‘Oggi parliamo di...’: intelligenza in discesa, effetto Flynn, capovolto
Rubrica settimanale di approfondimento culturale, storico, educazione civica, scuola e attualità. di Simonetta Baccetti
Con l’articolo di oggi vorrei stimolare nel lettore alcune riflessioni sull’argomento: intelligenza in discesa, effetto Flynn, capovolto.
Quando si parla di “effetto Flynn” si fa riferimento all'aumento del quoziente intellettivo medio della popolazione negli anni. Prende il nome da uno scienziato neozelandese, che ha lavorato su questo interessante studio, tanto che lo scienziato aveva messo a confronto i “risultati di test d'intelligenza effettuati su alcuni bambini nel 1947 e nel 1972. Nei 25 anni trascorsi, il Qi dei ragazzi era aumentato di 8 punti.”
Nel 2004, sulla base di ricerche l'Università di Oslo rileva che tra il 1970 e il 1993 l'effetto Flynn era diminuito, fino ad arrivare a dati concreti che dimostravano come il trend si era rovesciato, e che con il passare del tempo il QI diminuisce, portando l’intelligenza in discesa. Christophe Clavé, politologo, in un suo articolo ci dice come “Il QI medio della popolazione mondiale, che dal dopoguerra in poi era sempre aumentato, nell’ultimo ventennio è invece in diminuzione… È l’inversione dell’effetto Flynn. Sembra che il livello d’intelligenza misurato dai test diminuisca nei paesi più sviluppati.”
Ma quali sono le cause di questo fenomeno? Da studi in merito un primo elemento è derivato dall’impoverimento del linguaggio, dove la diminuzione della conoscenza lessicale e la riduzione del vocabolario utilizzato non permettono più come prima, di elaborare un pensiero complesso. Studi hanno dimostrato che la violenza nella sfera pubblica e privata derivi in parte dall’incapacità di riuscire a descrivere le proprie emozioni con parole edeguate.
La deduzione è logica, più povero è il linguaggio, più il pensiero tende a scomparire. Si evidenziano criticità, anche riguardo la temporalità, altro elemento importane, che si concretizza nella successione di elementi per distingue tra ciò che è stato, che è e ciò che potrebbe essere, ed ha un valore assoluto nella composizione del pensiero. Oggi anche a scuola si evidenzia maggior attenzione all’utilizzo di testi brevi, con il risultato di una minore concentrazione.
Cosa dobbiamo fare allora? Iniziare dalle piccole cose, attenzioni, la famiglia che è la prima agenzia educativa, la scuola che ha in mano la formazione futura dei nostri ragazzi, devono investire nella lettura, nel parlare, nello scrivere, sin da piccoli investire nella manualità.
Alessia Casanovi, maestra nella scuola dell’infanzia, spiega l’importanza della manipolazione, fin da piccoli, e quanto sia importante come attività, non date ai vostri figli un cellulare in mano. “Nei miei 20 anni e più di insegnamento nella scuola dell'infanzia, ho potuto constatare la grande importanza della manipolazione svolta attraverso il gioco, attraverso strumenti semplicissimi come il pongo, le comunissime forbici o con l'uso delle sole manine, per strappare la carta. Questi semplici esercizi aiutano notevolmente la capacità motoria di gestire gli oggetti da utilizzare, sviluppano consapevolezza e sicurezza. I bambini già in piccola età, sono esposti a troppa digitalizzazione, che annienta lo sviluppo di funzioni importanti. Un consiglio da insegnante, lo voglio dare: investite nel tempo da passare con i vostri figli con attività di “manipolazione” che è l'attività leader in questo grado scolastico, per sviluppare, creazione, consapevolezza, capacità e ragionamento, tutto quanto di più sano vi è per lo sviluppo dell’intelligenza".
Ringraziando la maestra Alessia Casanovi per il suo intervento voglio concludere questo articolo, sperando di aver stimolato alcune riflessioni sul tema, (consapevole che molto altro ci sarebbe da dire e da approfondire,) asserendo che il vero cambiamento è nelle nostre mani, nelle nostre azioni, noi siamo gli artefici del nostro futuro, e come disse Napoleone Bonaparte: “l’intelligenza non si misura dai piedi alla testa, ma dalla testa al cielo!”