

L’IMPATTO SU MUTUI E FAMIGLIE – Perciò, a detta delle associazioni, «l’intervento sui tassi ora non soltanto risulta inadatto a contrastare l’inflazione, ma non fa altro che appesantire per le Pmi e soprattutto per le famiglie i costi dei prestiti e dei mutui bancari in essere a tasso variabile e dei nuovi finanziamenti attivabili anche a tasso fisso, con l’effetto di aggravare ancora il caro-vita e di frenare gli investimenti privati e con il rischio collaterale di aumentare le possibilità di una recessione». Un esempio? «Ora, con riguardo alla sola componente del tasso d'interesse, un mutuo-casa ventennale a tasso variabile di 100 mila euro stipulato sei mesi fa, a giugno 2022 (quando i tassi Bce erano prossimi a zero) costa a una famiglia circa 1.700 euro in più all’anno, con una rata mensile aumentata di oltre 140 euro rispetto alla prima pagata a luglio 2022. Questa spesa si somma agli altri aumenti rilevati sui beni di consumo, che valgono oltre 3.000 euro all’anno di spese in più, assorbendo in pratica più di due mensilità di stipendio o di pensione per tanti cittadini e lavoratori, che non è proprio il caso di colpire ancora».

CAMBIARE SUBITO ORIENTAMENTO – Anche per queste ragioni le associazioni chiedono alla presidente Lagarde e a tutti i membri del Comitato esecutivo della Bce di «cambiare l’orientamento della politica monetaria attualmente praticata».