Il desiderio di continuare a vivere nel mito della Befana

Per noi nati negli Anta la Befana rimane un mito incrollabile... era lei che, quando poteva, ci portava ciò che avevamo invano desiderato per tutto l'anno e che ci permettevamo timidamente di descrivere in una letterina a lei destinata... la letterina alla Befana... quella che scrivevamo sui banchi delle elementari, sotto l'occhio vigile e premuroso della maestra o del maestro... "Cara Befana, so che hai tanti bambini da accontentare ma, Ti prego, cerca di portarmi un trenino della Rivarossi. Ti prometto che sarò buonissimo. La mamma ti ha preparato un tè con i biscotti. E c'è anche la biada per il somarello. Attaccata ai ferri della cucina economica troverai una calza. Ti prego, befanina... riempila di tante cose dolci... se puoi, non metterci il carbone, altrimenti le mie sorelline mi prenderanno in giro... grazie Befanina... buon viaggio..." 

Noi scrivevamo questi messaggi su bigliettini intarsiati di brillantini colorati, spesso incorniciati da immagini sacre che poco o nulla avevano a che fare con un personaggio laico come la Befana. Li introducevamo nell'apposita busta, sulla quale diligentemente scrivevamo il nome della cara destinataria. Quello era un rito cui non avremmo mai rinunciato, forse neppure una volta divenuti adulti. Chi di noi non ha avuto uno scatto d'ira se non addirittura una crisi di pianto quando qualcuno, generalmente un compagno di giochi o di scuola smaliziato e crudele, non ci ha rivelato che la Befana non esiste e che i regali li fanno i genitori ? 

Avremmo tutti desiderato continuare a vivere nel mito della Befana, poter continuare a scrivere letterine, a preparate te e biscotti, e biada per il somarello. Perchè non esiste un vivere più appagante di quello dell'immaginarsi la felicità, specie quando gli incontri ravvicinati concreti e reali con l'infelicità diventano ogni giorno sempre più frequenti e scoraggianti. Per questo credo di interpretare il pensiero di tutti o quasi tutti i miei coetanei nel rivolgere un pensiero alla mitica vecchietta del sei gennaio e nell'augurarmi che si continui in eterno a celebrarne il suo mito millennario.