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In ricordo di Nello Bracalari
Grosseto: Nello Bracalari (classe 1928) rappresenta per i grossetani la memoria della Resistenza. Staffetta partigiana a soli 15 anni - si legge nella nota dell'ISGREC Grosseto -, il gavorranese Nello ricordava sempre che a suscitare in lui e in altri giovani le prime riflessioni che precedettero quella scelta furono le occasioni d’incontro familiari come il Primo maggio o la trebbiatura, quando qualche parente più anziano di nascosto intonava canti come “L’Internazionale”. Il padre, Amedeo, era stato un socialista, che aveva rinunciato a lavorare nelle Ferrovie per non doversi iscrivere al partito fascista; era tornato a fare il mezzadro in un podere vicino a Caldana e la famiglia viveva in difficili condizioni economiche tanto che Nello aveva dovuto lasciare la scuola a dieci anni per aiutare nei campi. Quando il fratello Nivo, che era stato militare sul fronte greco-albanese, riuscì a tornare a casa dopo l’8 settembre, dovette decidere se rispondere al Bando Graziani nel novembre 1943 (che obbligava gli sbandati ad arruolarsi nella RSI): andò alla macchia col parere favorevole dei familiari e fu Nello da quel momento a occuparsi di portargli da mangiare.
I giovani alla macchia nella zona aumentarono rapidamente fra il 1943 e il 1944, a coordinarli Belli Benvenuto, capomacchia appartenente al Pci clandestino che riceveva istruzioni dagli uomini della nascente Resistenza grossetana: diceva che quando si fossero organizzati attraverso la presenza di un radiotelegrafista, allora ci sarebbero stati dei lanci; in attesa c’erano il gruppo delle Lame e un altro gruppo che s’era insediato nella Folloncina, oltre alla banda di Tirli che era comandata da Thomm. Nello lì era il più giovane, addetto “alle comunicazioni”, che doveva avvisare che stessero svegli e all’erta quando i tedeschi si avvicinavano alla zona. Alla fine della guerra però né lui né il fratello chiesero il riconoscimento dell’attività partigiana, considerando con modestia il loro contributo.
La memoria storica conservata da Nello travalica però l’esperienza partigiana in sé. Con lucidità ha trasmesso in molte interviste e interventi pubblici il suo sguardo di ragazzo sul fascismo e sulla guerra e ha anche riflettuto sulla storia del territorio maremmano nel dopoguerra, che lo ha visto protagonista e partecipe nell’attività politica e sindacale. Iscritto alla Fgc già dal 1945, il giovanissimo Nello si impegnò come responsabile comunista della zona del Bivio di Ravi e poi nel 1951 fu eletto nel consiglio comunale di Gavorrano. In seguito, assunto come operaio alla cava Bartolina, iniziò l’attività sindacale e partecipò alle lotte contro i licenziamenti nel 1951-’52, che erano finalizzati a buttare fuori i comunisti delle Commissioni interne. Militò nella segreteria del Sindacato provinciale Minatori per tutti gli anni ’50 e ’60, dal 1961 al 1969 fu anche Segretario provinciale. Dopo la tragedia di Ribolla del 1954, fu lui ad accompagnare Bianciardi e Cassola a molte delle interviste che confluirono nell’inchiesta de “I minatori di Maremma”. Si concentrò poi sull’attività nel Pci di Grosseto di cui fu Segretario comunale; nel 1970 fu eletto Consigliere comunale a Grosseto (poi capogruppo) e divenne membro della Segreteria provinciale del Partito. Membro del Direttivo della Rama, nel 1975 Assessore alla Polizia Urbana, alle Attività Produttive, Turismo, Commercio, nel 1980 Presidente dell’Associazione intercomunale dell’area centro grossetana, nel 1987 eletto nel Consiglio e anche nella Giunta esecutiva dell’Ente di sviluppo agricolo e forestale. Dopo la pensione fu a lungo nel Comitato di garanzia del Pci maremmano.
Sindacalista, uomo della politica e delle istituzioni, Nello non ha però mai messo in secondo piano il suo ruolo di testimone della lotta al nazifascismo, interpretandolo con la modestia e la semplicità che lo hanno sempre contraddistinto. Dal 2006 al 2012 fu Presidente dell’Anpi provinciale grossetana “Norma Parenti” e anche gli ultimi anni lo hanno visto impegnato nel testimoniare con lucidità la sua esperienza di staffetta partigiana. Sempre pronto a parlare con i giovani, di cui condivideva lo sguardo rivolto al futuro, ha avuto con l’Isgrec un rapporto speciale che ce lo fa oggi piangere come figura istituzionale ma anche come amico. Ognuno di noi ha ricevuto da lui un incoraggiamento, un affettuoso sostegno alle proprie ricerche, la disponibilità a raccontare e raccontare ancora per passare il testimone. La porta di casa sua era aperta ai giovani ricercatori, l’attenzione al lavoro che facevamo era sempre sincera. Da ultimo ci ha lasciato un piccolo dono, mettendoci in contatto con la famiglia di un partigiano grossetano che ha voluto affidare all’Isgrec il suo archivio. Per Nello quelle carte sarebbero state a casa all’Isgrec e così crediamo che sia stato sempre anche per lui.