Sviluppo Toscana diventerà con Sici l’agenzia di sviluppo della regione. Nuovo ruolo per Fidi

di Walter Fortini Firenze: La Regione venderà le quote dell’ex finanziaria regionale. Il personale passerà in buona parte a Sviluppo Toscana, che diventerà un’agenzia in-house con maggiori compiti. Anche Sici destinata a diventare, indirettamente, una società in-house. L’assessore Marras: “Ci doteremo di uno strumento agile per affrontare le nuove sfide dell’economia. Garantita la salvaguardia occupazionale".

La giunta regionale intende trasformare Sviluppo Toscana, società già in-house, in un’agenzia per lo sviluppo economico regionale integrato, allargandone i campi di intervento e la specializzazione.  Contemporaneamente anche Sici, società di gestione del risparmio del centro Italia nata nel 1998, partecipata da Fidi e che finora ha investito su piccole e medie imprese non quotate che si sono distinte per reddività e potenzialità di crescita, diventerebbe indirettamente una società in-house (tramite Sviluppo Toscana), a cui affidare la gestione di strumenti di finanza innovativa e partecipazione.

“In questo modo – spiega l’assessore Leonardo Marras in una comunicazione al Consiglio regionale – potremo affrontare da subito e nel modo migliore le sfide che attendono in guruo la Regione a sostegno dell’economia”.

Parallelamente diminuirà il peso in Fidi Toscana della Regione, che della finanziaria, da quando è nata negli anni Settanta, è sempre stata il socio di maggiorana realativa. Oggi conta il 49,4 per cento del capitale. Per Fidi saranno cercati nuovi partner industriali, a cui affidare la maggioranza sociale. Ma opportunatamente ricalabrata, con la gran parte dei lavoratori da passare a Sviluppo Toscana (sfruttando la legge Madia sulle partecipate: nella finanziaria oggi lavora una cinquantina di dipendenti), anche Fidi troverebbe una continuità aziendale, oggi a rischio con il venir meno del ‘prodotto garanzie locali’ di accesso al credito a vantaggio del Fondo centrale di garanzia, e verrebbe rafforzato il suo ruolo di attore qualificato secondo la vocazione storica di orientamento del mercato finanziario toscano. "La scelta dunque migliore per salvaguardare anche il personale che oggi lavoro in Fidi Toscana” chiosa l’assessore.

“La giunta è arrivata a questa conclusione - spiega Marras - partendo dallo studio di Prometeia a cui era stata affidata l’analisi del piano strategico 2020-2024 della società, dove la strada indicata era quella di una trasformazione di Fidi in società in house”.

“Nella fase economica che stiamo vivendo abbiamo l’esigenza – illustra ancora Marras – di disporre di un soggetto ‘interno’ per il sostegno allo sviluppo territoriale  che unifichi più attività e possa anche avvalersi di una società di gestione del risparmio, anch’essa in-house. Ne abbiamo bisogno a sostegno degli investimenti produttivi, per favorire nuovi investimenti, nuovi insediamenti e processi di transizione digitale e ecologica e per consolidare filiere produttive presenti sul territorio. Ci serve per  migliorare il contesto territoriale, a sostegno ancora di ricerca e sviluppo e internazionalizzazione, per affiancare la finanza innovativa o sostenere la nascita di start up ed accesso al venture capital. Ed abbiamo pensato a Sviluppo Toscana e Sici insieme”.

La legge non consente però di avere partecipazioni in soggetti che hanno le medesime compentenze sulle stesse materie, come ribadito dalla Corte dei Conti. E dunque o Sviluppo Toscana o Fidi Toscana.

Per garantire infatti l’equilibrio economico di una Fidi in-house  servirebbero sei milioni l’anno di commesse: cifra lontana, secondo gli analisti di Prometeia, dalle previsioni attuali e nel caso di affidamento di nuove attività dovrebbe comunque essere considerata la sovrapposizione con quelle trasferite a Sviluppo Toscana, andando a determinare quell’incompatibilità prevista per l’appunto dalla legge.  Inoltre Sviluppo Toscana è già partecipata completamente dalla Regione, mentre trasformare Fidi Toscana in società in-house richiederebbe dai 19 ai 22 milioni di euro una tantum per liquidare gli altri soci bancari: Mps e Intesa detengono quote per il 27,46 e 11,02 per cento, Bnl per il 3,92 ed altri istituti hanno partecipazioni minori.

“Oggi – spiega Marras – Sviluppo Toscana svolge il ruolo di organismo intermedio ed esegue direttamente gli indirizzi regionali presidiando tutto il processo amministrativo istruttorio preliminare alla concessione e poi erogazione dei contributi. E’ necessario compiere un salto di qualità verso un’agenzia per lo sviluppo integrato”.

La giunta, dopo aver assunto una sua decisione lo scorso 7 marzo, ha già comunicato i propri indirizzi su Fidi Toscana alla Banca d’Italia (ente vigilante), alla Corte dei Conti, al Consiglio di amministrazione della società e alle rappresentanze sindacali ed economiche.

“Il 17 marzo – aggiunge l’assessore - si è svolto un incontro con i soci privati di Fidi Toscana, registrando una sostanziale accettazione del percorso. Abbiamo inviato una richiesta di valutazione di adesione alla procedura di co-vendita a cui rispondere entro fine aprile, per poi avviare concretamente la ricerca sul mercato dei potenziali soci interessati ad acquisire le quote”. La procedura dovrà essere chiusa entro sei mesi dall’avvio.

“Nonostante una gestione corretta e con risultati migliori della media – conclude  Marras – non si è potuta evitare una sofferenza sul bilancio della finanziaria regionale, come ci spiegano gli analisti. Ma non c’è dubbio che l’attività di concessione di garanzia svolta da Fidi Toscana abbia determinato un effetto positivo sull’economia della regione di dimensioni ingenti. E proprio per sostenere al meglio l’economia toscana dobbiamo ora investire su un’agenzia regionale per lo sviluppo”.