Sivicoltura, Federico Balocchi: 'Dannoso chiedere autorizzazione paesaggistica per attività di silvicoltura della montagna

Santa Fiora: Il parere del Consiglio di Stato prevede per le aziende del settore un nuovo vincolo burocratico. “Va assolutamente cambiato il Decreto Ministeriale del 1959 e il vincolo paesaggistico per la faggeta va escluso dai centri abitati perché è inutile e dannoso per i nostri comuni”.

“È ridicolo equiparare il taglio di una pineta alla silvicoltura e chiedere anche per questa di fare una pratica edilizia di autorizzazione paesaggistica.” Così Federico Balocchi interviene sul parere del Consiglio di Stato, che prevede un nuovo cavillo burocratico che si va a sommare a quelli già esistenti, pesando sulle aziende del settore e rendendo ancora più complicato e costoso il procedimento di manutenzione del patrimonio forestale.

“Il rischio – spiega Federico Balocchi– è quello di mettere in ginocchio un intero settore economico, che è di fondamentale importanza per i comuni dell’Amiata e di arrivare al graduale abbandono dei boschi, con conseguenze in termini di assetto idrogeologico e di fruizione. Sino ad oggi, il taglio di boschi cedui, è stato effettuato con la richiesta di 4 autorizzazioni: forestale, ambientale, idraulica e comunale. La recente sentenza del Consiglio di Stato impone una quinta autorizzazione che risulta essere molto più complessa e costosa allungando inevitabilmente i tempi. I boschi dell’Amiata sono caratterizzati da tante piccole proprietà private di meno di un ettaro, per le quali diventa davvero assurdo e antieconomico accollarsi il costo di pratiche così complesse. Per non parlare delle attività di silvicoltura svolte sino ad oggi in maniera corretta, che in base a questa nuova sentenza diventerebbero potenzialmente irregolari”.

“Condivido, quindi, appieno la preoccupazione dei proprietari e delle aziende che diventa anche una preoccupazione in termini di gestione del territorio. –conclude Federico Balocchi – Il Parlamento e il Governo tengano in considerazione le istanze che arrivano dai territori. Inoltre questa è l'occasione per ridiscutere e rivedere il Decreto Ministeriale del 1959 che pone giustamente il vincolo paesaggistico per il manto verde del cono vulcanico dell'Amiata. Ad oggi comprende tutto quello che c'è a monte della strada provinciale che attraversa i paesi amiatini, ponendo una incomprensibile situazione di grave disparità fra chi si trova su un lato e chi sull'altro della strada, obbligando a spese tecniche e procedure complesse anche solo per installare un'antenna o cambiare le persiane. Questo vincolo va escluso dai centri abitati, perché è inutile e dannoso per i cittadini”.