Sanità: “Continuità assistenziale” Il commento Bruni sindacato Fismu fa chiarezza

Massa Marittima: “Sulla pagina del Tavolo della Salute arriva anche il commento di Marco Bruni in qualità di responsabile nazionale dei Medici di continuità assistenziale per il sindacato dei Medici FISMU che ha ritenuto di intervenire sulla riforma della continuità assistenziale così come prospettata dalla regione Toscana.

Il Tavolo della Salute fa propria la sua analisi, una posizione critica già espressa dal responsabile su quotidiano sanità e fa proprie le parole di Bruni che vanno ad esaminare il problema in tutta la sua complessità con un’analisi seria che mostra le criticità della riforma proposta, riforma che dovrebbe portare al dimezzamento delle postazioni.

Così interviene Bruni “Quella che sembra perché ciò che sembrerebbe una proposta di buon senso rappresenterà, e tutti dietro le quinte lo sanno e lo dicono, lo smantellamento del servizio di continuità assistenziale. Le iniziative regionali e la capacità di interpretare le problematiche e trovare soluzioni, non sono scevre di gravi carenze. È vero che mancano i medici, ovvero la giustificazione a cui si aggrappa sistematicamente la regione, ma è anche vero che si sta facendo di tutto per far dimettere quelli che ci sono, e abbiamo un esempio di questi giorni di una nota collega che è andata in pensione ben prima dell'ordinario.

La Regione non solo non ha fatto nulla per gestire i pensionamenti ma sta operando in modo da rendere la professione medica sempre meno gradita con una totale assenza di presa in carico del disagio degli operatori sanitari che sentendosi non compresi, dopo tentativi di protesta infruttuosa, vedono solo una via di uscita che è la fuga. A questo si aggiunge una capacità regionale di gestione delle problematiche che induce a significative perplessità. Può essere un esaustivo esempio la recente ricontrattazione dello stipendio dei medici USCA che, scaduti i termini del contratto, si sono visti riproporre un nuovo contratto a paga quasi dimezzata. Ovviamente la gran parte non ha accettato e la regione ha dovuto precipitosamente tornare indietro quando oramai, anche qui, il patto era stato compromesso. Non a caso le USCA sono quasi scomparse. Riguardo alla famosa proposta sulla continuità assistenziale andrebbe conosciuta nei particolari prima di sostenere che rappresenti qualcosa di buono: questa proposta prevede che l'orario di lavoro dei medici, da contratto part time a 24 ore settimana e non 38 come per i dipendenti, diviso tra giorno e notte.

A riguardo si dovrebbe sapere che i medici accettano oggi di fare la notte per implementare il magro introito economico ed avere la possibilità durante il giorno di fare altre attività. A questo si aggiunga che oggi molti medici che fanno la continuità assistenziale, durante il giorno fanno la specializzazione universitaria e quindi non potranno operare nel diurno come medico del territorio perchè già occupati in altra mansione. Infine si prevede anche la possibilità di un orario di lavoro di sole 4 ore, contro le 12 attuali, che indurrà all'immediato abbandono se si considera che in molti non ce la farebbero a recuperare la spesa in benzina per spostarsi nel posto di lavoro dalla loro abitazione spesso in altra provincia se non Regione.

Spostare i Medici di continuità assistenziale nel diurno era possibile applicando i contratti e aumentando l'orario di lavoro a 38 ore ovvero 24 ore in attività tradizionale e 14 in attività diurna, ore che avrebbero portato a percepire una paga dignitosa. Le proposte sono state fatte ma la regione non le ha nemmeno prese in considerazione. La Regione e la nostra azienda hanno respinto quasi tutte le proposte fatte nell'intento di recuperare personale medico, proposte che invece sono attive nelle altre regioni, come il Veneto per esempio, dove lo stipendio dei medici di Continuità Assistenziale è stato equiparato a quello dei medici USCA che in termini concreti significa che è stato quasi raddoppiato", termina la nota.