Pronto Soccorso Grosseto, Centenari (CGIL) scrive a D’Urso e Spadi

«Al Pronto soccorso di Grosseto carichi di lavoro, disorganizzazione e scarsità di personale, generano una disumanizzazione delle cure. Coi pazienti lasciati soli in barella per lunghissime ore».  Lettera aperta al Direttore Generale USL D'Urso e alla Consigliera Regionale Spadi

Grosseto: La risposta della Direzione Usl a rilievi e critiche di un cittadino che per un problema della moglie ha dovuto ricorrere al pronto soccorso di Grosseto, ci sembra una risposta pacata e tranquillizzante. Sinceramente fin troppo, rispetto a quel che ci risulta essere l’effettiva situazione al pronto soccorso del Misericordia.

Allo Spi, intanto, risulta un contesto ambientale molto diverso, nel quale l'acidità percepita nei rapporti fra il personale è solo la punta dell’iceberg che denota un’inadeguata organizzazione. Probabilmente determinata dal notevole carico di lavoro, e forse anche dall’insufficiente dotazione di personale, soprattutto considerato il carico estivo degli accessi.

A noi risulta che quanto è successo alla signora, motivo per cui si voleva autodimettere, non sia assolutamente un caso sporadico, ma purtroppo una situazione ricorrente. Fra l'altro anche confermata dalla stessa risposta della Usl.

Ci risulta poi che, anche se al pronto soccorso ai familiari viene impedito qualunque rapporto diretto con i ricoverati, malgrado siano tanti i casi in cui i pazienti trascorrono ore ed ore su una barella, accalcati in ambienti poco idonei. Pressoché dimenticati perché le urgenze incombono, e, magari, il turno non è coperto adeguatamente perché parte del personale in ferie non è stato sostituito.

Spesso ci arrivano segnalazioni di pazienti che attendono per ore o giorni. I quali, magari a seguito di una dimissione o per un decesso, riescono infine a vedersi assegnato un posto in reparto, o che il posto sia individuato in un altro ospedale, con relativa trasferta.

Così come risultano casi in cui il paziente - talvolta anziano, fragile e debole, che avrebbe bisogno di vicinanza e assistenza diretta - si trovi solo e abbandonato in un girone infernale. Senza che possa essere visitato dai congiunti per giorni, neppure per dargli il cambio dei vestiti (al pronto soccorso!!!). Correndo pertanto il rischio di precipitare in uno stato di prostrazione.

Sperando di aver ricevuto tutte informazioni sbagliate, invitiamo il direttore generale Giuseppe D’Urso e la consigliera regionale Spadi a verificare di persona.

Però, se quanto qui evidenziato, anche solo in minima parte risultasse vicino alla verità, li invitiamo a metterci mano rapidamente, a partire dall’imporre comportamenti improntati all’umanità. Quell’umanità che spesso si trova in altri piccoli ospedali. Curare è senza dubbio la priorità, ma se non c’è umanizzazione della cura e presa in carico dei bisogni non strettamente sanitari di chi è ricoverato, questo comporta il fallimento del sistema sanitario nel suo complesso", conclude il segretario dello Spi-Cgil, Lorenzo Cantenari,