"Oggi parliamo di...": NEET, un fenomeno che preoccupa

Sono oltre 3 milioni i giovani che non studiano e non lavorano, i NEET sono coloro che rimangono esclusi da percorsi scolastici, dalla formazione e dal mercato del lavoro. Una vera e propria diseguaglianza sociale, il problema è che si sta incrementando la percentuale di giovani NEET (neither in employment, education nor training), basti pensare che in Italia a fine 2021, i giovani in questa condizione tra gli under 35 erano oltre 3 milioni. Nel nostro paese troviamo delle evidenti differenze tra la zona centro-settentrionale che è in linea o poco meno, con la media europea e il del Mezzogiorno dove si riscontrano le maggiori criticità.

Nel Sud è alta presenza di giovani che non studiano, non frequentano percorsi formativi e non trovano lavoro sono il 39% rispetto, al 23% il Centro Italia, al 20% del Nord-Ovest e al 18% del Nord-Est. Quello che ci dovrebbe far riflettere è che gli studenti Italiani risultano essere tra i più incerti riguardo il proprio futuro. Il Ministero delle Politiche Giovanili e quello del Lavoro devono trovare soluzioni fattive, per sanare la situazione in essere in Italia. Gli strumenti fino ad ora attivati, come: Garanzia Giovani, Sportelli Giovani nei Centri per l’Impiego e il servizio civile universale, non hanno dato i risultati voluti.


Dobbiamo operare per valorizzare il talento dei ragazzi, accompagnarli con strumenti idonei nelle loro future scelte professionali e accademiche. Investire su quelle aree più a rischio di dispersione scolastica e socialmente critiche, diventa una priorità. Gli esperti ci dicono che i Neet sono per il 56% donne, una costante negli anni, che dimostra come per la donna è molto più difficile trovare lavoro. Ulteriore dato ci parla che la maggioranza dei Neet con cittadinanza straniera (48,4%) ha solo la licenza media.

Tutto il percorso pandemico, ha colpito buona parte del comparto del lavoro, basti pensare che nel periodo COVID l'Italia ha perso 470mila occupati, nella maggior parte lavoratori autonomi. Pervade uno scoraggiamento generale tra i giovani, in quella fascia di età che va dai 25 ai 35 anni, ora inattivi, che hanno avuto brevi esperienze lavorative.

Oggi ho voluto parlare brevemente, di questo tema delicato, che necessita sicuramente di maggiore attenzione, che ha una ricaduta importante in termini di sviluppo economico per il nostro paese. Dobbiamo investire sulle future generazioni, attivare ora politiche concrete, partendo dal presupposto che è nel presente che si costruisce il futuro.