Tpl, Filt Cgil dopo il posticipo del rinnovo CCNL
Allegrini (Tpl): «bloccato all’improvviso il rinnovo del contratto del Tpl. Lavoratori esasperati ci chiedono iniziative dure di protesta. Politica senza visione: volevano aumentare le accise per coprire le spese, ma si sono impauriti dell'opinione pubblica»
Grosseto: A un passo dalla firma del nuovo contratto collettivo nazionale del trasporto pubblico locale, il Ministero dei trasporti (Mit) ha rinviato a data da destinarsi, ovverosia “sine die”, il giorno della sottoscrizione “nelle more dell'approvazione dello schema di decreto legislativo che dovrà assicurare il reperimento delle risorse economiche necessarie per il rinnovo del contratto collettivo nazionale – settore Tpl”. In provincia di Grosseto interessati 110 dipendenti di Autolinee Toscane.
«Il nostro contratto collettivo nazionale – spiega Alberto Allegrini, membro della segreteria di Filt Cgil che segue il trasporto pubblico locale - è scaduto a dicembre del 2023. Dopo gli scioperi del 18 luglio, 9 settembre e 12 novembre 2024, l’11 dicembre dello scorso anno abbiamo firmato insieme alle altre organizzazioni sindacali e alle organizzazioni datoriali l'intesa preliminare. Intesa che il successivo 18 dicembre e stata formalmente illustrata alle istituzioni, concordando che il 15 gennaio di quest'anno ci sarebbe stato un incontro per “concludere il percorso”, calendarizzando la convocazione al 19 febbraio.
Martedì scorso – aggiunge Alegrini - il rinvio a data da destinarsi - sottovalutando la situazione di emergenza in cui è precipitato il trasporto pubblico locale (Tpl) che abbiamo più volte denunciato - perché il Governo Meloni non è riuscito a trovare le risorse per finanziare il rinnovo del contratto, coi partiti della maggioranza in competizione fra loro. Dopo aver preso l'impegno ad aumentare ancora le accise sui carburanti, infatti, al Ministero hanno valutato che probabilmente la misura sarebbe stata troppo impopolare da sostenere di fronte all'opinione pubblica. Ancora una volta dimostrando nei fatti che governano problemi seri e complicati con gli strumenti della demagogia, salvo poi tornare sui propri passi».
Per Filt Cgil questo atteggiamento è del tutto inaccettabile, sia nel merito che nel metodo. «Con un contratto scaduto da più di un anno, e un'inflazione che in tre anni ha mangiato il 16% del potere d’acquisto dei salari di chi lavora nel trasporto pubblico locale (come di tutti i cittadini italiani) – continua il responsabile della Filt per il Tpl - abbiamo accettato di contenere gli aumenti salariali al 5,9% per il biennio 2024-2025, in attesa di recuperare integralmente l'inflazione con il prossimo rinnovo contrattuale. Ma evidentemente questo senso di responsabilità non è stato apprezzato dal Ministero dei trasporti e dal governo attuale, che continua a navigare a vista non avendo una politica complessiva di gestione della spesa pubblica a causa delle scelte di rinunciare al gettito fiscale per privilegiare alcune categorie di cittadini».
Fra l'altro, in occasione della trattativa sindacale – spiega Allegrini - «la parte datoriale ha continuato a sottovalutare gli aspetti normativi del contratto penalizzando i dipendenti del Tpl, che da anni sopportano turni di lavoro onerosi e frammentati nel corso della giornata. Sacrificando la conciliazione fra tempi di vita e tempi di lavoro».
In considerazione di tutto questo, «le organizzazioni sindacali, compresa Filt Cgil – conclude il responsabile del Tpl nella segreteria della Filt Cgil - hanno deciso di mettere in moto la procedura di “raffreddamento” delle relazioni industriali con le società datrici di lavoro - nella nostra regione Autolinee Toscane - per dare un segnale chiaro e netto. O il Governo sbloccherà il finanziamento del nuovo contratto collettivo nazionale entro pochi giorni, oppure procederemo con iniziative di sciopero. Ce lo chiedono gli stessi lavoratori, indignati per il rinvio e per la mancanza di considerazione di problemi dei quali da anni chiediamo la soluzione. Siamo tutti consapevoli del fatto che l'astensione dal lavoro creerà molti disagi a cittadini, studenti e pendolari della nostra provincia, ma altrettanto sicuri di avere il loro consenso perché l'eventuale interruzione del servizio non è una responsabilità della Cgil ma della politica, che continua a mettere la testa sotto la sabbia». È oramai chiaro a tutti, inoltre, che non è più possibile eludere il tema del livello delle retribuzioni rispetto all'aumento del costo della vita. Questione che riguarda tutti gli italiani che lavorano o sono pensionati»