Riflessioni sulla sanità in vista dell'incontro del 16 febbraio a Grosseto

Scansano: In vista dell’incontro del 16 febbraio a Grosseto "Gli obiettivi della sanità toscana" la sindaca di Scansano Maria Bice Ginesi si rivolge direttamente al Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e a tutti coloro che hanno possibilità di incidere sulle scelte per la sanità nel nostro territorio

«Scansano ha diritto ad avere risposte. Abbiamo diritto di sapere - dice Maria Bice Ginesi - se siamo considerati portatori degli stessi diritti degli altri o se siamo considerati cittadini di serie B».

«Sulla Sanità - continua la sindaca del comune maremmano - abbiamo chiesto chiarimenti ed interventi urgenti ma non sono arrivati né gli uni né gli altri. Da Firenze solo un silenzio assordante, non avendo alcun rispetto per i cittadini che abitano nel nostro Comune e rispetto per un consiglio comunale che li rappresenta. Chiedo che la Giunta Regionale ci ascolti. Incontriamoci e troviamo soluzioni soddisfacenti. Altrimenti girare le provincie per magnificare la riforma toscana vuol dire solo far passerella ignorando la realtà dei fatti».

Era il 3 gennaio quando Ginesi ha fatto avere a Giani il documento approvato da tutto il Consiglio comunale del 22 dicembre 2022, maggioranza ed opposizione unite su un tema vitale per la popolazione, per fare il punto della situazione, elencare i nodi, denunciare le mancate risposte e sollecitare provvedimenti adeguati.

L’Ospedale di Scansano è diventato, tanti anni fa, presidio Sanitario che, dopo un periodo di buon funzionamento, è stato via via depauperato di personale e strumentazioni. Gli specialisti non vengono più a fare ambulatorio, dagli studi sono stati portati via strumenti. La Rsa, unica struttura pubblica rimasta in provincia, ha visto ridurre da un il numero dei posti letto. Di tre medici di base ne sono rimasti due.

E il futuro è ancor più allarmante: «il progetto della Regione – denuncia Ginesi riassumendo quanto argomentato nel documento di gennaio – non tiene conto di realtà particolari come quelle della provincia di Grosseto. Il nostro, come tanti altri, è un comune piccolo ed isolato, con una popolazione sempre più anziana e fragile. Accentrare tutto vuol dire negare servizi essenziali. E se la telemedicina può essere una risposta importante, non si può far finta di sapere che per le nostre zone banda larga e connessioni decenti sono ancora un miraggio». 

«Sembra proprio – dice Ginesi – che la pandemia non abbia insegnato nulla. Quella emergenza ci ha dimostrato che i servizi di cura devono essere garantiti lì dove c’è domanda di cura. Che è la medicina di prossimità a garantire risposte migliori».

La Sindaca di Scansano rilancia le istanze presentate col documento di gennaio: «La Regione Toscana deve prendere in considerazione le caratteristiche demografiche, sociali e geografiche del nostro territorio; fornire risposte e azioni concrete ai cittadini, andando conciliare le loro esigenze con i nuovi modelli di somministrazione dei servizi sanitari proposti. Sì - sottolinea - è la Regione Toscana a “imporre” la politica sanitaria, ma nei tanti incontri avuti da questa Amministrazione con i rappresentati della ASL Toscana Sud Est e il Coeso-Sds, non siamo andati al di là delle promesse: a settembre dovevano riaprire alcuni ambulatori specialistici ma non è successo niente, vengono rimbalzate decisione dalla ASL al Coeso e viceversa, sostenendo che il problema è la mancanza di medici e poi adducendo il rifiuto degli specialisti di arrivare a Scansano, notizia non vera da dichiarazioni di alcuni medici direttamente contattati dall’Amministrazione. La sensazione è che Scansano non interessi, che si voglia chiudere tutto per accentrare a Grosseto. Evidentemente l’Azienda USL Toscana Sud Est, come tutte le aziende, deve fare profitto, quindi anche la Sanità non è più vista come sanità pubblica, ossia un diritto di tutti i cittadini, al di là dei costi».

«I servizi – conclude Ginesi – devono essere garantiti a tutti i cittadini. E’ la Costituzione a sancire che siamo tutti uguali. Negarli vuol dire condannare zone già marginali allo spopolamento e all’abbandono».