Arno: Petrucci (FDI), dal 2015 costi casse espansione aumentati del 270%

Sulle casse di espansione sull’Arno, 10 anni di ritardi ed esplosione dei costi, dai 74 mln previsti nel 2015 ai quasi 200 di oggi. Il senatore e membro della commissione Ambiente di Fratelli d’Italia Simona Petrucci, geologo: “Giani, mentre continua a chiedere l’emergenza nazionale, conosce il significato di opere ‘tempestivamente cantierabili”?

Firenze: “Eugenio Giani conosce il significato di opere 'tempestivamente cantierabili’? Questa è la domanda che oggi poniamo pubblicamente al Presidente della Regione Toscana dopo averlo visto, pochi giorni fa, farsi ritrarre festante in foto presso la cassa di espansione di Restone. I cui lavori, secondo i piani, nel 2018 avrebbero dovuto già essere stati completati. A dieci anni dall'annuncio trionfale del DPCM del 2015, quando il governo Renzi presentava il Piano stralcio per le aree metropolitane e urbane ad alto rischio di alluvione, le opere sono ancora in alto mare”. Così il senatore e membro della commissione Ambiente di Fratelli d’Italia Simona Petrucci, geologo, interviene sul tema della realizzazione, che doveva essere terminata circa 7 anni fa, delle casse di espansione di Figline sul fiume Arno. 

“È a dir poco incredibile che oggi si festeggi. Nel 2015, per ricordare la storia, le opere erano definite ‘tempestivamente cantierabili’, progetti cioè pronti per essere avviati nell’immediatezza per la sicurezza idraulica del territorio - prosegue Simona Petrucci - siamo nel 2025 e la realtà è sotto gli occhi di tutti: le quattro casse di espansione di Figline sul fiume Arno, fondamentali per la protezione di Firenze e della sua area metropolitana, sono ancora un miraggio. Nel frattempo, mentre i lavori non sono avanzati, i costi lo hanno fatto eccome. Anzi, sono letteralmente esplosi: da 74 milioni di euro previsti nel 2015, si è passati a quasi 200 milioni di euro. Un aumento del 270%. E l’elemento ancor più incredibile, per non definirlo scandaloso, è che nessuna delle opere previste sia stata conclusa. Le quattro casse di espansione, Leccio e Prulli, Pizziconi Lotto 2, Restone, dovevano essere oggetto di un rigido monitoraggio previsto dall'Accordo di Programma firmato nel 2015; un accordo che garantiva controlli serrati, da parte non solo del Commissario Presidente di Regione, ma anche dell'Agenzia per la Coesione Territoriale e della Struttura di Missione con l'intervento, se necessario, dell'Autorità Nazionale Anticorruzione. Niente di tutto questo si è tradotto in realtà. La Regione Toscana non può sottrarsi alle proprie responsabilità: nel 2015 era Presidente Enrico Rossi e oggi lo è Eugenio Giani, la gestione è quindi sempre rimasta nelle mani della sinistra, ed il risultato è sotto gli occhi di tutti. Anni di immobilismo, spreco di risorse e ritardi ingiustificabili, mentre il territorio resta esposto al rischio di nuove alluvioni. Giani pensa evidentemente che i toscani abbiano la memoria corta e che non si ricordino che queste opere fossero considerate ‘urgenti’ già dieci anni fa. Come sempre accade quando si avvicinano le elezioni, iniziano le passerelle, le cerimonie, le ‘pose delle prime pietre’. Sceneggiate che, francamente, hanno stancato e i cittadini toscani, stanchi di essere presi in giro, sapranno ricordarsene al momento del voto. Non è necessaria, peraltro, un'indagine approfondita per scoprire lo stato dell’arte: è sufficiente accedere alla piattaforma ReNDiS, il ‘Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo’, per verificare lo stato pietoso in cui versano questi progetti. I dati sono pubblici e raccontano una realtà che Giani e la sua giunta non possono più nascondere. Un territorio esposto a rischi idraulici non può più permettersi l'inerzia e la superficialità dimostrate dalla Regione Toscana in questi anni. I cittadini meritano risposte, non campagne fotografiche di mera propaganda elettorale. Consigliamo a Giani e alla sua Giunta di scegliere un dignitoso silenzio - conclude il senatore Petrucci - rispetto a ciò che, semplicemente, doveva esser fatto dieci anni fa: portare a termine opere strategiche e fondamentali per la sicurezza idraulica della Toscana. Non pervenute. Invece di chiedere costantemente l’emergenza nazionale dopo le recenti alluvioni, Giani rifletta onestamente su quello che la sinistra non ha fatto per tutto questo tempo”.