Operazione 'Amici Miei', riconoscimento dopo oltre 10 anni di ingiusta detenzione
L’avvocato Riccardo Lottini, legale di Massimiliano Palazzesi, ingiustamente detenuto nell’agosto del 2009, rende nota l’ordinanza della Corte di Appello di Firenze dello scorso primo marzo, con la quale ha riconosciuto che la detenzione subita nell’ambito del procedimento penale definito "Amici Miei", era ingiusta, condannando lo Stato italiano a risarcirlo per la ingiustificata privazione di libertà.
Grosseto: “Scrivo per conto del Sig. Massimiliano Palazzesi che ci tiene a rendere noto che lo scorso 1° marzo 2021, la Seconda sezione penale della Corte di Appello di Firenze, presieduta dal Cons. Maria Teresa Scinicariello, ha pronunciato un’ordinanza con cui ha riconosciuto che la detenzione subita dal Sig. Massimilano Palazzesi il 6 agosto 2009, nell’ambito del procedimento penale definito Amici Miei, era ingiusta, condannando lo Stato italiano a risarcirlo per la ingiustificata privazione di libertà.
Preme brevemente ricordare la storia. Nell’agosto 2009, il Gip del Tribunale di Grosseto, su richiesta della Procura della Repubblica, aveva emanato un’ordinanza con cui applicava una serie di misure cautelari ipotizzando corruzioni varie e il reato di associazione per delinquere finalizzato alla commissione di reati di falso, corruzione, truffa e turbativa di asta a carico di diverse persone.
Nello specifico, Palazzesi aveva subito la custodia cautelare in carcere per il reato di corruzione in quanto la Procura ipotizzava che in cambio di lavori effettuati presso l’abitazione del sindaco del Comune di Campagnatico, in qualità di titolare della impresa edile Perna s.r.l., avesse ottenuto in via preferenziale affidamenti di lavori pubblici in violazione della normativa sugli appalti.
Il Gip di Grosseto, nel provvedimento applicativo della custodia cautelare, aveva anche vietato al Palazzesi di poter interloquire, prima dell’interrogatorio di garanzia, che si sarebbe svolto cinque giorni dopo, con i propri difensori.
Il Palazzesi era stato dunque alcuni giorni in carcere, in isolamento, rinchiuso in una stanzetta di pochi metri quadrati, senza la possibilità di leggere un libro o un quotidiano per passare il tempo, e nemmeno di avere un contatto con il legale che in caso di carcerazione è spesso l’unico conforto per il detenuto.
L’11 agosto, ben cinque giorni dopo, ha avuto l’interrogatorio di garanzia in cui ha esposto la propria versione al Giudice che due giorni dopo (il 13 agosto) lo ha messo agli arresti domiciliari che sono durati fino al 14 settembre quando il Tribunale della Libertà gli ha applicato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Palazzesi non ha mai avuto grazia, come sarebbe stato suo diritto, di subire un processo che accertasse compiutamente la vicenda, consentendo allo stesso di poter introdurre tutte le prove a suo discarico.
In modo un po’ inusuale, infatti, la sua posizione è stata stralciata rispetto a quella del sindaco di Campagnatico, Elismo Pesucci, che invece è stato tratto a giudizio, ma assolto dal Tribunale di Grosseto, su richiesta conforme del Sostituto Processuale Arianna Ciavattini, che nel frattempo aveva sostituito il collega Stefano Pizza, titolare delle indagini e colui che aveva chiesto la carcerazione preventiva, che si era trasferito a Roma.
La Procura di Grosseto, per il Palazzesi, aveva trattenuto il fascicolo nei propri uffici, chiedendo poi l’archiviazione perché il reato, per il decorso del tempo, si era prescritto.
Palazzesi ha fatto l’unica cosa che poteva fare, non potendo egli stesso chiedere il processo (posto che l’impulso per Legge spetta alla Pubblica accusa) ha dichiarato di voler rinunciare alla prescrizione (per farlo è dovuto ricorrere in Cassazione) e dunque la sua posizione è stata rivalutata e chiusa nel merito.
La Procura non ha ritenuto di attivare il processo, ma ha presentato una seconda richiesta di archiviazione, in questo caso, “perché gli elementi non erano in grado di poter sostenere un’accusa in giudizio”.
Il Gip ha accolto la richiesta di archiviazione ed il procedimento a carico del Palazzesi è così terminato con un nulla di fatto. Attivata la procedura per la riparazione per l’ingiusta detenzione, il 17 dicembre scorso si è svolta l’udienza davanti alla Seconda sezione della Corte di Appello.
La Procura generale aveva caldeggiato l’accoglimento dell’istanza, essendo evidente l’ingiustizia della detenzione, mentre l’Avvocatura di Stato, che rappresentava il Ministero dell’Economia (che materialmente dovrà pagare il risarcimento dei danni) aveva chiesto il rigetto, evidenziando la negligenza in cui sarebbe incorso il Palazzesi che, pur essendo titolare di affidamento di lavori pubblici, non si era astenuto dall’intrattenere rapporti economici con il vertice dell’Amministrazione comunale.
La Corte di Appello ha dato ragione al Palazzesi mettendo in evidenza l’assoluta correttezza del suo comportamento, posto che il medesimo, a fronte dei lavori effettuati al Sindaco, aveva emesso regolare fattura e contabilizzato in bilancio il credito.
Quindi – secondo il giudice fiorentino – il credito vantato nei confronti del sindaco risultava da documentazione societaria facilmente accessibile «difficilmente compatibile con un occulto accordo corruttivo», tale dunque da impedire «di poter ravvisare grave leggerezza o macroscopica trascuratezza» nel comportamento del Palazzesi.
Nel procedimento per corruzione il Palazzesi è stato difeso dagli Avv.ti Luciano Giorgi e Carlo Valle. Nel procedimento per ingiusta detenzione dagli Avv.ti Riccardo Lottini, Camilla Toninelli e Luca di Paola ”.
Avv. Riccardo Lottini