PCI: 'Una foto non cancella i valori dell'antifascismo'

Grosseto: "L'ormai nota foto, che ritrae i nostri segretari con il Sindaco di Grosseto - si legge nella nota della Segreteria PCI Federazione Grosseto -, è una puerile e monotona dissacrazione che dà la misura di quanto il termometro politico sia stantio per una parte della pseudo sinistra che usa, a suo piacimento e per comodo, una banalità per affermare ciò che rappresenta: il vuoto culturale.

Stiamo vivendo in un periodo di revisionismo a senso unico che sposta l'obiettivo e determina  coscientemente una reale presa di coscienza dello stato di salute di una classe politica povera di valori e idee.

Ricordiamoci l’ultima campagna elettorale incentrata all’insegna del dover arginare l’ascesa fascio – leghista per poi, qualche giorno dopo e assicurato lo scranno, tutto viene dimenticato.

Non è concepibile che si strumentalizzi una foto e si crei un costante terrorismo psicologico tra i cittadini e verso coloro che stanno lavorando per riportare al centro questioni centrali: lavoro, sanità, scuola, stato sociale, tutte questioni messe in soffitta da chi li avrebbe dovuto incentivare e farli diventare priorità irrinunciabili.

Una foto scattata in occasione di una manifestazione promossa da CGIL, CISL e UIL a difesa delle province, previste dalla Costituzione e cancellate con un decreto governativo, alla quale parteciparono in forma anonima anche pochi esponenti e rappresentanti del PD.

Quella di Emiliano invece è la partecipazione di un convegno su Almirante che ha un sapore di restaurazione per far credere che tutto quello che è avvenuto, ormai possiamo dimenticarlo.

Non vi è traccia storica con la quale il camerata Almirante si sia mai dissociato dalle proprie idee fasciste, anzi le ha usate stando seduto comodamente in Parlamento per molti anni.

Quindi è anacronistico e senza senso logico asserire che il passato è una pagina buia e brutale del novecento e bisogna passare oltre, senza una vera ricostruzione e ricordo di ciò che fu la dittatura fascista.

La memoria e la storia devono essere universali e unilaterali, devono raccontare le verità e i fatti per come sono successi senza creare distorsioni o letture diverse, per questo è doveroso affermare, senza smentita alcuna, che l'Italia in quel ventennio ha subito un crollo di credibilità e condiviso politiche suicide e aberranti perché questa era, è e rimane una verità incontrovertibile.

Un museo della memoria vero e coerente potrebbe essere un passo, verso una certezza delle colpe vere o presunte.

Antifascisti lo si è per dato di fatto e non è certo un Convegno che possa determinare chi è stato costretto ad agire consapevolmente per mantenere il potere e chi agiva e lottava  per la democrazia.

Emiliano sostiene che non saranno quattro ragazzi a minare la propria idea antifascista, ma forse poteva pensare che un ideale e un valore costituzionale avrebbero avuto bisogno di un passaggio necessario tra chi ha costruito una Repubblica e chi la ostacolava anche sedendo in Parlamento, appoggiando trame oscure e stragi di Stato.

Questo è il modo di fare politica che, passata la paura della perdita di posizioni, continua a alimentare il revisionismo, passando sui morti per la libertà e razzolando nel peggio della non cultura contemporanea".