Nel santuario Bagno Grande riemerge il più grande deposito di statue in bronzo
"50 anni dopo i bronzi di Riace"
San Casciano dei Bagni: La conclusione della sesta campagna di scavi al Santuario Ritrovato del Bagno Grande a San Casciano dei Bagni (SI) ha permesso il rinvenimento del più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica uno dei più significa vi di tuto il Mediterraneo. Lo scavo è condotto dal Comune di San Casciano dei Bagni su concessione della Direzione Archeologia, Belle Ar e Paesaggio per le province del Ministero della Cultura. Si tratta di oltre venti statue (realizzate in par anatomiche e al vero o secondo i canoni della cosidetta mensura honorata, cioè alte tre piedi romani… l’equivalente di circa un metro) che raffigurano le divinità venerate nel luogo sacro assieme agli antichi dedican.
L’eccezionale stato di conservazione all’interno dell’acqua calda della sorgente ha permesso anche di preservare meravigliose iscrizioni in etrusco e la!no che furono incise sulle statue prima della loro realizzazione. La gran parte di ques capolavori dell’antichità si data tra il II e il I secolo a.C. Si tratta di un periodo storico di grandi trasformazioni nella Toscana an ca, nel passaggio tra Etruschi e Romani. In quest’epoca di grandi conflitto tra Roma e le città etrusche, ma anche all’interno del tessuto sociale di Roma, nel santuario del Bagno Grande nobili famiglie etrusche e romane dedicarono assieme le statue all’acqua sacra. Un contesto mul!culturale e plurilinguis!co assolutamente unico, di pace, circondato da instabilità poltica e guerra. Dalle iscrizioni sappiamo che i dedican giunsero da tutto il territorio di Chiusi e Perugia con mol nomi che ricorrono nel territorio di Siena. Si trattava dunque di un santuario di valenza interregionale. Le statue dovevano essere posizionate sul bordo esterno della grande vasca sacra e ancorate sugli elegan blocchi in travertino. A più riprese - sicuramente nel corso del I secolo d.C. - le statue furono staccate dal bordo della vasca e depositate sul fondo. Dunque non si tra+a di uno scarico di materiale sacro nell’acqua calda, ma pittosto di una deposizione rituale, mediata con la divinità. Gli a6 vo vi proseguirono poi fino al IV secolo d.C. con la deposizione di quasi seimila monete (in argento, bronzo e oro). Solo agli inizi del V secolo d.C. il santuario venne smantellato e chiuso.
Il grande tesoro sacro nella vasca fu coperto da grandi tegole e al di sopra vennero calate le colonne del por co sacro a suggellare la chiusura defini va del luogo di culto. Lo scavo è coordinato dal prof. Jacopo Tabolli dell’Università per Stranieri di Siena e diretto sul campo dal do+. Emanuele Mario0 per conto del Comune di San Casciano dei Bagni; la tutela è diretta dalla dr.ssa Ada Salvi della Soprintendenza di Siena Grosseto e Arezzo. La campagna di scavo è stata integralmente finanziata dal Comune di San Casciano dei Bagni e si avvale anche del contributo di società e fondazioni internazionali (Ergon, Heureka Ambiente, Vaseppi Trust, Fondazione Friends of Florence, Max Ulfane). La conservazione e il restauro sono condotte dalla dr.ssa Wilma Basilissi dellistitutoCentrale del Restauro in collaborazione con la dr.ssa Simona Pozzi della Soprintendenza Archeologia, Belle Ar e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo.
Il Nucleo Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale di Firenze ha inoltre coadiuvato la direzione scientifica dello scavo nelle operazioni di sicurezza del can ere di scavo e dei reper . La ditta Ecol-B è intervenuta nelle fasi più complesse dello scavo e per la messa in sicurezza del can ere, garantendo un apporto fondamentale per i primi restauri conserva vi alle strutture emerse dal fango. Più di sessanta studenti e studentesse provenienti da undici università nazionali e internazionali hanno partecipato alle 16 se6mane di scavo. La loro presenza non solo ha cos tuito un’occasione eccezionale di confronto tra tradizioni diverse di scavo archeologico, ma anche rivitalizzato il borgo medievale di San Casciano dei Bagni in una prospe6va plurilinguis ca e mul culturale che è lo specchio della vita attorno all’antico santuario e alle sue statue. 50 anni dopo la scoperta nel 1972 dei celebri “bronzi di Riace” si riscrive a San Casciano dei Bagni la storia dell’antica toreu!ca (statuaria in bronzo) di età etrusca e romana. Le dichiarazioni dei protagonisti La Sindaca Agnese Carle0 ha dichiarato: “Il sogno di ritrovare le an che terme lega l’a6vità poli co-amministra va degli ul mi quindici anni e questa nuova grande scoperta ripaga in tutto e per tutto la nostra perseveranza. Ma soprattutto offre a San Casciano un’opportunità che non è solo culturale e turistica, ma è una vera e propria occasione di rinascita. Il museo che nascerà e che ospiterà le eccezionali statue, insieme al futuro parco archeologico che vogliamo realizzare, potranno essere per noi un vero e proprio motore di sviluppo che andrà ad aggiungersi alla già entusiasmante presenza dei giovani archeologi provenien da tu+o il mondo che ripopolano il paese ormai per mol mesi all’anno. Sono certa che i nostri piccoli borghi per essere “salva ”, al di là della discutibile retorica che si fa ormai su questo tema, abbiano bisogno di progettualità serie e strutturali come questa: proge6 che hanno la forza di rendere le comunità più consapevoli della propria storia, che le rendono partecipi e che, consegnando loro un valore aggiunto ines mabile da studiare e far conoscere, creano contaminazione culturale e un indotto economico. E soprattutto progettualità sulle quali Istituzioni diverse convergono e investono. San Casciano sarà in grado di affrontare questa sfida al meglio e intanto siamo orgogliosi di poter far conoscere al mondo un pezzo di storia fino ad oggi sconosciuta” Il prof. Jacopo Tabolli, etruscologo dell’Università per Stranieri di Siena e direttore del progetto scientifico ha dichiarato:
“Con la conclusione di questa campagna di scavi L’Università per Stranieri di Siena conferma la vocazione per lo studio del mul culturalismo e plurilinguismo nell’antichità. Il santuario con le sue statue appare un laboratorio della diversità culturale, testimonianza unica della mobilità an ca etrusca e romana. Rispetto alle note scoperte di an che statue in leghe di bronzo - pensiamo ad esempio al celebre Arringatore scoperto a Perugia e esposto al Museo Archeologico Nazionale di Firenze - quanto riemerso dal fango a San Casciano dei Bagni è un’occasione unica di riscrivere la storia dell’arte an ca e con essa la storia del passaggio tra Etruschi e Romani in Toscana. La circostanza che delle statue non conosciamo solo la generica provenienza, ma tu+o il contesto ci perme+e di comprendere il valore rituale delle offerte, ma anche l’interazione con il resto del deposito. La geochimica dell’acqua che ha conservato in modo così eccezionale i capolavori toreu ci è essa stessa oggetto della nostra ricerca, perché è proprio la centralità dell’acqua ad aver condizionato l’antica scelta di questo luogo sacro. La sorgente di cui ora conosciamo anche il nome in etrusco grazie alle iscrizioni è la vera protagonista del rito e del culto. Il team di oltre sessanta studiosi e studiose che ho il piacere di coordinare lavorerà nei prossimi mesi per comprendere la natura dell’antico luogo sacro, i tempi e lo spazio della formazione del deposito, e inves gheremo tu6 i processi produ6vi dei capolavori toreu ci a par re dalle materie prime impiegate dai maestri dell’antichità che plasmarono le statue”.
Il Soprintendente Gabriele Nanneo, della Soprintendenza Archeologia, Belle Ar e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo ha dichiarato: “ Le scoperte di Bagno Grande costuiscono un'eccellenza straordinaria nel pur ricchissimo patrimonio archeologico sul quale la Soprintendenza è chiamata ad esercitare le funzioni di tutela, confermando ancora una volta che il settore dell'archeologia può sorprenderci in ogni momento con nuove e straordinarie scoperte e possibilità di ricerca. A Bagno Grande il tema della tutela è di preminente interesse pubblico, sia per la prosecuzione dello scavo sia per la conduzione del restauro delle strutture e dei materiali mobili, e racchiude una serie di interroga vi storici, tecnici e scientifici cui l'o6ma equipe formatasi attorno al progetto potrà dare le adeguate risposte. La Soprintendenza, nell'ambito delle proprie competenze, sta investendo energie e risorse non solo per assicurare la tutela ma anche per favorire la prosecuzione e il completamento delle ricerche, indispensabile premessa per la futura valorizzazione del sito e degli eccezionali reper emersi dal fango ”. La do+.ssa Ada Salvi, funzionaria archeologa della Soprintendenza Archeologia, Belle Ar e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo ha dichiarato: “ Le scoperte di Bagno Grande rappresentano una sorprendente novità so+o molteplici aspe6 e proprio la pluralità delle informazioni che ci stanno giungendo dallo scavo e dallo studio dei reper ha dato impulso a un modello di collaborazione tra Direzione Scien fica dello scavo, Concessionario e Soprintendenza, che vede ciascun a+ore coinvolto per le proprie competenze ed esperienze, e che cos tuisce per tu6 noi un ines mabile momento di arricchimento professionale, culturale e umano, oltre che un importante rafforzamento all'azione di tutela del sito. L'eccezionalità dei grandi reper bronzei e delle loro condizioni di giacitura ha reso necessario a6vare operazioni di restauro straordinario, portate avan in collaborazione con L'Is tuto Centrale per il Restauro di Roma, mentre è stato finanziato il restauro delle prime 2500 monete e dei bronze6 rinvenu nella campagna del 2021 che sarà seguito a breve da quello dei reper messi in luce nella campagna appena conclusasi. Proprio nell'o6ca di collaborazione e scambio con altri Is tu la Soprintendenza ha formalizzato inoltre un accordo con una équipe di numisma ci dire+a dal prof. Giacomo Pardini dell'Università di Salerno, inserita nel più ampio proge+o “Coin Finds Hub” del Ministero della Cultura per lo studio dei reper monetali. Per il futuro si aprono nuove sfide che dovranno tener conto non solo della grande vasca sacra, ma anche delle stru+ure di epoche più recen che si sono stra ficate a+orno alla sorgente termale di Bagno Grande, che ne raccontano la storia fino al periodo rinascimentale e moderno e per le quali si dovranno trovare nuove risorse e adeguate soluzioni tecniche, a+raverso la proge+azione di un grande intervento complessivo che perme+a la prosecuzione dello scavo e al tempo stesso la tutela, la conoscenza e la valorizzazione del sito”. Il dire+ore di scavo Emanuele Mario0 ha dichiarato: “La campagna di scavo che ho avuto l’onore e il piacere di dirigere sul campo per 14 se6mane tra giugno e o+obre, ha o+enuto risulta stupefacen e in parte inaspe+a . Sebbene già lo scavo del 2021 avesse messo in luce una parte significa va della grande vasca sacra, del suo deposito vo vo e delle archite+ure che la contornavano, i ritrovamen e la monumentalità esibita del sito hanno superato le nostre aspe+a ve. Bisogna notare come l’eccezionalità del contesto non derivi solo dalle stra grafie fangose ma inta+e all’interno della vasca, così ricche di tesori d’arte e numisma ci, ma anche dall’archite+ura con cui fu concepito, in epoca primo-imperiale, il cuore del santuario, des nato a raccogliere le poten acque calde della sorgente, oggi del Bagno Grande. La complessità dell'edificio si esprime nel monumentale por co che circondava la vasca (almeno sei grande colonne di ordine tuscanico), nel suo svilupparsi verso la sorgente su livelli diversi, e nel possente arco centrale, in grandi blocchi di traver no come il resto della stru+ura, des nato a rafforzare i la della vasca e a sorreggere un piano superiore del monumento. Non solo. Lo scavo, ar colato in vari se+ori all’interno e all’esterno dell’edificio sacro, ha res tuito informazioni sulla sua storia e sulla storia della sorgente dal periodo tardo etrusco fino al V secolo d.C. Tu+o questo è stato raggiunto a+raverso un grande sforzo di ges one dell’acqua, onnipresente e costante protagonista del sito, con ancora il suo flusso con nuo all’interno della vasca etrusco-romana. Un vera sfida alla capacità degli archeologi di lavorare in condizioni estreme. Il lavoro ha visto la presenza di oltre 40 tra studentesse e studen , provenien dall’Italia, da vari paesi europei e dagli Sta Uni , oltre a specializzandi e do+orandi. A loro sopra+u+o si deve l’eccezionale esito di questa campagna”