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Autolinee Toscane: Filt Cgil interviene su recupero produttività
Allegrini (Tpl): «col nuovo piano industriale di AT si spremerebbero i dipendenti e si cederebbero a terzi tratte per 17 milioni di km. Prendiamo come segnale di apertura la riconvocazione del tavolo. Ma rimaniamo pronti alla mobilitazione»
Grosseto: Con l’insediamento della nuova dirigenza di Ratp Dev Italia, Autolinee Toscane si accinge a dare corso al nuovo piano industriale per recuperare le perdite dei primi tre anni di gestione inefficiente. Cosa che costituisce una minaccia sia per i 280 lavoratori maremmani del trasporto pubblico locale (Tpl), sia per gli utenti del servizio. Una prospettiva particolarmente inquietante per la provincia di Grosseto a causa della sua conformazione geografica e della presenza di cosiddette “zone a domanda debole” (a bassa frequenza di linee e utenza). Filt Cgil Grosseto, per scongiurare questo rischio ha incontrato insieme alle altre sigle sindacali l’azienda, ottenendo intanto un rinvio della decisione e un ulteriore confronto di merito. Tuttavia, rimane l’allerta finché la trattativa non sarà chiusa e Filt Cgil vuol dare il segnale che è pronta alla mobilitazione a lavoratori, utenti e amministratori.
«Si scrive “recupero di produttività” ma si legge risparmio sul costo del lavoro. E finisce col deteriorare il servizio fornito all’utenza sul territorio – spiega Alberto Allegrini (foto cover), responsabile del Tpl nella segreteria della Filt – Il cavallo di Troia attraverso il quale l’azienda potrebbe peggiorare le condizioni di lavoro del personale consiste nelle cosiddette “razionalizzazioni” della spesa: l’eliminazione di 6 turni di lavoro spalmando le corse su altri turni, aumentando gli straordinari e allungando i nastri orari giornalieri; con l'obiettivo di recuperare almeno 300mila euro all'anno dal 2025 al 2032, quando scadrà la concessione del Tpl. Il taglio di altri milioni di chilometri al trasporto pubblico locale. Ulteriori penalizzazioni dei cosiddetti “lotti a domanda debole” (in gergo i T2) attraverso gare gestite dalle Province: ovverosia quelli in zone con poca utenza, popolazione anziana e in aree periferiche. Ricorso massiccio a gare per subappaltare le linee a piccole società di trasporto, che a loro volta per garantirsi utili si rifaranno sul costo del personale.
Nel corso dell’incontro con i vertici aziendali - aggiunge Allegrini – ho chiarito che per il sindacato le ipotesi prospettate per la provincia di Grosseto al fine di recuperare produttività sono drasticamente penalizzanti per autisti e lavoratori. Circostanziando le mie affermazioni e ricordando che nel Grossetano, secondo i dati aziendali, gli autisti hanno la più alta produttività della regione con una media di 256 giorni di lavoro all'anno, escluse ferie e turni di riposo. Per cui l’eliminazione di 6 turni di lavoro è inaccettabile. E che, ad esempio, non ci spieghiamo perché si preferisca colpire i lavoratori invece di chi non paga il biglietto. Considerato che, sempre secondo l’azienda, c’è un’altissima evasione del pagamento dei titoli di viaggio da parte dei passeggeri controllati a bordo dei mezzi dagli ispettori.
Pertanto, è bene sia chiaro che a fronte di un irrigidimento dell'azienda sul piano industriale, Filt Cgil non avrebbe alcuna intenzione di accettare supinamente le scelte. Ma si batterebbe per garantire lavoratori e utenti del Tpl ai quali va garantito il diritto alla mobilità, a prescindere da dove risiedano. Il fatto che sia stata convocata una nuova riunione per la prossima settimana, lo prendiamo comunque come un segnale di apertura rispetto alle nostre istanze.
Voglio inoltre ricordare – aggiunge il sindacalista della Filt Cgil - che il territorio ha già subito negli anni da parte di Provincia e Regione tagli draconiani: già ai tempi in cui Rama gestiva il Tpl, nel 2008, vennero ridotti di 600mila i chilometri di Tpl, penalizzando soprattutto piccoli centri e aree periferiche. Poi nel 2016, gestore Tiemme, ne vennero tagliati altri 200mila. Ai quali dopo la gara regionale che affidò il servizio ad Autolinee Toscane, nel 2022 si sono aggiunti altri 500mila km.
Il progressivo deterioramento del trasporto pubblico locale ha più cause, nazionali e regionali – continua Allegrini - Con responsabilità trasversali al mondo politico. Il problema principale rimane la costante riduzione del “Fondo nazionale trasporti”, iniziata coi precedenti governi e aggravato da quello attuale. Che non ha alcun interesse a promuovere la mobilità pubblica. Poi ci sono i problemi derivati dal bando di gara regionale per individuare il gestore unico del Tpl. Bando che la Cgil accettò obtorto collo. Oggi le cose stanno peggiorando e all'orizzonte, sotto la voce “recupero di produttività”, col nuovo piano industriale si vede chiaramente il rischio che dei 110 milioni di chilometri assegnati ad Autolinee Toscane ne rimangano solo 88 milioni, cedendo in subconcessione con gare al ribasso da oggi al 2032 fino a 17 milioni di km. Privilegiando le grandi aree urbane più redditizie e liberandosi di quelle a domanda debole. Operazione che nella nostra realtà comporterà anche la parallela riduzione di 6 turni di lavoro.
Facendo un esempio di ciò che potrebbe accadere: a fronte di un corrispettivo garantito dalla Regione di circa 2.40 euro/km, Autolinee Toscane potrebbe mettere a gara alcune tratte a 1.60 euro/km, o anche meno, e trattenere il rimanente senza colpo ferire. Se a questo affianchiamo il “recupero di produttività” spremendo il personale, si capisce bene come sia possibile gonfiare gli utili a discapito di chi lavora e di chi usufruisce del servizio del trasporto pubblico locale».