Venator, il Circolo Rifondazione Comunista delle Colline entra nel dibattito
Grosseto: «Il Circolo di Rifondazione Comunista delle Colline (Roccastrada, Scansano, Manciano e Castiglione della Pescaia) vuole prendere posizione - si legge nella nota - in merito al dibattito sulla questione che investe ormai da tempo la Venator e che ultimamente è stato rinfocolato dalle ultime vicende, relative alla decisione di licenziare più di 40 lavoratoti, di cui hanno parlato estesamente gli organi di comunicazione. E lo fa con la consapevolezza di toccare un tema oltremodo delicato. Infatti non può che essere definito così dal momento che ci troviamo ancora una volta a considerare gli argomenti della salute e dell’ambiente contrapposti a quello della tutela dei posti di lavoro.
Quando Rifondazione è nata si è impegnata nella riconnessione tra marxismo e femminismo, lavoro, tutela della salute dei lavoratori e difesa dell’ambiente. Perché nel sistema capitalistico la natura è considerata fattore di sfruttamento al pari degli esseri umani e i meccanismi del modello di sviluppo capitalistico, che oggettivamente ha la necessità di aumentare le vendite e i consumi, sono alla base del degrado ambientale. Come comunisti individuiamo nella lotta per l’ambiente un impegno indissolubile dalla lotta contro l’alienazione capitalistica. Per questo motivo la coscienza ecologista deve andare di pari passo con la difesa del lavoro e delle produzioni e dobbiamo evitare di essere oggetto del ricatto dell’impresa che pensa al proprio profitto lasciando che il conseguente costo sociale sia a carico delle persone.
Per cui pretendiamo che la produzione dello stabilimento Venator venga salvaguardata, e con essa i posti di lavoro, chiedendo che l’azienda provveda a tutti gli adeguamenti richiesti dalla situazione, non utilizzando i gessi rossi come materiale idoneo per ripristino ambientale (vedi ipotesi della Vallina), ma individuando un sito di stoccaggio con le caratteristiche geologiche idonee ed utilizzando quelle tecnologie che ne garantiscano la sicurezza per l’ambiente e la salute, come il monitoraggio delle acque reflue in uscita, in modo che la produzione possa riprendere, con la garanzia dei posti di lavoro.
Pensiamo che stoccare i gessi rossi a piè di fabbrica, continuando ad inquinare un territorio già profondamente compromesso, dove è invece necessario provvedere alla bonifica, sia una decisione profondamente sbagliata. Che peraltro deve fare i conti con le ragioni tecniche che hanno convinto la Regione ad obbligare la Tioxide/Venator alla bonifica delle falde idriche inquinate, obbligo al quale la stessa società non ha mai presentato opposizione.
Pensiamo inoltre che si debba impegnare (come non ha mai fatto finora, a partire dagli accordi del 2004, grazie alla complicità delle forze politiche di governo) a ridurre la produzione di gessi, ma non in modo energivoro, ad esempio con l’essiccamento che richiederebbe largo impiego di metano.
La Venator, multinazionale che in Italia produce biossido di titanio in regime di monopolio, può ben investire parte dei suoi profitti in ricerca e sviluppo di tecnologie non inquinanti e non essere interessata solo a pagare dividendi ai suoi azionisti.
Dobbiamo avere bene in mente che la ricerca del profitto a breve termine è un tragico rischio da non correre. Democrazia, solidarietà, cooperazione, eguaglianza sono le strade non dell’utopia ma di una concretezza senza alternative.
Il nostro Partito - conclude la nota - metterà pertanto tutto il proprio impegno affinché abbia luogo un confronto con i protagonisti di questa vicenda, prima di tutto con i lavoratori, cercando di costruire una grande alleanza sociale con il territorio alla ricerca di un modello di società sostenibile e rispettosa dei diritti di chi lavora e perché i temi che la coinvolgono siano dibattuti con la serietà che meritano».