Regione Toscana: personale organi politici di Giunta e Consiglio

Il testo licenziato all’unanimità dall’Aula. Il presidente Eugenio Giani: “La proposta di legge risponde alle eccezioni mosse dalla Corte dei Conti”

Firenze: Il trattamento giuridico ed economico delle strutture di supporto dello staff politico della Regione e del Consiglio regionale sarà ricondotto nell'ambito del Contratto collettivo nazionale di lavoro 'funzioni locali', e il trattamento accessorio sarà imputato al fondo salario accessorio del personale non dirigente della Regione Toscana, a decorrere dall'anno 2022. È quanto prevede la legge approvata all'unanimità questo pomeriggio dal Consiglio regionale. La questione coinvolge 172 addetti, 81 per la Regione e 91 per il Consiglio.

Ad illustrare la proposta di legge in Aula è stato il presidente della commissione Affari Istituzionali Giacomo Bugliani (Pd), che ha ricordato come il testo, licenziato all’unanimità dalla commissione, prenda le mosse dai rilievi della Sezione di controllo della Toscana della Corte dei Conti che, nel luglio scorso, in occasione della parifica del bilancio, aveva sospeso il giudizio sul trattamento economico accessorio dello staff degli organi politici della Giunta e del Consiglio regionale riscontrando profili di illegittimità e contestando una cifra di circa 1milione e 900mila euro.

“Si è dunque avviata una lunga interlocuzione che ha visto in prima persona il presidente della Giunta confrontarsi con la sezione di controllo per la Toscana della Corte dei conti – ha chiarito Bugliani -. L'alternativa che si sarebbe prospettata nel caso in cui non si fosse arrivati alla proposta di legge portata oggi in aula è quella del ricorso alla Corte costituzionale per violazione degli articoli 3, 81, 97 e 117 della Costituzione”.

“Questa è una legge che nasce da indicazioni forti della Corte dei Conti – ha ribadito anche il presidente della Giunta Eugenio Giani -. La Corte dei Conti aveva sollevato queste osservazioni in altre due regioni, Marche e Campania. La seconda ha ignorato le indicazioni ed è dovuta intervenuta la Corte nazionale, mentre le Marche hanno avuto un atteggiamento come il nostro. Noi siamo il terzo caso”.

“Io non considero chiusa la questione – ha detto Giani –. Per il Ministero e per i Comuni esiste una legge dello Stato che prevede una parte di autonomia nel disporre del salario accessorio. Mi sono dunque già confrontato in Conferenza delle regioni col presidente Fedriga per formulare un emendamento che venga portato in Parlamento affinché venga approvata una norma che preveda la possibilità di rientrare in un regime di indennità forfettaria anche per le Regioni e ristabilire così la giustizia nel trattamento”.

Intervenuto il vicepresidente Stefano Scaramelli (Italia Viva) che ha chiesto a Giani di assumere un impegno affinché le remunerazioni dei lavoratori interessati restino invariate.

“In base alle simulazioni degli uffici – ha risposto Giani - sui 91 dipendenti del consiglio e 81 della Giunta non vi sarebbero diminuzioni retributive sostanziali. Mi preoccupano di più gli adempimenti burocratici per inquadrare la legge nel contesto ordinamentale”.

Il capogruppo Pd Vicenzo Ceccarelli è intervenuto per illustrare l’emendamento all’articolo 2, presentato insieme ai consiglieri Stefano Scaramelli (Italia Viva) e Massimiliano Pescini (Pd) e approvato all’unanimità “che ha lo scopo di introdurre maggiore flessibilità nella gestione del personale di assistenza ai gruppi, prevedendo che a parità di budget sia possibile per i gruppi poter ricorrere alla possibilità di avere a figure maggiormente qualificate”.