La pittrice che inventò il Guggenheim. Luca Berretta presenta Hilla Von Rebay

In dialogo con la storica dell’arte Ersilia Agnolucci

Montemerano: “Ho incontrato Hilla von Rebay per caso”, racconta Luca Berretta, architetto e grande amante dell’arte, autore del romanzo su questa straordinaria ma sconosciuta figura del Novecento. “In una piccola notizia di un giornale femminile che mi aveva segnalato mia moglie c’era il suo nome: da lì è nata la mia ricerca e ho scoperto un mondo intero. Su di lei esisteva un solo libro, La baronessa del Guggenheim, edito in Germania. La mia sorpresa fu grande: era la donna che aveva portato l’avanguardia dell’arte europea negli Stati Uniti, che allora conoscevano solo gli impressionisti e poco più, ed era riuscita nell’operazione di fondere due culture, quella europea e quella americana”.


Nata nel 1890 in Alsazia, pittrice e intellettuale, discendente da una famiglia aristocratica, cosmopolita per scelta, Hilla von Rebay ha dedicato tutta la sua vita all’affermazione dell’arte non figurativa, riconoscendola come la vera via per il futuro, una sorta di fede nell’armonia spirituale del colore, maturata anche grazie allo studio della teosofia. Dopo la formazione a Colonia, ovunque si trasferì - da Parigi a Monaco, a Zurigo, a Berlino - seppe introdursi da protagonista negli ambienti culturali più avanzati e conobbe i personaggi che avrebbero fatto la storia, da Arp a Kandinskij, al gallerista Weinstein, a Rudolf Bauer, con il quale ebbe una relazione professionale e amorosa molto lunga anche se conflittuale. “Quello che mi ha conquistato di lei è la sua passione, che è sempre una forza generatrice, che ha perseguito nonostante la fatica, le delusioni, la solitudine. Mi chiedono perché ho dato così tanto spazio al suo complicato amore per Baur: perché è stata una donna pioniera in tutto, che ha pagato le sue scelte. Non dimostro molta simpatia per quest’uomo egocentrico - gli ho tolto il cognome, è sempre Rudolf B. - che l’ha usata e l’ha fatta soffrire tutta la vita, nonostante alla vittoria del Terzo Reich l’avesse salvato dall’invio a un campo di concentramento”.

Ma fu a New York, dove emigrò nel 1927, e dove viveva facendo ritratti ai personaggi dell’High Society, che ebbe avvio la sua grande avventura, in seguito alla conoscenza del magnate Solomon Guggenheim. Si sviluppò tra i due un’intesa molto forte e fu grazie ad Hilla von Rebay che Solomon, con la moglie Irene, divenne uno strenuo difensore delle Avanguardie europee, in particolare dell’Astrattismo. Viaggiarono insieme per incrementare la collezione, fino a costituire nel 1930, all’interno di una ex concessionaria di automobili, il “Museo di Arte Non Oggettiva”, con un programma espositivo che sarà alla base del futuro Guggenheim Museum. Proprio la costruzione del nuovo edificio nel centro di New York costituì l’ultima impresa visionaria di von Rebay. Fu lei a individuare e a contattare il grande architetto Frank Lloyd Wright, e fu lui a riconoscerle un ruolo primario nella realizzazione del progetto. 

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