Un ultimo dell' anno di tanti, troppi, anni fa..

di Massimo CianiL'aria è frizzante. Sa d’inverno. Del mio, del nostro inverno. Quando Grosseto, nella notte, non dorme perché non vuol dormire. I lampioni la corteggiano e lui, sornione, sta con un occhio aperto e uno chiuso. Il corso , per una volta, non si lamenta. C’è tanta gente in giro, stanotte.

Non si sente solo. Fa freddo in piazzetta. Ettore Socci attende un cenone di mezzanotte che , come ogni anno, non arriverà. Non riesce a trattenere le lacrime per un ristorante Maremma dei Peccianti che ha chiuso da tempo. Poi si riprende .Un ex bersagliere sa ricomporsi alla svelta nel suo dignitoso silenzio. Su in alto, nelle case, dalle finestre, filtra un sottile filo di luce. Chissà se illumina gioie o sofferenze. Andiamo oltre.

Ogni tanto un botto rompe l’atmosfera segnalando il transito di un’illusoria felicità. La chiesa di San Pietro scruta invano dinanzi a sé. Non si rassegna, ancora. Cerca invano le familiari vetrine di un bar Martinelli che da lustri ha chiuso le sue saracinesche. Gli ultimi piccioni sonnecchiano rassegnati sotto la Porta, quella vecchia, in cattura del tenue calore emanato dalle lampade. Un vai e vieni di comitive allegre e scherzose , da e verso case e ristoranti. Alla ricerca del loro ultimo dell’anno. Quello che sarà, anzi dovrà essere, più bello del precedente e che invece , inesorabilmente, nel confronto ci perderà. Grosseto intanto si gira e si rigira nelle sue stradine del centro che si ostinano a chiamare storico ma che di storico ha ormai poco o nulla. Si sforza di prendere sonno. Sa che non le riuscirà. Allo scoccare della mezzanotte non ci sarà Cenerentola in fuga che perde una scarpetta ma solo una successione di scoppi che vorrebbero invocare una illusoria felicità ma che ai più anziani richiamano solo tristi ricordi bellici. Tra non molto i portici torneranno quello che sono sempre stati. Una semplice successione di archi aperti sulla piazza Dante, tornata deserta. Il Duca dai biondi capelli ,intento a sorreggere la sempre meno paziente Maremma, mostra segni di rassegnazione e cedimento.

Intanto strane ombre in giro appaiono e si dileguano. Si muovono come fantasmi. In una sorta di danza misteriosa. Qualcuno giurerebbe di aver intravisto Giogio, Alvaro, Pascia, Florindo, Moglie, il Carbonetti, Nella, Gigi. I reietti, insomma. E giù in fondo, una figura con un che di familiare che avanza lentamente, in pigiama. Indosso ha un vecchio maglione pieno di macchie di vino, ai piedi un paio di ciabatte, sigaretta accesa all’angolo della bocca, contratta in una smorfia che non saprai mai se di dolore o felicità.