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Turismo: La nota della Cgil e Filcams sul lavoro stagionale e politiche turismo
Renzetti e Stacchini: «la crisi del turismo non si contrasta con precarietà, lavoro nero e grigio. Vanno potenziati gli ammortizzatori sociali per gli stagionali. Cambiare verso alle politiche per il turismo: promozione unica Maremma sotto brand Toscana e industrializzare il comparto. Piccolo non è bello».
Grosseto: «Quest’anno per la stagione turistica bisognerà accontentarsi – esordiscono il segretario della Cgil, Claudio Renzetti ed il segretario della Filcams Massimiliano Stacchini - e sperare che la “nottata passi” col minor danno possibile. Una recentissima indagine di Demoskopika/Statista prevede che la Toscana perderà 3,3 milioni di turisti stranieri. E purtroppo è semplicistico pensare di sostituire gli stranieri con gli Italiani.
Non bisognerà accontentarsi, invece, di barattare i propri diritti di lavoratori stagionali del turismo con una retribuzione in nero o al grigio pur di lavorare nella parte residua di stagione. Il rischio quest’anno è molto forte, e va scongiurato ripristinando una condizione ordinaria di piena legalità.
Negli anni della crisi è purtroppo dilagata una “cultura” pericolosa, basata sull’assunto che al problema della bassa competitività di alcuni comparti produttivi – e fra questi il turismo – si possa dare soluzione precarizzando il lavoro, anche pagando in nero una parte della retribuzione per il lavoro svolto. Alimentando l’evasione contributiva e riducendo di conseguenza il periodo di sostegno garantito da un ammortizzatore sociale come la Naspi. Che quest’anno sarà comunque ridotto in virtù del fatto che tutta la parte di stagione che va da aprile a giugno è andata persa. O ritrovandosi una cassa integrazione ridicola sé, nel caso di nuovo lockdown, perché è stato accettato un contratto a chiamata con una parte di grigio.
Gli oltre 25.000 lavoratori stagionali maremmani coinvolti nel comparto turistico, e in quelli associati come commercio e ristorazione, devono sapere che questi sono i rischi che corrono se accettano di sottostare a questa logica.
Le oltre 1000 vertenze che abbiamo fatto anche nel 2019 testimoniano che non stiamo facendo ragionamenti filosofici e come Cgil continueremo a stare in campo, impegnandoci per informare i lavoratori, prevenire e denunciare eventuali pratiche di violazione dei diritti di chi lavora e di vero e proprio dumping nei confronti delle imprese che operano correttamente. Invitiamo, pertanto, lavoratrici e lavoratori a contattarci subito, senza aspettare la fine della stagione. Rompere la solitudine e rendersi conto che la storia di ognuno può trovare armonia e giustizia dentro un noi collettivo è da sempre il primo passo.
Ma non ci vogliamo limitare a questo. Al governo chiederemo infatti di intervenire per ampliare il periodo di vigenza degli ammortizzatori sociali per sostenere il reddito di lavoratori stagionali, che già hanno mediamente retribuzioni lorde annue che non arrivano a 10.000 euro. Persone che sono in stato di povertà relativa, e quest’anno rischiano di transitare nella povertà assoluta.
Oltre agli interventi per tamponare l’emergenza, però – aggiungono Renzetti e Stacchini - rispetto al turismo che tanto pesa sul nostro Pil provinciale, crediamo vada fatta una riflessione strategica. Perché, al di là della crisi per la pandemia, è chiaro che da troppo tempo la provincia di Grosseto è statica in termini di arrivi e presenze, ma soprattutto rispetto alla creazione di valore aggiunto.
La Cgil ha individuato tre contesti sui quali bisogna intervenire subito. La promozione affidata agli Ambiti turistici – o peggio all’iniziativa di singoli Comuni - non sta funzionando. I mercati turistici sono globalizzati e iper competitivi, quindi il “piccolo è bello” non funziona. In primo luogo va ricostituita una dimensione provinciale di marketing territoriale della Maremma, ma solo nell’ambito dell’offerta della Toscana. Unica possibilità per questo territorio di acquisire una maggiore visibilità. Considerarci il “territorio più bello del mondo” ed in funzione di questo dare tutto per scontato, può anche essere gratificante ma autoreferenziale e poco efficace nella sostanza.
C’è poi, evidentemente, un problema nel rapporto tra qualità e prezzo dei servizi turistici che vengono offerti ai visitatori. Al netto di felici eccezioni la provincia di Grosseto è una destinazione troppo cara per quel che offre, bisogna prenderne atto e modificare le politiche di prezzo.
Infine, ma prioritario per importanza, l’offerta ricettiva è troppo frammentata e gestita in modo autarchico, scollegata per lo più da rapporti con i grandi tour operators che portano grandi numeri e valore aggiunto grazie ai circuiti turistici internazionali. Manca a nostro avviso una logica industriale nella programmazione dei flussi, e di conseguenza nell’organizzazione dell’intera offerta a scala territoriale e dove anche il piccolo potrebbe tranquillamente trovare il suo spazio.
Se vogliamo davvero cambiare le cose in meglio, quindi – concludono Renzetti e Stacchini - oltre che sul contrasto contingente agli effetti della crisi, dobbiamo concentrarci tutti sui contenuti di un cambio di strategia nella promozione e programmazione del turismo. Quest'anno il difetto strutturale delle troppe seconde case potrebbe paradossalmente darci una mano a sfangarla in qualche modo, ma abbiamo margini di crescita strutturali che dobbiamo essere in grado di intercettare».