Il sottosegretario Ostellari in visita al carcere di Arezzo
Il sottosegretario di Stato alla Giustizia con delega al trattamento dei detenuti, senatore Andrea Ostellari, ha visitato oggi la casa circondariale di Arezzo, insieme al prefetto Maddalena De Luca e all’onorevole Tiziana Nisini.
Arezzo: Presenti anche il presidente del tribunale di sorveglianza Marcello Bortolato, il provveditore regionale Pierpaolo D’Andria, il vicesindaco di Arezzo Lucia Tanti. Al termine del sopralluogo, Ostellari ha incontrato i rappresentanti del personale e della Polizia Penitenziaria che prestano servizio nell’Istituto, dando ampio spazio agli intervenuti per esprimere richieste e indicazioni.
“L’Istituto cittadino è ben amministrato e in buone condizioni - ha sottolineato Ostellari a margine della visita - Sconta delle criticità a livello trattamentale, dovute alla conformazione strutturale dell’edificio, che non consente di individuare immediatamente degli spazi per ulteriori attività formative e professionali. Una prima soluzione arriverà con il completamento dei lavori di ristrutturazione. Con il provveditore e il direttore potremmo eventualmente esplorare anche ulteriori opportunità, con il coinvolgimento di soggetti privati. Un esempio?
In prossimità del carcere c’è una caserma dismessa - ha spiegato Ostellari - Il lavoro in carcere non è un premio per i detenuti, ma la modalità più efficace per garantire che le pene siano eseguite in pieno, secondo i dettami della nostra costituzione, e per strappare dal circuito criminale chi ne faceva parte. Lo dicono i dati: quasi l’80% dei reclusi, dopo il fine pena, ritorna nelle nostre carceri, frustrando gli sforzi delle Forze dell’Ordine, della magistratura inquirente e requirente, della Polizia penitenziaria, degli operatori. Questa percentuale si riduce al 2% se si considerano i soli condannati che hanno svolto attività formative o professionalizzanti all’interno degli istituti. Ci tengo a ribadirlo: investire nel trattamento dei detenuti significa anzitutto investire nella sicurezza dei cittadini perbene - ha concluso il sottosegretario - In Italia il processo è pubblico e le sentenze sono emesse in nome del popolo: non si comprende perché l’esecuzione della pena, dal momento della condanna fino alla totale espiazione, venga considerata una questione privata tra condannato e Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, mentre può coinvolgere tutta la comunità, a partire dall’impresa”.