CGIL: «Alle violenze si risponde con l’educazione all’affettività, la sola repressione non serve»

Grosseto: Tutto l’anno dovrebbe essere un 25 novembre. Purtroppo, in questa data ricorrente, dedicata all’eliminazione della violenza sulle donne, ci troviamo a parlare di un fenomeno che non ha ancora accennato a calare.

Anzi, i recenti rapporti che si basano sulle sole denunce, ci consegnano numeri in aumento nella nostra provincia. Si tratta di violenze dovute al persistere di una cultura patriarcale dura a spegnersi – descrive Claudia Rossi, responsabile del coordinamento donne Cgil Grosseto – Ancora molto presente nel nostro Paese, contro la quale non si stanno mettendo in atto le dovute strategie per combatterla ed eliminarla. Non sono infatti sufficienti le sole misure punitive».

Che serva un cambio culturale è evidente. «Già dalle parole che il ministro Valditara ha recentemente pronunciato – ricorda Rossi - Se crediamo davvero che il patriarcato sia stato abolito con un decreto e che le violenze sessuali siano aumentate per colpa dei migranti, siamo proprio fuori strada»

La cultura patriarcale affonda radici in un passato storico caro soprattutto a certi nostalgici, e in questo momento storico tornato a venerare “Dio Patria e Famiglia” rischia di essere particolarmente pericolosa per la tenuta dei diritti a sostegno delle donne.

«Le forme di violenza, infatti, sono molteplici – prosegue Rossi - da quella psicologica, domestica, economica fino ad arrivare a quella fisica e sessuale. Tutte però hanno un comune denominatore, ovvero il “potere”. Quello dell’uomo che vuole imporsi sulla donna. Si tratta di un voler decidere cosa la donna può o deve fare, il volerla come un oggetto nelle sue mani. Un oggetto di cui disporre ovviamente a piacimento».