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Commissione Provinciale Pari Opportunità di Grosseto: 'Violenza sulle donne, tanti stereotipi non sono ancora stati superati'
Grosseto: "Recentemente - si legge nella nota di Cinzia Gravina Presidente della Commissione Provinciale Pari Opportunità di Grosseto - il video di un padre in difesa del figlio indagato per stupro di gruppo aveva riacceso i riflettori sulle spiacevoli conseguenze che spesso si trovano a subire le vittime di violenza a seguito della loro denuncia. Il fatto che questo padre sia anche un politico aveva dato gran risalto alla vicenda.
Quel video, dai toni aggressivi e violenti, è la dimostrazione che certi stereotipi ancora non sono stati superati, che le donne che subiscono violenza, questo pare essere il messaggio sotteso, non devono denunciare e se lo fanno devono sapere che da vittime verranno trasformate in colpevoli, che è solo loro la colpa.
In questo modo subiranno quella che tra gli “addetti ai lavori” è conosciuta come vittimizzazione secondaria: verranno violate una seconda volta, verranno analizzati nei minimi particolari i loro comportamenti, la lunghezza delle loro gonne, i centimetri di pelle scoperta, gli orari di uscita, le bevande assunte, la tempestività della denuncia. Ogni particolare che possa screditarle verrà utilizzato contro di loro.
In questo contesto non si può fare a meno di ricordare l’arringa dell’avvocata Tina Lagostena Bassi nel famoso processo per stupro svoltosi nel 1978 presso il Tribunale di Latina, che già denunciava questo vizio di mettere sul banco degli imputati la vittima, pur di ottenere l’assoluzione degli autori di violenza.
Sono passati quarant’anni da quell’arringa, ma è sempre attuale, come dimostra anche la decisione di questi giorni della Corte Europea dei Diritti Umani che ha sanzionato l’Italia per lo svolgimento del processo, svoltosi presso la Corte di Appello di Firenze, per i fatti di violenza, conosciuti come “lo stupro della Fortezza”, che si concluse con sentenza di assoluzione dei sette imputati.
Premesso che la Convenzione di Istambul, ratificata dall’Italia e in vigore dal 2014, impone agli Stati e ad ogni soggetto che agisca in nome dello Stato di astenersi da qualsiasi atto che costituisca una violenza nei confronti delle donne, la Corte Europea ha rinvenuto nella sentenza fiorentina “passaggi che non hanno rispettato la vita privata e intima” della vittima, “commenti ingiustificati” e “un linguaggio e argomenti che veicolano i pregiudizi sul ruolo delle donne che esistono nella società italiana e che possono costituire un ostacolo alla tutela dei diritti delle vittime di violenze di genere nonostante un quadro legislativo soddisfacente” ed ha evidenziato che “è essenziale che le autorità giudiziarie evitino di riprodurre stereotipi sessisti nelle loro decisioni, di minimizzare le violenze basate sul genere e di esporre le donne ad una vittimizzazione secondaria con parole colpevolizzanti e moralizzatrici”.
E’ evidente che la strada da fare è ancora lunga, per questo la Commissione Provinciale Pari Opportunità di Grosseto ribadisce l’importanza dell’educazione al rispetto della persona e del ruolo degli educatori, a partire dalle scuole dell’infanzia, e di ognuno di noi nel combattere gli stereotipi e i pregiudizi di genere".