Giorno della memoria, la commemorazione in piazza Duomo

Questa mattina, in piazza Duomo, si è tenuta la commemorazione del Giorno della memoria, ricorrenza internazionale dedicata al ricordo delle vittime della Shoah. Erano presenti, tra gli altri, i vertici di Comune, Provincia, Diocesi, Prefettura, Anpi e Isgrec. Di seguito riportiamo l'intervento del sindaco di Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna.

Grosseto: "Oggi celebriamo, con orgoglio, il Giorno della memoria - queste le parole del sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna alla commemorazione del Giorno della Memoria di stamani - . Vogliamo, tutti quanti insieme, commemorare le vittime di quell'incredibile tragedia che è stata l'Olocausto, il genocidio di sei milioni di ebrei causato dalla Germania nazista, dai suoi alleati e dai collaborazionisti.

È il 27 gennaio del 1945 quando le truppe dell'Armata Rossa impegnate nell'operazione Vistola Oder in direzione della Germania, liberano il campo di concentramento di Auschwitz: si concretizza uno dei momenti più importanti della storia del Novecento mondiale.

Le guerre sono tutte orribili: portano miseria, distruzione, morte, disperazione.

Il secondo conflitto globale - continua il sindaco di Grosseto - fu un qualcosa che andò oltre, venne annientata anche la dignità umana con uno sterminio sistematico senza precedenti: le leggi razziali, la persecuzione dei cittadini ebrei, la Shoah. Una pagina nera della nostra storia.

Vogliamo ricordare anche la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

Oggi è determinante, imprescindibile, vitale, riaffermare con forza valori di fratellanza, amicizia tra popoli, rispetto delle diversità e del prossimo. Qualità troppo spesso dimenticate o calpestate.

Fare il sindaco; anzi, non “fare il sindaco”, ma “essere sindaco”, perché quello del sindaco non è un lavoro, bensì una missione, un qualcosa che attraversa gli abiti e ti entra fin sotto la pelle, dentro le ossa, nel sangue. Un qualcosa che ti rende carico di orgoglio e determinazione; ecco, essere sindaco, dicevo, significa rapportarsi ogni giorno con le esigenze, le speranze e le critiche di un'intera comunità di persone. Significa amministrare la cosa pubblica, gestirla con accuratezza e coscienza, al meglio delle proprie possibilità, nel massimo impegno.

E vi assicuro che è un ruolo faticoso. Bellissimo, ma faticoso. Ma essere un sindaco vuol dire anche e soprattutto rappresentarla quella comunità: dare a quella comunità delle risposte, certo, ma anche, appunto, una forma, una rappresentanza, un'immagine che ne rispecchi l'identità. E io, come sindaco, sono qui oggi orgoglioso di rappresentare la nostra comunità, la nostra gente, i nostri valori di pace e democrazia. Quei valori sanciti dalla Costituzione sulla quale ho giurato convintamente.

Sapete che sento forte la vicinanza ai giovani. Lavoro molto per loro che rappresentano, a mio avviso, assieme agli anziani, la nostra più grande ricchezza. Cerco sempre di capirli e migliorare, per quanto possibile, il loro futuro. Ho quindi scelto di concludere questo mio breve intervento - dice Antonfrancesco Vivarelli Colonna - citando alcune frasi scritte proprio da una giovane ragazza."

“Ecco la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà. È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo”. Anna Frank.