"Oggi parliamo di...": la festa del Papà
L’articolo di oggi lo voglio dedicare a tutti i Papà, o Babbo per noi toscani. La festa del Papà viene celebrata in quasi tutto il mondo, ogni Paese la propone in base alla sua storia e alle sue tradizioni, proprio per questo non c’è una data condivisa.
In Italia la festa del Papà è festeggiata il 19 marzo, proprio quando la Chiesa ricorda San Giuseppe, che dal 1479 si ricorda ogni 19 marzo del calendario gregoriano. La figura del padre ha un ruolo fondamentale nella famiglia e nella società. Il Papà ha un ruolo importante nella crescita dei figli, passo dopo passo, insegna loro ad affrontare la vita e le difficoltà.
Un papà moderno quello di oggi, che non impone regole, ma che possiamo definire come un super Papà, che si occupa della cura dei figli, insieme alla mamma. Il Papà, un connubio di sentimenti, amore, emozioni, responsabilità e paure che si legano alla relazione con il proprio figlio. A tutti i Papà voglio dedicare questa bellissima poesia: Al padre, di Salvatore Quasimodo, nella quale vengono rievocati momenti vissuti con il padre, mettendo in risalto la forza d’animo e il coraggio dimostrati nei momenti più difficili dell’esistenza.
Dove sull'acque viola
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da due giorni, è dicembre d'uragani
e mare avvelenato. Le nostre notti cadono
nei carri merci e noi bestiame infantile
contiamo sogni polverosi con i morti
sfondati dai ferri, mordendo mandorle
e mele dissecate a ghirlanda. La scienza
del dolore mise verità e lame
nei giochi dei bassopiani di malaria
gialla e terzana gonfia di fango.
La tua pazienza
triste, delicata, ci rubò la paura,
fu lezione di giorni uniti alla morte
tradita, al vilipendio dei ladroni
presi fra i rottami e giustiziati al buio
dalla fucileria degli sbarchi, un conto
di numeri bassi che tornava esatto
concentrico, un bilancio di vita futura.
Il tuo berretto di sole andava su e giù
nel poco spazio che sempre ti hanno dato.
Anche a me misurarono ogni cosa,
e ho portato il tuo nome
un po' più in là dell'odio e dell'invidia.
Quel rosso del tuo capo era una mitria,
una corona con le ali d'aquila.
E ora nell'aquila dei tuoi novant'anni
ho voluto parlare con te, coi tuoi segnali
di partenza colorati dalla lanterna
notturna, e qui da una ruota
imperfetta del mondo,
su una piena di muri serrati,
lontano dai gelsomini d'Arabia
dove ancora tu sei, per dirti
ciò che non potevo un tempo - difficile affinità
di pensieri - per dirti, e non ci ascoltano solo
cicale del biviere, agavi lentischi,
come il campiere dice al suo padrone:
"Baciamu li mani". Questo, non altro.
Oscuramente forte è la vita.
Auguri a tutti i Papà